La Stampa, 23 marzo 2022
La strana coppia Vasco-Marracash
Tre anni di digiuno, e adesso che l’equinozio di primavera è appena scivolato via, come da classica liturgia rock una canzone arriva a distrarci un poco dai pensieri bui. E’ Vasco Rossi, e apre la lunga campagna che porta al debutto del tour lungamente rinviato, primo della stagione dei Big, il 20 maggio a Trento con 120 mila biglietti venduti. Lo fa con un pezzo dal suo ultimo album Siamo qui: La pioggia alla domenica, racconto di un giorno nervoso di coppia. A muovere ulteriormente le acque ospita qui, imprevedibilmente, un breve intervento di Marracash.
Nome fra i più noti dell’universo rap italiano, Marracash entra nella contesa di coppia con un proprio carico di recriminazioni, e aggiunge uno sfondo di attualità: «Fuori c’è la guerra, tra noi non va meglio». Non è naturalmente un duetto, ognuno dice la sua in un rapido crossover che dà colori diversi alla rabbia frustrante del brano. I proventi della canzone andranno a Save The Children, per aiutare i bambini coinvolti nella guerra in Ucraina e quelli che con la famiglia sono riusciti a fuggire. Foto della collaborazione mancano, come usa fra veri uomini, ma girano sul web alcune istantanee insieme di Vasco e del rapper, ritratti alcuni anni fa durante un incontro casuale in California. Dunque una conoscenza non recente. Attraverso le loro gazzette virtuali, intanto, i protagonisti danno la loro spiegazione di quest’incontro artistico, merce rara per Vasco che finora aveva registrato qualcosa soltanto con il fido coautore Curreri. «Mi piace Marracash, è nato ai tempi del rap ma ha la penna del cantautore. Quando mi ha chiesto di campionare Gli Angeli per un brano del suo nuovo album, ho trovato molto interessante il suo lavoro e da lì è nata l’idea di affidargli La pioggia alla domenica. Ne è venuta fuori una autentica contaminazione con un senso artistico: Marra ha centrato perfettamente lo spirito ironico e frustrato della canzone, con un suo testo originale e coerente». «Marra» è più lapidario e complimentoso: «Ho sempre ritenuto Vasco uno dei più grandi poeti del ’900, uno che ha insegnato a tutti a scrivere canzoni tridimensonali e per questo è il mio personale autore preferito di sempre».
Nella liturgia consolidata, sono intanto in preparazione le prove, e la ricerca della perfezione della mitica scaletta, una delle più attese in Italia, su cui si intavolano anche scommesse. Quella del concerto che verrà è già stata preparata un paio di volte almeno, nel silenzio della pandemia e nelle ricorrenti cancellazioni del tour. I concerti saranno undici e sono tutti esauriti da tempo, anche per via delle date già programmate, acquistate e poi annullate per cause di forza maggiore. Sono Milano Ippodromo, Imola Autodromo, Firenze Visarno e due volte il Circo Massimo a Roma. Si sono poi aggiunte date negli stadi, annunciate lo scorso ottobre. Napoli, Messina, Bari, Ancona, Torino Olimpico che chiude il tour il 30 giugno, e la data di debutto a Trento del 20 maggio, alla Trentino Musica Arena, con i suoi clamorosi 120 mila posti. In tutto, circa 650 mila. Ai ritardatari che cercano affannosamente un tagliando su internet, per Vasco o per altri artisti i cui posti risultano esauriti, si parano davanti videate misteriose che offrono posti da 250 euro l’uno. E’ il secondary ticketing, bellezza: debellato nelle intenzioni, ma sempre risorgente. Gli autorizzati sono solo Vivaticket o TicketOne, l’ideale è guardare il sito di Live Nation che organizza e dà informazioni. Il tempo passa, Vasco è diventato un classico e andare a un suo concerto è una specie di rituale per più generazioni. Che sia diventato un classico, si evince anche da un recente album alquanto stravagante, Kind of Vasco, in cui un Trio Jazz rivisita alla propria maniera, con creatività ed eleganza, alcune delle sue canzoni più celebri. La più curiosa è Vita spericolata, per pianoforte. Elegante, smooth, suadente, e in questo senso spericolata assai.