la Repubblica, 25 marzo 2022
La parola «diktat»
In italiano viene da pronunciarla con l’accento sulla I ma in tedesco la parola “Diktat” ha l’accento sulla A, come del resto il “dettato” che ne è la perfetta traduzione italiana. Che sia l’avventore di un ristorante che “ordina” piatti al cameriere (il quale ne prende la “comanda”) o un despota (“dittatore”) che trasmette i suoi voleri e li “prescrive”, il rapporto di forza si rappresenta spesso nella forma del dettato: parole dette a voce vengono messe per iscritto da qualcun altro e da quel momento si dice che “fanno testo”.
“Le vostre penne / di retro al dittator sen vanno strette”: nel Purgatorio Bonagiunta Orbicciani non sta accusando gli stilnovisti di servilismo verso il potere ma li elogia, in quanto unici poeti capaci di seguire fedelmente i dettami di Amore.
In una guerra, quel che vince chi la vince è la possibilità di dettare le condizioni per la pace, perché se è giusto affermare che parlare è agire, non bisogna omettere che per agire occorre avere la forza necessaria ed essere a un sufficiente livello gerarchico. Le parole sono importanti, ma per prescriverle agli altri occorre esserne diventati dittatori.