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 2022  marzo 24 Giovedì calendario

Biografia di Marguerite Yourcenar

«Si direbbe che il quadro dei miei giorni come le regioni di montagna, si componga di materiali diversi agglomerati alla rinfusa. Vi ravviso la mia natura, già di per sé stessa composita, formata in parti uguali di natura e d’istinto. Affiorano qua e là i graniti dell’inevitabile; dappertutto, le frane del caso Di tanto in tanto, credo di riconoscere la fatalità in un incontro, in un presagio ma vi sono troppe vie che non conducono in alcun luogo, troppe cifre che a sommarle non danno alcun totale». Se è vero che quasi ogni scrittore, soprattutto biografo - anche se qui non si tratta di una biografia convenzionale, bensì di un romanzo - si immedesima, identifica con il personaggio di cui scrive, è anche vero che dalla descrizione, dalle parole si capisce la personalità, l’anima dell’autore.
LE PAROLE
Basterebbero queste parole, utilizzate da Marguerite Yourcenar in Memorie di Adriano, per spiegare molto dell’autrice. Gustave Flaubert diceva: «Madame Bovary c’est moi». La stessa frase - riferita ad Adriano - avrebbe potuto essere pronunciata da Marguerite Cleenewerck de Crayencour, che nasce a Bruxelles l’8 giugno 1903. Il nom de plume, Yourcenar, è l’anagramma del cognome, trovato con l’aiuto del padre. Questi, Michel de Crayencour, è un ricco francese, appassionato dei viaggi, colto e anticonformista (Pierluigi Panza riporterà che ha un tatuaggio con la parola ananke, destino, necessità). La madre, Fernande de Cartier, è una nobile belga, che scompare poco dopo il parto. Prima, raccomanda: «Se la piccola volesse farsi monaca, non impediteglielo». Sarà Marguerite a commentare: «Talora mi dico che, sebbene in ritardo e a modo mio, sono davvero entrata in religione». Forse allude alla scrittura: quando è totalizzante, diviene quasi monastica. È una bolla che tiene fuori il mondo e al tempo stesso un cilicio. La bambina viene portata in Francia, insieme alla tata Barbara - «non fu soltanto colei che sostituì per me la madre fu la madre». 
LA NARRAZIONE
A Mont-Noir abita la nonna paterna Noemi, definita «insopportabile». La Yourcenar narrerà la storia della famiglia, degli antenati (accennando la sua) in Care memorie, parte di una trilogia in cui frasi taglienti come vetro rimandano al «gioco degli specchi del tempo». Cresce fra Mont-Noir e Lille, viene educata in casa, appassionandosi ancora piccola alla lettura. Impara il latino e poi il greco. Viaggia molto con il padre, va a vivere a Nizza e, a diciassette anni, pubblica con l’aiuto del genitore un libro di poesie. Un viaggio in Italia, nel 1924, la conduce a Villa Adriana a Tivoli, da cui rimane molto colpita. In seguito, vi trascorrerà moltissimo tempo, impregnandosi del genius loci. Comincia a redigere quelli che immagina come Carnets de notes, Taccuini di note delle Memorie. Lei stessa ricorderà che il libro «è stato concepito, poi scritto tra il 1924 e il 1929... Quei manoscritti sono stati tutti distrutti». 
Negli anni, il testo verrà più volte recuperato e lasciato da parte. L’unica frase che rimane di una versione del ’34 è: «Incomincio a scorgere il profilo della mia morte». Alla fine degli Anni ’30, Marguerite conosce a Parigi Grace Frick, che diventerà la sua compagna. Quando scoppia la Seconda guerra mondiale va a vivere con lei a New York (otterrà in seguito la cittadinanza), sempre scrivendo in francese. Insegna letteratura e storia dell’arte, passando un decennio duro anche economicamente. Con Grace - che morirà nel ’79 - si trasferisce nell’isoletta di Mount Desert, nel Maine. In seguito, avrà una complicata amicizia amorosa con Jerry Wilson. Memorie di Adriano viene pubblicato nel 1951. Concepito come una lettera dell’imperatore, stanco e malato, a Marco Aurelio, che ha designato a succedergli dopo Antonino il Pio, si apre con riflessioni sulla vita, l’amore, il potere e la morte nei capitoli iniziali, Animula vagula blandula e Multiplex multiformis. 
I CAPITOLI
Tutti i capitoli hanno una denominazione latina, che scandisce le fasi dell’esistenza di Adriano. Centrale è il rapporto con il giovane e bellissimo Antinoo, che muore annegato, probabilmente suicidandosi. Ripensando a quell’epoca, l’imperatore la definisce: «Stagioni d’Alcione, solstizio dei miei giorni». Anche il legame con la Grecia, l’ascesa al potere, la volontà di pacificazione, il desiderio di rinnovare e abbellire l’impero sono ripercorsi, sintetizzandoli nella frase di Virgilio Trahit sua quemque voluptas, «Ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine». Il libro (tradotto da Lidia Storoni Mazzolani) ha un grande successo. Albertazzi lo reciterà a Villa Adriana. Marguerite comincia a girare per il mondo - passa un periodo a Capri - e nel 1980 è la prima donna a essere ammessa all’Académie Française. Muore, a Mount Desert, il 17 dicembre 1987. Fra i suoi testi, Alexis o il trattato della lotta vana, Moneta del sogno, L’opera al nero, Come l’acqua che scorre, Il tempo, grande scultore. Il romanzo su Adriano, l’imperatore che riposa nel mausoleo sul Tevere (Castel Sant’Angelo), resta però il suo capolavoro, concluso con le parole «cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti».