1 - PUTIN E LA TEORIA DEL VELENO, 21 marzo 2022
LO ZAR NEL LABIRINTO – PUTIN VIVE NELLA COSTANTE PAURA CHE QUALCUNO LO VOGLIA UCCIDERE: GLI UCRAINI HANNO PRONOSTICATO CHE POTREBBE ESSERE VITTIMA DI UN AVVELENAMENTO O DI UN INCIDENTE E LUI PRENDE PRECAUZIONI – MANGIA SOLO CIBO CHE VIENE DALLE AZIENDE AGRICOLE DEL PATRIARCA DELLA CHIESA ORTODOSSA, SI SERVE DI UN’APPARECCHIATURA MISTERIOSA PER SCOPRIRE TRACCE DI VELENO NEL PIATTO E HA LICENZIATO MILLE PERSONE TEMENDO CI FOSSE UN INFILTRATO – LA CACCIATA DEI PRETORIANI GERASIMOV E BESEDA, COLPEVOLI DI AVERGLI DATO… -
Vittorio Sabadin per “il Messaggero” Il presidente russo Vladimir Putin potrebbe essere vittima nei prossimi giorni di un avvelenamento, di un incidente o di qualche malattia improvvisa. Lo sostengono fonti anonime del ministero della Difesa ucraino, secondo le quali l'economia della Russia è un uno stato talmente precario che l'élite imprenditoriale, politica e militare sarebbe pronta a cogliere la prima occasione per liberarsi di un leader che non sembra più rendersi conto della realtà.
Putin ovviamente lo teme, e ha già preso qualche contromisura. Gli oppositori del leader del Cremlino si tengono ancora nascosti, ma secondo l'intelligence di Kiev avrebbero già individuato il successore in Alexander Bortnikov, il direttore dei servizi di sicurezza russi, recentemente silurato da Putin per «fatali errori di calcolo nella guerra contro l'Ucraina»: gli aveva fatto credere che la popolazione avrebbe accolto festante gli invasori e che l'esercito di Kiev non valeva nulla.
IL PIANO La propaganda, anche in questa guerra, svolge una funzione importante e ogni informazione che arriva da entrambi i fronti va attentamente valutata. Ma sono giorni ormai che, non solo in Ucraina, si parla di un possibile attentato contro Putin. Persino il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, ha recentemente detto che «sarebbe fantastico se qualcuno internamente facesse fuori questo ragazzo e lo eliminasse». La dichiarazione ha scatenato i cronisti americani, che sono subito andati a chiedere ad ex agenti segreti quale sarebbe il sistema migliore per farlo.
Secondo la maggioranza, il modo più efficiente sarebbe il veleno, un metodo però del quale Putin è diventato grande esperto, visto che molti dei suoi oppositori sono stati eliminati così. Il leader del Cremlino mangia solo cibo che viene dalle tenute agricole del suo grande amico, il patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca Cirillo I, quello che ha auspicato che «Dio fermi e rovesci i piani di coloro che parlano lingue straniere e desiderano essere in guerra e combattere contro la Santa Russia».
Ora che c'è la guerra le abitudini di Putin sono forse cambiate, ma di solito si sveglia a mezzogiorno e si fa portare uova di quaglia, ricotta, frittata e una spremuta di frutta. Non ha, come avevano gli zar, prigionieri di guerra che assaggiano il cibo, ma si servirebbe di una misteriosa apparecchiatura in grado di scoprire tracce di sostanze velenose. Quando è all'estero, beve sempre e solo da una tazza bianca che si porta dietro. In ogni caso, nel febbraio scorso ha licenziato circa mille persone dallo staff delle cucine, temendo forse che ci fosse qualche infiltrato.
Nel 1950, Mao Tse-tung mandò un cuoco cinese a Mosca con l'incarico di uccidere Stalin, ma il KGB uccise prima lui piantandogli in testa un coltello da cucina. Secondo gli esperti Putin potrebbe anche essere eliminato con qualche tonnellata di esplosivo nascosta sotto l'asfalto. Per questo, il leader del Cremlino, ha di molto ridotto i suoi spostamenti in auto, che avvengono sempre per brevi percorsi con cecchini appostati sui tetti. Eliminare Putin non sarebbe in ogni caso facile e gli ex agenti dicono che solo i russi potrebbero farlo. La routine delle giornate del presidente russo al Cremlino è quasi sempre uguale e offre dunque qualche appiglio a chi gli sta vicino per tentare un golpe.
LA COMUNICAZIONE Dopo la colazione nuota per due ore, nelle quali pensa alle cose da fare. Finiti gli esercizi fisici, riceve finalmente generali e funzionari che aspettano a volte per ore in una sala arredata con boiserie laccata. Lavora su una scrivania in legno senza computer in vista: teme intercettazioni online e tutti i documenti che esamina e invia all'esterno sono su carta. Anche i rapporti sul fronte interno e gli affari internazionali gli arrivano dentro cartelle rilegate in pelle. Per le comunicazioni di servizio non usa cellulari, ma apparecchi dell'era sovietica.
Legge i quotidiani ogni giorno, soprattutto i tabloid russi e gli articoli dell'amico Andrey Kolesnikov, omonimo di un generale ucciso in Ucraina, che parlano sempre bene di lui e che divora da cima a fondo. Se qualcuno davvero sta pensando di ucciderlo dovrà conoscere bene le sue abitudini, condizione indispensabile in ogni eliminazione di un despota. E Putin, per salvarsi, dovrebbe non solo licenziare i cuochi, ma anche rileggere qualche libro di storia: molte delle guerre combattute dalla Russia, dal Giappone all'Afghanistan, sono cominciate con un roboante sfoggio di muscoli e sono finite con una rivoluzione.
2 - GLI INTRIGHI, I SEGRETI, LE VENDETTE LO ZAR LIQUIDA I SUOI PRETORIANI Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
«Bisogna ricordare che la vittoria si raggiunge sempre non solo con la forza materiale di un singolo Stato, ma anche dalle risorse spirituali del suo popolo, dall'unità e dal desiderio di opporsi con tutta la sua volontà all'aggressione». Nel marzo del 2017, Valerij Gerasimov, a quel tempo capo di Stato maggiore da otto anni, scrisse un articolo su come il suo esercito si stava trasformando «per fare una guerra moderna». Sembrano uno scherzo del destino, queste parole che si applicano in modo perfetto a quanto sta accadendo in Ucraina, con una completa inversione di ruolo. Perché finora non è certo mancata la «forza materiale», ma tutto il resto.
La Lubianka Le informazioni sul campo sono di competenza del Quinto servizio, il settore esteri dell'Fsb, il servizio segreto russo erede del Kgb che ne ha mantenuto il quartier generale nell'enorme palazzo della Lubianka. L'espansione del ruolo dell'ex Kgb oltre i confini nazionali venne decisa alla fine degli anni Novanta dal suo capo di allora, un certo Vladimir Putin. Ma a partire dal 2004, questo nuovo ramo così strategico ha avuto al vertice Sergey Beseda, che fino ad allora aveva guidato il dipartimento dell'Fsb addetto alla sicurezza del presidente.
Era un uomo di fiducia. Come Gerasimov, sopravvissuto alla rimozione del precedente ministro della Difesa Anatolij Serdyukov proprio per portare a termine la riforma dell'esercito russo. L'ultima apparizione in pubblico del generale risale allo scorso 27 febbraio, quando non diede l'impressione di essere entusiasta dell'ordine di mettere in stato d'allerta le forze di deterrenza nucleare. Da allora, è sparito dai radar. A Beseda è andata anche peggio. Agli arresti domiciliari, come hanno rivelato i giornalisti Andrei Soldatov e Irina Borogan, che da anni si occupano dei servizi di sicurezza russi.
Le interferenze Esiste un filo comune che lega questi due destini. Il Quinto servizio, spiegano Soldatov e Borogan, nasce per «spingere» i candidati graditi al Cremlino nelle elezioni dei Paesi confinanti, e ha sempre avuto l'Ucraina come priorità assoluta. Nel giugno del 2010 alcuni documenti rivelarono come questo settore indirizzasse i suoi report direttamente a Putin, circostanza che Beseda rivendicava con orgoglio. Nell'aprile del 2014, il ministero degli Esteri di Kiev chiese addirittura di poterlo interrogare, per conoscere i motivi della sua presenza durante la rivolta filoccidentale di piazza Maidan.
Beseda se la cavò motivando la sua presenza con la necessità di garantire la sicurezza dell'ambasciata russa. I primi a non credere a questa versione furono l'Unione Europea e gli Usa, che lo inserirono tra le persone fisiche colpite dalle sanzioni dell'epoca. Ma da allora apparve chiaro come fosse lui l'uomo di Putin addetto alla raccolta di notizie sull'Ucraina. Al presidente sono bastate due settimane per capire che il suo amato Fsb non ci aveva capito poi molto. Quelle informazioni non corrette costituiscono però la base dell'intervento armato.
La riforma mancata Ma Gerasimov non è certo una vittima del suo collega. La dottrina che porta il suo nome prevedeva una modernizzazione, cominciata nel 2009 con l'abbandono dell'impostazione «sovietica» dell'esercito, che si basava su un alto numero di soldati e scontava l'arretratezza delle sue strutture, a favore di forze armate dai numeri più ridotti composte da militari di professione. I 34 miliardi di dollari messi a disposizione ogni anno dal Cremlino a partire dal 2009 sono stati spesi nel settore tecnologico delle cyber guerre e in parte nell'aviazione.
«Esistono ormai strumenti di natura non militare più efficaci della semplice forza delle armi» scriveva Gerasimov. Secondo l'intelligence americana, anche lui avrebbe fornito una rappresentazione della realtà falsata. In questo caso sullo stato di salute dell'esercito russo, ormai impantanato in una guerra da combattere con le forze di terra, sulle quali si è scelto di disinvestire.
Le prime crepe Il capo dell'esercito e quello del Fsb sono entrambi Siloviki, termine che indica «gli uomini della forza» e in senso esteso identifica la colonna vertebrale del sistema di Putin. Erano garanti di quel potere di Stato considerato un contrappeso al crescente potere economico rappresentato dagli oligarchi. L'intelligence ucraina, certo non una fonte imparziale, sostiene che le élite della società russa tramano per eliminare il presidente il prima possibile e ripristinare così i legami economici con l'Occidente.
Sono informazioni da prendere con le molle. Ma se confermate, queste due rimozioni dimostrano che Putin sta divorando i suoi figli. E che il vincolo di fedeltà con esercito e servizi segreti potrebbe non essere così stretto come viene descritto. Alla fine, sia Beseda e Gerasimov sono colpevoli di aver dato a Putin le risposte che lui desiderava sentire. Peccato che fossero tutte sbagliate.