il Fatto Quotidiano, 25 marzo 2022
Lina Sastri non è rifatta. Intervista
Lina Sastri, perché La ballata dei gusci infranti, dal 31 marzo in sala?
Curiosità. Per una giovane produzione, per una giovane regista, Federica Biondi. E poi non sono per l’ennesima volta una nonna o una zia. Sa, sono rimasta tra le pochissime della mia generazione a non essersi sottoposta a manipolazione chirurgica, per cui mi chiamano per fare la nonna. Come l’Italia della serie Christian.
Lei attrice, Giorgio Colangeli drammaturgo: una coppia solida squassata dal terremoto del 2016.
Direi di più, incarniamo un egoismo di coppia. La mia Alba il figlio non lo considera, è dura: se ne va tra le macerie col costume teatrale, il terremoto non la cambia né la consola.
Qual è la sua esperienza sismica?
L’Irpinia. Dovevo prendere un aereo per andare a Milano dal mio fidanzato, non partii, ma trovai un cagnino che poi ribattezzai “Sisma”. Tornata a casa, fui sorpresa dal terremoto sulle scale con mia madre. Vivemmo per strada per 3-4 giorni, attaccati alle cose primarie: la salute dei cari, dormire e mangiare. Infine andai a Milano, e come deve succedere oggi a chi scappa dall’Ucraina non mi capacitai che a un’ora di volo appena ci fosse la normalità. Per me era stata questione di vita o di morte, il mio fidanzato mi parlava di Shakespeare: lo lasciai.
La ballata dei gusci infranti inquadra senso d’appartenenza e fragilità della vita: il suo guscio?
Il teatro. Da casa me ne sono andata a 17 anni, avevo una famiglia difficile. Ma mia madre Ninetta, che cantava con voce bellissima e a cui dopo il libro ora vorrei dedicare un film, e mio fratello, che è morto di Covid, rimangono due punti fermi. Affetti. Il resto è solo teatro: compagnia, camerino, palcoscenico, il luogo della libertà.
Ora è al Parioli con Eduardo mio: lei lo conosceva bene.
Quel mio non è possesso, ma punto di vista.
Che cosa non abbiamo capito di De Filippo?
La fatica. Quanta ne ha fatta. Riecheggia nel discorso a Taormina, nelle “quaranta commedie che non mi hanno permesso di essere padre”. Il figlio Luca se n’è andato troppo presto, Eduardo è stato riconosciuto troppo tardi.
Accanto al drammaturgo, la protagonista è Napoli: che cos’è per lei?
Mia madre. La sua lingua gentile, morbida, così diversa da quella delle serie odierne. Una città che è acquerello di colori, odori, sapori. L’acqua di fiori d’arancio a Pasqua, Pino Daniele. E poi i bambini, che non giocano solo alla Playstation, i venditori, le voci ti entrano in casa. Roma è ferma, Napoli si muove, con le pizze in mano.
Eppure, dai campi di calcio ai social, Napoli è spesso bersaglio di razzismo…
Non mi fermerei al calcio, sugli spalti c’è una popolazione particolare. Conoscevo Maradona, ho festeggiato lo scudetto e chi si dimentica lo striscione “Giulietta è ’na zoccola”?
Ha esordito al cinema nel 1977, Il prefetto di ferro di Pasquale Squitieri.
Ci siamo voluti molto bene. Colto, intelligente, libero: Pasquale si esponeva, non gliel’hanno perdonato.
Due David come protagonista, Mi manda Picone (Loy) e Segreti segreti(Bertolucci), un terzo da non protagonista, L’inchiesta (Damiani): il più bello?
Non c’è il più bello, c’è il primo. Mi sentii come Cenerentola, affatata: il tappeto rosso, gli abiti, le foto. E qualcosa non è cambiato: sono sempre una dodicenne, come si fa a vivere non lo so ancora. È un dono di Dio.
È stata diretta da Nanni Moretti solo una volta: Ecce bombo (1987). E poi?
Nanni non è facilissimo, e nemmeno io. Dovevo farci un altro film, e niente, ci rimasi male. È venuto anche a teatro, meravigliandosi di come fossi sul palco. Anche per l’ultimo film alla fine non mi ha preso. Abbiamo una storia incompiuta.
Stranieri: Turturro, Passione, e Allen, To Rome with Love. Giudizio?
Turturro mi ha tagliato le canzoni, non si fa. Ma ricordo lo schiaffo che diedi al mio partner Massimo Ranieri a letto con un’altra: non era scritto! To Rome with Love non è l’Allen migliore, il problema è che gli stranieri si affidano, si fanno guidare, ma funziona come al museo: meglio se lo vedi con gli occhi tuoi.
E Ballando con le stelle ?
Non solo danzando, devi dare spettacolo di te, e io il personaggio non lo so fare. Avrò deluso loro, deluso me stessa, ma alla tv risponderei come Eduardo: “Le passo il frigorifero”.
Lina Sastri, è credente?
Dice la Maria Maddalena della Yourcenar, “non sapevo che Dio è l’ultima risorsa dei solitari”. Per me è anche la risposta a chi non s’accontenta. Da piccola volevo fare la suora, mia madre si mise a ridere, ma l’assoluto è rimasta una vocazione: oggi Dio è il mio teatro.