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 2022  marzo 24 Giovedì calendario

Periscopio

L’onorificenza italiana conferita dal governo Conte ad Aleksey Paramonov, il diplomatico russo che ha minacciato l’Italia e il ministro Guerini, andrebbe ritirata, come altre assegnate con troppa generosità. Benedetto Della Vedova, HuffPost.

Cartelle cliniche con i dati sanitari dei pazienti, accordi commerciali per farmaci e strumentazione, ma soprattutto un patto di ferro per la realizzazione dello Sputnik, il vaccino anti-Covid. C’è tutto questo dietro l’avvertimento all’Italia e l’attacco al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di Alexei Vladimorovic Paramonov, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri che ha minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca. Fiorenza Sarzanini, Corriere della sera.

Gli ex 5 stelle di Alternativa, Italexit di Gianluigi Paragone, diversi leghisti e molti pentastellati disertano l’aula, alcuni per rimanersene a casa, altri gironzolando fuori da Montecitorio cercando di imbattersi «casualmente» in una telecamera per conquistarsi uno strapuntino di visibilità. Al di là delle motivazioni politiche, il partito del «ma che ci vado a fare per dieci minuti di discorso in video» conquista la maggioranza relativa: sono circa 300 i parlamentari assenti, un terzo della platea alla quale si è rivolto Zelensky. Pietro Salvatori, HuffPost.

Cretino chi fa la guerra a Putin. Ucraina: non si rompano le palle a Putin. Cedo due Mattarella per mezzo Putin! Matteo Salvini, 2014 e 2015 (da Twitter).

Echeggia nelle orecchie l’antica domanda: «Morire per Danzica?» aggiornata in «Morire per Kiev?» La risposta è stata «No» sia allora che oggi. Però, per mera curiosità, diamo tutti un’occhiata a cosa è accaduto dopo Danzica. E spero che lo diano anche coloro che, sottotraccia, sono ancora fan di Putin e del suo partito Russia Unita (con il quale è in essere un accordo «riservato» – ma perché riservato? – di collaborazione la Lega di Salvini). Domenico Cacopardo, ItaliaOggi.

Ce ne sono molti, di filo-putiniani, anche in un certo mondo cattolico, soprattutto quello che si dice tradizionalista. Più o meno sottovoce, dicono di pensarla come il patriarca della Chiesa ortodossa, secondo il quale l’unione tra due omosessuali è più grave d’un massacro di bambini sotto le bombe. Michele Brambilla, QN.

Un effetto immediato dello sfaldamento dei fronti interni in Europa sarebbe il venir meno di quella spinta all’unità fra gli europei della Ue che la crisi ucraina ha generato. E allora sarebbero dolori. Forse è consolante e forse no. Ma i putiniani nostrani (e non solo) ricordano un po’ i filosovietici europei al tempo della Guerra fredda. Contrapponevano il paradiso comunista (sovietico) all’inferno capitalista. Ma preferivano vivere all’inferno. Angelo Panebianco, Corriere della sera.

Ovviamente esistono paranoici di alto profilo intellettuale, paranoici poco colti e le vie di mezzo, come è possibile che ne esistano in qualunque tendenza politica, e i movimenti paranoidi fin dal Medioevo hanno esercitato un’attrazione magnetica sugli intellettuali da strapazzo. Richard Hofstadter, Lo stile paranoide nella politica americana.

La messa ai margini della pandemia nell’attenzione individuale e collettiva è facilitata dall’aggressione russa all’Ucraina, ma era già iniziata prima, figlia della stanchezza e dell’impossibilità a rimanere in uno stato di allerta permanente. Ne è derivato un allentamento dei comportamenti preventivi prima ancora della scadenza del 31 marzo, quando la fine ufficiale dell’emergenza lo legittimerà ulteriormente. È difficile che i cinquantenni che ancora non si sono vaccinati lo facciano ora e che genitori restii a vaccinare i propri bambini si convincano ora che è stata fischiato il «liberi tutti». Aggiungiamo che molti tra le decine di migliaia di rifugiati che stanno arrivando dall’Ucraina non sono vaccinati, difficilmente potranno essere obbligati a farlo e certo non sarà la priorità da affrontare. Chiara Saraceno, la Repubblica.

Abiti nuziali, invio delle partecipazioni, fiori, cerimonia... Mancano solo l’altare, la lista nozze e i testimoni e potrebbe essere un classico sposalizio. A rendere la cosa un tantino eccentrica sono giusto gli sposi: una coppia di cani. Dagli Usa al Regno Unito, il «Pet wedding» sta spopolando: con la pandemia che ha ridotto le cerimonie tre le persone che vogliono convolare a nozze, come riporta il New York Times, sono esplosi i matrimoni tra animali. Maicol Mercuriali, ItaliaOggi.

Non discuto il centenario, non discuto le ricorrenze, non discuto il mettere in evidenze alcune qualità del poeta, scrittore e regista, ma andiamoci piano con le esagerazioni o, peggio, con le santificazioni. Pasolini ha rappresentato appieno l’intellettuale italiano. Lui era il tipico intellettuale italiano che sembra prendersi a cuore le sorti delle masse, ma che in realtà esalta la propria parola, la propria bravura e crea la separazione dalle masse. Ecco perché gli rimproverai di disprezzarle aristocraticamente, di tradurre i problemi reali in atteggiamenti estetici, producendo librettistica, non soluzioni. Franco Ferrarotti, Huffington Post.

Graham Greene, insieme ad alcuni amici, cenò con uno dei suoi romanzieri preferiti, John Buchan, l’autore del romanzo I trentanove scalini. Malgrado il lungo sodalizio con l’editore Thomas Nelson, Buchan sconsigliò loro una carriera nell’editoria perché «non c’è spazio in una casa editrice. A meno che non sposiate la figlia dell’editore!» Raccomandò piuttosto di intraprendere la carriera giornalistica e parlò del proprio successo all’agenzia Reuters, di cui era diventato direttore nel 1919. Richard Greene, Roulette russa, Sellerio.

Sul suo blog l’Elevato parla di tutto, dall’energia alternativa al reddito di base universale, ma non una parola sull’invasore russo. Perché Grillo può stare zitto, da dove gli deriva tanta impunità? Era lui che diceva: «Putin? La politica internazionale ha bisogno di uomini di Stato forti come lui». Era lui che ammoniva: «Basta con la russofobia». Ma ora Grillo tace. Grillo non paga mai il conto delle sue furberie. Con i suoi «vaffa», con gli sberleffi, con la furia giustizialista, con l’imbroglio politico mascherato da millenarismo pop, con una concezione della democrazia radicale (uno vale uno) ha recato al Paese danni incalcolabili. […] Ma non paga mai il conto, a Grillo basta il silenzio. Il silenzio dei non innocenti. Aldo Grasso, Corriere della sera.

Ho dimenticato tutti i sogni chiusi nel cassetto. Roberto Gervaso.