la Repubblica, 22 marzo 2022
Intervista a Svetlana Tikhanovskaja, la leader dell’opposizione bielorussa
Mentre lo Stato maggiore ucraino ritiene che sia elevato il rischio di apertura di un nuovo fronte a nord del paese con un attacco dalla Bielorussia, arrivano notizie di sabotaggi da parte di operai bielorussi alle linee ferroviarie del paese, per rendere sempre più complesse le operazioni di approvvigionamento di armi, benzina e cibo all’esercito russo.
Svetlana Tikhanovskaja, costretta all’esilio in Lituania dopo i brogli che consentirono a Lukashenko di mantenere il potere in seguito alle elezioni dell’agosto del 2020, parla proprio del nuovo possibile “fronte bielorusso” e di come fermare la guerra.
Putin ha iniziato questa guerra con la complicità di Lukashenko.
Qual è la sua opinione, come leader dell’opposizione democratica bielorussa?
«Nel suo disperato bisogno di conservare il potere, Alexander Lukashenko ha svenduto la sovranità della Bielorussia a Putin, autorizzando l’uso del nostro Paese per l’aggressione all’Ucraina. Ma ha commesso un errore: secondo gli ultimi sondaggi solo il 3 per cento dei bielorussi sono favorevoli alla guerra, e sempre più cittadini si stanno unendo al movimento spontaneo contro di essa, con proteste, atti di sabotaggio e pressioni sui militari perché non partecipino al conflitto».
Lukashenko è forse l’unico leader totalmente allineato con Putin.
Quale sarà il suo destino?
«Non ho dubbi che ciò che sta facendo la Russia in Ucraina possa essere considerato un crimine di guerra. E in quanto complice e facilitatore di questa aggressione, Lukashenko condividerà con Putin lo stesso destino. Il procedimento aperto dal Tribunale Penale Internazionale contro Vladimir includerà anche il dittatore bielorusso».
Il rischio di un coinvolgimento diretto della Bielorussia nel conflitto sta crescendo. Lei cosa ne pensa?
«Lukashenko ha violato decine di norme nazionali e internazionali ed è diventato un aggressore. Ha rimosso la clausola di neutralità autorizzando il dispiegamento sul territorio bielorusso di forze militari russe, e ha persino autorizzato l’installazione delle testate nucleari di Mosca».
Alcuni rapporti di intelligence parlano dell’opposizione di diversi soldati bielorussi nei confronti di un coinvolgimento diretto nel conflitto. Che informazioni ha in proposito?
«Sappiamo che la gran parte dei soldati bielorussi è contraria alla guerra e che chi veste la divisa non vuole assolutamente partecipare alle operazioni militari. Se Lukashenko farà entrare la Bielorussia in guerra ci saranno diserzioni, rifiuti di eseguire gli ordini e pure rese spontanee di fronte all’esercito ucraino».
Qual è l’impatto della guerra in Russia e Bielorussia? I due dittatori si stanno rafforzando o indebolendo?
«Senza dubbio si stanno entrambi indebolendo. La resistenza eroica degli ucraini, combinata alla risposta molto rapida e coesa del mondo democratico, sta producendo un impatto molto forte sia in Russia che Bielorussia. Entrambe le valute sono crollate e le rispettive economie sono vicine al default, l’isolamento internazionale è altissimo. Putin e Lukashenko hanno imboccato una strada senza ritorno».
Fino a dove si spingeranno Putin e Lukashenko, a suo parere?
Distruggeranno Kyev, Odessa e Leopoli come già Grozny e Aleppo?
«Putin merita di essere giudicato per crimini di guerra e così anche Lukashenko, come complice e sostenitore della guerra di aggressione. Ma ogni ulteriore distruzione, per Putin, sarà una vittoria di Pirro. Il prezzo che ha pagato è già molto alto: una reputazione internazionale distrutta, un’economia degradata, il fallimento delle capacità e della considerazione militare, migliaia di soldati russi morti. Mentre l’Ucraina uscirà dalla guerra più forte grazie alla sua capace di sopravvivere a una minaccia esistenziale».
Cosa dovrebbe fare ancora la comunità internazionale per indebolire Lukashenko?
«Credo che la Bielorussia debba essere considerata come un Paese occupato de-facto da una potenza straniera e guidato da un governo illegittimo. Va richiesto il ritiro immediato delle forze militari russe dal nostro Paese. Il cambiamento democratico in Bielorussia è strettamente legato al successo degli ucraini nella difesa della propria indipendenza. Per questo continueremo a sostenere con tutte le nostre forze il popolo e il governo dell’Ucraina».
Ritiene possibile un cambio di regime a Mosca e a Minsk, alla fine di questo conflitto?
«Non c’è alcuna possibilità che il regime di Putin e quello di Lukashenko possano sopravvivere a questo conflitto. I fatti di queste settimane hanno già dimostrato come entrambi i regimi di Russia e Bielorussia siano incompetenti, inefficaci e criminali. Il tempo non è dalla loro parte».