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 2022  marzo 24 Giovedì calendario

La prima serata di una tv russa

«Buonasera a tutti, finalmente l’aria è più pulita... non trovate che si respira meglio da quando Chubais se n’è andato?» Fare una cronaca in parziale differita, due ore di fuso orario, della striscia serale di Vladimir Solovyov, è come applicare il principio di azione e reazione alle questioni che interessano il Cremlino. A giudicare dal discorso introduttivo fatto dal presentatore più famoso di Russia, uomo di fiducia di Vladimir Putin e oligarca a sua volta, con villa di proprietà sul lago di Como sotto sequestro, la fuga del rappresentante speciale del presidente presso gli organismi internazionali non è stata accolta molto bene.
«Se vuoi sapere cosa pensa davvero la Russia, segui Solovyov». Cinque anni fa, era stato questo il lancio del suo programma quotidiano in onda su Rossya 1, che forse non a caso dallo scorso 20 marzo è stato anticipato di due ore, non più alle 22.30, ma subito dopo la fine del telegiornale. Speriamo che non sia davvero uno slogan da prendere alla lettera. Perché Solovyov non vorrebbe mai fare prigionieri, in senso letterale. Domenica scorsa, durante la puntata speciale in onda ogni fine settimana, nel suo studio è cominciato un dibattito dai contenuti poco rassicuranti.
Sotto lo sguardo compiaciuto del padrone di casa, il politologo Serghey Mikheyev ha immaginato quale potrebbe essere la reazione russa a una missione Nato di peacekeeping in Ucraina. «L’Europa deve sapere che la nostra unica reazione sarebbe la guerra nucleare». Giusto, ha commentato Solovyov, anche la Francia lo ha capito. Mikheyev non aveva certo bisogno di incoraggiamento, e infatti ha proseguito esaminando quali sarebbero le possibili conseguenze di questa azione. «I polacchi devono sapere che in trenta secondi appena non resterebbe più niente di Varsavia», e così gli estoni, e i popoli del Baltico.
«Se una colomba volasse nello studio di Rossya 1» era scritto poche domeniche fa sul cartello di un manifestante a Mosca, «cadrebbe stecchita». Nel caso specifico, c’è del vero. Solovyov e il concetto di pace non sono mai andati d’accordo. Quando ancora i carri armati russi dovevano entrare nel Donbass, lui già guardava oltre. «Se qualcuno pensa che ci fermeremo con l’Ucraina, sbaglia» aveva detto durante la puntata dello scorso 22 febbraio. «Questo sarà solo un passaggio intermedio della messa in sicurezza del mondo russo».
Non si tratta di corretta informazione o di notizie a senso unico, quella è un’altra storia. I volti noti della televisione russa esercitano una funzione diversa. Loro soffiano sul fuoco del nazionalismo. Come fa ogni pomeriggio il sessantasettenne Dmitrij Kiselyov, direttore dell’Agenzia Rossiya Segodnya (Russia Oggi) proprietaria del sito Sputnik e delle rete Russia Today, entrambe sanzionate dalla Commissione europea, che all’inizio del nuovo secolo lavorò anche in Ucraina nella rete di proprietà dell’oligarca Victor Pinchuk e divenne sponsor mediatico della candidatura del filorusso Viktor Yanukovich alla presidenza durante la Rivoluzione arancione. Il suo programma d’approndimento viene declinato con toni calmi, ma l’argomento è sempre il solito. Come sarebbe bello se la Russia tornasse ai confini di prima della maledetta rivoluzione del 1917.
Esiste una strategia, dietro questo continuo richiamo alla grandezza perduta della Russia che Putin starebbe cercando di ritrovare, dietro al «morte ai nostri nemici» gridato in diretta da Solovyov e da altri personaggi popolari. Olga Skabeyeva, la «bambola di ferro» che deve il soprannome alla durezza delle sue prese di posizione contro i contestatori di Putin, ha dedicato una intera puntata del suo programma alla possibile conquista dell’Europa da parte della Russia, con tanto di esperto militare che muoveva i carri armati sulla cartina geografica.
Anton Shirikov, studioso dei media del suo Paese d’origine, ha scritto sul Washington Post che in realtà questa propaganda è fatta molto bene perché si rivolge agli utenti della Russia profonda, rinforzando al tempo stesso le loro antiche convinzioni e il loro sentimento di nostalgia.
Quanto ai giovani, ieri prima del telegiornale è andato in onda un breve cartone animato. Nel corridoio di una scuola, due amici vestiti uno con i colori della Russia e l’altro con quelli dell’Ucraina, vengono separati e allontanati in malo modo da alcuni bulli più grandi di loro, che indossano maglioni a strisce rosse e bianche, come quelle della bandiera americana.