Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 24 Giovedì calendario

Di culone e di piselli

Quanto conta il corpo, e soprattutto quando conta? Nell’occidente annoiato abbiamo in anni recenti cominciato a cercare alternative alle spiegazioni più ovvie, e quindi a dire che ognuno era bello a modo suo e più eri deforme più non vedevamo l’ora di vederti nel ruolo di fotomodella. Più eri nato uomo più era giusto che, se ti percepivi femmina, gareggiassi con le donne. Però i corpi stanno ancora lì, promemoria e ingombro.
Guardavo This Is Us, il più stucchevole e popolare tra gli sceneggiati americani, che alla stagione conclusiva tira i fili di tutte le morali, e ci dice quel che avevamo intuìto gli autori pensassero già da sei stagioni: che, se sei grassa, sei innanzitutto grassa.
Smettete di leggere se vi piacciono le sorprese. Non che This Is Us sia in grado di sorprendervi (o che miri a farlo), ma insomma se continuate a leggere poi non ditemi che vi ho rovinato la suspense: voi proprio non avevate sospettato dove andasse a parare, e comunque aspettavate che il rifacimento italiano arrivasse anch’esso alla sesta stagione per capire che ne sarebbe stato della sorella obesa.
Lo sapevamo già, che ne sarebbe stato, e non solo per il minimalismo della drammaturgia, ma anche perché alla fine della quinta stagione ci avevano fatto vedere uno scorcio di futuro. La sorella grassa si sposava con un tizio inglese con cui lavora. Quindi lei e il marito ex grasso si lasceranno. Ohibò.
Adesso è arrivata – nei televisori americani – la puntata che fa cominciare la crisi coniugale, ed è imbarazzante come ce la aspettavamo. La cicciona non ha mai perdonato al (presto ex) marito di non essere più ciccione: doveva farsi venire un secondo infarto, lasciare che il colesterolo gli asfaltasse le arterie, pur di non lasciarla essere l’unica chiatta in famiglia. Oltretutto lui adesso ha anche una carriera. Lei no, perché lei è buona: insegna musica ai bambini ciechi. Lei non è ambiziosa, lei si sacrifica, lei non sbuffa frustrazione, macché.
Lei, appoggiate il caffè che state bevendo perché rischiate di sputarlo sullo schermo, vede non la gente morta ma il marito grasso: sola nel suo girovita dilatato, s’intrattiene parlando col fantasma del marito grasso, col quale prende per il culo il marito dimagrito. Giuro: è la prima volta nella mia vita adulta che mi viene voglia di mettermi a dieta. Se essere grassa ti rende così meschina, voglio portare la taglia 40.
Mentre la sorella grassa di This Is Us esiste solo in quanto grassa (l’aspetto è un carattere? il peso è una personalità?), Lia Thomas esiste solo in quanto donna col pisello.
Lia Thomas è quella persona che nuota nei campionati universitari statunitensi e la cui recente vittoria ha fomentato il dibattito su gare sportive e persone trans. Se ti percepisci donna devi poter gareggiare con le donne? Il fatto che tu abbia la muscolatura d’un maschio come lo affrontiamo? Ci vogliono nuove regole per un nuovo mondo?
Secondo me e secondo altri, tra cui l’Economist, sì. Per quanti dibattiti filosofici possiamo fare sull’identità di genere, per quante sfumature possiamo considerare, per quanta retta possiamo dare al concetto di percezione e alle speculazioni intellettuali, ci sono contesti in cui conta solo il corpo, e non è un caso se quelli sono i contesti in cui si polemizza sempre circa cosa fare di quella moda che è la transessualità (sì, ho scritto che è una moda: andate a indignarvi più in là, ho un articolo da finire).
Se non contassero solo i corpi, non ci sarebbe ragione di avere spogliatoi separati: se esistono spogliatoi femminili, esistono perché le femmine non debbano vedersi sventolare davanti piselli, neanche piselli attaccati a corpi che si percepiscono maschili. Se esistono divisioni nelle gare sportive dovute al fatto che la biologia maschile è più forte e veloce di quella femminile, è per i corpi, non per le identità. Se le carceri sono divise per sessi, è per evitare che le femmine vengano stuprate, anche da stupratori che nel frattempo sono stati illuminati sulla via del postmoderno e ora si percepiscono signorine col pisello. Se cerchi di espatriare dall’Ucraina con un percepito femminile e un documento maschile, ti dicono che sei uomo e devi combattere per la patria: conta solo il corpo, la guerra è uno sport o viceversa. 
Reka Gyorgy è arrivata diciassettesima alle qualificazioni per la gara poi vinta da Lia Thomas. La gara viene disputata tra le prime sedici, quindi Reka ha scritto una lettera per segnalare il problema (che è una cosa che richiede un certo sprezzo del pericolo in un’epoca che – specialmente negli Stati Uniti – ha costruito attorno al dibattito pubblico sulle questioni di genere una tale prescrittività che avanzare un dubbio sulla gara tra un corpo maschile e quindici corpi femminili ti fa bollare di transfobia esattamente come avessi malmenato una persona transessuale).
La parte interessante della lettera è quella in cui Reka dice che Lia è proprio come lei: gente che si alza alle cinque di mattina per andare ad allenarsi. Però non è come lei, giacché contano solo i corpi, e Lia ha un pisello e Reka no, e le regole attuali hanno permesso a Lia di sottrarre a Reka il posto da finalista in una gara tra nate con l’utero.
Ieri spiegavo a un amico perché, per andare in tv nel 2022, sia sensato chiedere più soldi di quanti se ne chiedevano nel 2012. Non solo devi truccarti, farti la messa in piega, andare in uno studio televisivo con buffet di tramezzini cattivi a parlare di cose che non t’importano con interlocutori che non ritieni all’altezza, e senza neanche poterti levare le scarpe nel mezzo della conversazione. Ma, quando il programma va in onda, ti tocca pure leggere decine (centinaia?) di tweet che ti svelano una cosa che senza di loro mica sapevi: che sei grassa.
La tv è immagine, diceva Beniamino Placido trent’anni fa, ed è quindi ovvio che gli spettatori non si facciano accecare dalla tua dialettica e notino innanzitutto il tuo culone. Però l’indennità di sentirmi dare cento volte della culona in una sera dovete pagarmela. L’amico rideva tanto che pensavo si strozzasse. E io mi chiedevo se, su quel podio sul quale sembrava colossale e le donne arrivate dietro di lei degli scriccioli, Lia Thomas si chiedesse chi gliel’avesse fatto fare, di stare lì a illudersi che contasse come sapeva nuotare, mentre tutti la guardavamo e ci tenevamo a notificarle quel che già sa: ehi, guarda che però hai il pisello.