Corriere della Sera, 23 marzo 2022
Intervista a Olena Zelenska
È rimasta all’ombra del marito, dopo l’elezione di Volodymyr Zelensky, a capo dell’Ucraina, nel 2019. Dal 24 febbraio e dall’inizio della guerra, la first lady Olena Zelenska si è mobilitata per garantire corridoi umanitari alla popolazione e anche per evacuare i bambini malati di cancro verso i Paesi occidentali, tra cui la Francia, con aiuto di Brigitte Macron, la première dame francese. Un gruppo di giovani pazienti ucraini è atterrato lunedì a Orly per essere curato in territorio francese.
Come sta?
«Come un essere umano che ha una guerra in casa. Come ogni cittadino ucraino. Mi precipito sulle informazioni. Dove ha colpito il nemico stavolta? Ci sono vittime? Seguo le notizie da Mariupol, dove centinaia di migliaia di persone, compresi dei miei conoscenti, sono sottoterra senza contatti, senza elettricità, senza medicinali. Ecco il nuovo rituale di tutti i miei concittadini. Ogni giorno bisogna chiamare tutti i parenti. Sono vivi? Controllare i messaggi. Se appaiono come letti, si può ancora sperare che abbiano avuto un minimo accesso alla rete, che siano in vita. Ed è già una fortuna incredibile in guerra».
Da diversi giorni lei lavora con la première dame francese e quella polacca per organizzare l’evacuazione di bambini malati. Come si svolge questa operazione?
«Questi “convogli della vita” non hanno precedenti. È una vera e propria operazione di salvataggio. Quando è diventato chiaro che era impossibile curare i bambini malati di cancro nei rifugi anti-bomba, abbiamo immediatamente cercato una soluzione. Per prima cosa, i bambini di diverse zone del Paese, anche molto calde, vengono trasportati a Leopoli, al Western Ukrainian Specialized Children’s Medical Centre. Lì vengono visitati, le loro condizioni si stabilizzano, le cartelle cliniche sono ricostruite e tradotte in diverse lingue. In seguito, un hub in Polonia consente ai bambini di ricevere una diagnosi e un supporto medico. Dopo di che i giovani pazienti, col sostegno della comunità oncologica internazionale, vengono smistati. Alcuni restano in Polonia, altri vengono mandati in Francia, in Italia, in Germania, negli Stati Uniti, in Canada. Sono felice di aver potuto essere utile al progetto. In particolare, sono contenta che grazie al nostro accordo con la signora Macron abbiamo potuto portare piccoli pazienti in Francia».
Come sono i rapporti tra lei e Brigitte Macron?
«Oserei dire non solo calorosi, ma amichevoli. Una delle prime parole di conforto è arrivata da lei».
Come stanno i bambini? E i loro genitori?
«I bambini non si separano dai loro cari, è un elemento importante del progetto. Un altro principio chiave è che vengono assistiti gratuitamente. Il cancro è una guerra personale per ogni famiglia coinvolta. Devono battersi su due fronti, con la malattia e con il contesto militare. È una prova estremamente complessa. Prendiamo Anya, 12 anni, di Kiev: le mancava solo qualche seduta di chemioterapia per terminare il trattamento. La guerra poteva impedirle questa vittoria? Mai e poi mai. Non possiamo permetterlo!».
Qual è il bilancio dal 24 febbraio ad oggi dei bambini uccisi e feriti?
«Più di 109 bimbi sono stati uccisi e oltre 120 feriti (dati al 18 marzo ma ieri per Volodymyr Zelensky ne sono morti 117, mdr). Per me è difficile citare questi bilanci. È una tragedia personale per ogni ucraino».
Quanti bambini sono nati in Ucraina dall’inizio della guerra?
«Abbiamo avuto più di 4.000 nascite. Sono venuti al mondo nei sotterranei, nelle stazioni della metropolitana, nei rifugi anti-bomba.. talvolta nei reparti maternità bombardati: è successo a Mariupol, avete visto tutti le foto».
(traduzione di Enrico Del Sero)