il Giornale, 23 marzo 2022
Il film thriller su Notre-Dame in fiamme
Un mozzicone di sigaretta, l’interruttore di una campana che si blocca, una scintilla che scocca. Queste le immagini che, nei primi minuti di Notre-Dame in fiamme, il regista Jean-Jacques Annaud ha voluto inserire per tentare di dare una spiegazione a qualcosa che appare quasi inspiegabile anche dopo la visione dell’impressionante film che sarà al cinema dal 28 marzo e dal 15 aprile tre anni esatti dopo l’incidente su Sky Cinema e in streaming su NOW. Perché le cause che hanno scatenato il catastrofico rogo, iniziato nel tardo pomeriggio del 15 aprile 2019 nel sottotetto della Cattedrale di Notre-Dame pure in fase di restauro, non sono mai state del tutto chiarite. Fatto sta che nelle ore precedenti lo spegnimento dell’incendio, ossia la mattina del 16 aprile, le fiamme hanno causato la perdita integrale della guglia e del tetto con la copertura in piombo del 1300 e l’intelaiatura di legno del 1200.
Il film, diretto dal regista de Il nome della Rosa, si concentra nelle 24 ore che precedono lo spegnimento, innescando un ritmo diabolico alla messa in scena che mette lo spettatore di fronte a una serie di errori e sottovalutazioni che hanno portato alla propagazione dell’incendio, visto addirittura prima dall’esterno dai parigini: «Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura racconta il regista, ieri a Roma basandomi su tutto ciò che era stato pubblicato sulla stampa scritta, in tv e in radio. Mi sono reso conto quanto fosse inverosimile la realtà dei fatti raccontata da giornalisti, sicuramente di grande talento, ma che sembravano usciti da un film di Hollywood. Così ho voluto incontrare tutti i protagonisti della vicenda i pompieri, la sindaca, i sacerdoti della cattedrale e ho scoperto che la realtà era addirittura peggiore di come mi era apparsa».
Ecco l’allarme che suona nella stanza del guardiano al suo primo giorno di lavoro, ecco la segnalazione in un’area che si rivelerà priva di incendi ma intanto le prime fiamme iniziano ad alzarsi da un’altra parte, ecco i fedeli e i turisti che prima vengono fatti uscire dalla cattedrale e poi riammessi perché sembrava un falso allarme, ecco la sirena che continua a suonare mentre i parigini sindaca in primis dall’esterno iniziano a vedere una colonna di fumo provenire da Notre-Dame e sono loro a chiamare per primi i pompieri. Si perdono minuti preziosi che diventano più di un’ora. Intanto il traffico a Parigi impazzisce anche per colpa dei curiosi che si fermano a guardare l’incendio. Arriva pure il presidente Macron. Così gli stessi vigili del fuoco faticano a raggiungere l’edificio religioso più visitato d’Europa: «A rivederli sono tutti incidenti involontari che sembrano frutto, che so, di un cattivo allineamento dei pianeti perché tutti accaduti nello stesso giorno» dice Jean-Jacques Annaud che, aggiunge, «in ogni caso non avrei potuto fare il film se non fosse finito così, ossia senza morti, con tutti i capolavori artistici salvati e con la consapevolezza che Notre-Dame sarà ricostruita ancora più bella. Che poi è in qualche modo la stessa speranza che ripongo per la conclusione dell’attuale conflitto in Ucraina».
Jean-Jacques Annaud, 78 anni e una vita a cercare la via europea per realizzare cinema spettacolare, premio Oscar nel 1976 con il suo film d’esordio Bianco e nero a colori, è molto legato a Notre-Dame anche perché, dice, «sono un appassionato dell’architettura medievale fin da quando ero piccolo e le mie prime foto le ho fatte proprio alla cattedrale. Vivevo in una banlieue parigina e quando andavo in città con mia mamma mi ricordo che la prima cosa che mi trovavo di fronte era Notre-Dame. È sempre stata una grandissima emozione perché c’è qualcosa delle cose sacre che induce sempre molto rispetto. Notre-Dame, come il Vaticano, è un simbolo della civilizzazione occidentale».
Un altro degli aspetti interessanti di Notre-Dame in fiamme, oltre all’utilizzo delle immagini girate dal vivo in quelle ore (sono 25mila i video visionati dagli autori del film) è il fatto di essere un vero e proprio thriller perché, teorizza il regista, «siamo di fronte a una bella attrice la cattedrale, dal nome femminile attaccata da un demone che scalda e che permette di vedere di notte ma che, nel frattempo, divora. Poi ci sono i soccorsi che, come nei thriller, faticano ad arrivare. C’è la bellezza e c’è la cattiveria». Ma ci sono anche i pompieri: «Io li amo tutti, la situazione è stata risolta dall’immaginazione e dall’inventiva di alcuni di loro che non hanno indugiato a mettere pure a repentaglio la loro vita. Per me sono loro i veri supereroi, altro che quelli della Marvel».