Il Messaggero, 22 marzo 2022
Barbora Bobulova è tornata
Una bionda che conta, come cantava Miss Keta nel 2018. Che conta almeno da quando il cinema, e la tv, si sono finalmente accorti di lei. All’alba dei 47 anni, l’italo-slovacca Barbora Bobulova nata a Martin, nel cuore della Slovacchia, oggi residente a Roma – ha conquistato martedì scorso la prima serata di Rai1 con la serie Studio Battaglia (stasera la seconda puntata), in cui interpreta un’avvocatessa divorzista nel remake della serie The Split di Bbc. «Mai voluto sposarmi – racconta lei, due figlie con l’ex compagno Alessandro Casale, regista – Per me il buon matrimonio dovrebbe essere l’epilogo di una storia, non l’inizio. Io mi vedo sposa a ottant’anni. Ma devo ancora trovare la persona che la pensa come me. Siamo in minoranza».
L’AGENDA
Dopo aver raccolto 4.183.000 di spettatori su Rai 1, vincendo la serata di martedì scorso con uno share del 18.9, Bobulova si prepara a un altro paio di apparizioni in tv, nella serie Sopravvissuti (Rai 1) e Il re (Sky Atlantic), mentre corona un sogno: recitare con Nanni Moretti nel suo prossimo film, Il sol dell’avvenire. «Nanni in passato mi fece fare dei provini, ma niente. Finalmente mi ha presa. Sono pronta a fare anche 88 ciak». Ma Bobulova sarà presto anche in Brado, seguito del film del 2006 Anche libero va bene, per la regia di Kim Rossi Stuart («Interpreto sua madre»), e nel ruolo di una psicanalista nell’esordio alla regia dell’attrice Pilar Fogliati, la commedia Donne dududu. Non poco, per un’attrice sparita da almeno due anni dai radar sia al cinema che in tv: «È vero, ultimamente mi si è vista poco, ho fatto personaggi minori. A cosa sia dovuto non lo so. Avrei dovuto attaccarmi di più al cellulare? Non penso. Ho sempre creduto nella forza del lavoro. Non è che se chiami i registi, poi lavori di più. Non l’ho mai fatto. E comunque vedo il bicchiere pieno: sono stata di più a casa, accanto alle mie figlie adolescenti. In un periodo così precario, avere la mamma che ti ascolta e ti prepara un piatto caldo è una fortuna. Ora però vorrei dire ai registi che le ragazze hanno imparato a cucinare da sole, e io sono pronta a tornare a lavorare». Studio Battaglia, felice caso di buona scrittura tv, si è rivelato un ottimo biglietto da visita per il suo ritorno sulle scene: «Gli inglesi le serie le sanno scrivere meglio di noi. Mia figlia di 15 anni guarda solo serie anglofone. In Italia parlano sempre delle stesse cose: Gomorra, Suburra, la mafia, non c’è varietà».
I CONFLITTI
Poche, nel Paese, anche le parti di primo piano disponibili per le attrici: «Ruoli come quello di Anna Battaglia a volte capitano. Il problema è che tra l’uno e l’altro passano dieci anni. Sono rari, forse più comuni in tv che al cinema, dove i personaggi femminili veri te li devi andare a pescare. L’anno scorso ai David di Donatello era difficile anche solo trovare cinque attrici che si potessero definire protagoniste. Sui ruoli maschili invece c’era l’imbarazzo della scelta. Il cinema italiano è ancora troppo maschile». E mentre la sua carriera rinasce in Italia, il paese che l’accolse nel 1997 con il battesimo sul set de Il principe di Homburg di Marco Bellocchio, Bobulova mantiene ancora i contatti con la Slovacchia, dove ha un pezzo di famiglia e di cuore: «Mia sorella vive là, e come tutti anche loro sono scioccati da quello che sta succedendo in Ucraina. Vedere ancora oggi i carri armati per le strade d’Europa fa impressione. È una guerra che andava evitata, possiamo solo sperare che finisca presto».