La Stampa, 21 marzo 2022
La Ue minaccia la Cina: «Non aiutate Putin»
Lo hanno detto per primi i tedeschi, seguiti a ruota dalle delegazioni dell’Europa centro-orientale e baltiche. «Bisogna che i cinesi capiscano chiaramente che un sostegno alla Russia nella guerra in Ucraina comporterebbe serie conseguenze per Pechino, anche dal punto di vista economico e del commercio», è il messaggio fatto planare dai diplomatici di Berlino sul tavolo del Coreper II, il conclave dei rappresentanti permanenti dei Ventisette presso l’Unione riunitosi venerdì. Nelle intenzioni, si vuole far capire che il prezzo da pagare per la Cina sarebbe tanto in termini di relazioni fra blocchi, come nei singoli rapporti bilaterali. Un guanto di sfida da declinare, naturalmente, davanti al quale nessuno dei presenti ha avuto da ridire, anche se i francesi – presidenti di turno di casa Ue – invitano a essere determinati ma prudenti. «Dobbiamo presentarci uniti e parlare con una voce sola – ha sintetizzato una fonte europea –, pronti ad affrontare Xi senza tuttavia apparire intimidatori: l’alternativa sono i massacri ucraini, la marginalizzazione del potenziale di politica estera, e una terribile crisi globale che freni il commercio».Le tempistiche
Le tre settimane della guerra di Putin dimostrano che tutto questo si sta già profilando e che l’Ue fatica a giocare la sua partita, nonostante tutto. Ora il calendario offre l’occasione per ripartire. Il primo aprile è in agenda il vertice fra Unione e Cina. In genere serve per la messa punto della sempre rilevante e mai semplice routine commerciale, ma adesso le situazione è decisamente più drammatica, tanto che qualcosa sta succedendo. Inizialmente, Pechino aveva offerto di schierare al vertice il solo premier Li Keqiang e di limitare il confronto ai temi tecnici, bilaterali, regionali e multilaterali. Poi, confermano più fonti, l’insistenza europea ha convinto l’allargamento dei dossier per l’incontro a distanza. Il presidente Xi sarà della partita e affronterà «le principali questioni internazionali». L’Ucraina, per farla breve.Il nodo degli affari
A Bruxelles sono più pragmatici che ottimisti. È chiaro a tutti che Pechino ha una posizione oscillante e ambigua sulla questione russa. Molti Paesi ritengono che non si debba essere «troppo naif» nell’affrontare il possibile ruolo cinese nella mediazione con Mosca, altri avvertono persino il pericolo di essere spiazzati da un doppio gioco di Xi. Non di meno, gli uomini del presidente del Consiglio, Charles Michel, provano ad essere fermi nel dire che occorre ingaggiare i cinesi apertamente perché assumano «un atteggiamento responsabile» nel conflitto in corso, rendendo ben chiaro che «ogni tentativo di favorire Mosca nell’aggirare le sanzioni, o semplicemente di sostenere Mosca in qualche modo», avrebbe «conseguenze profonde» sui rapporti con l’Unione. Tutti d’accordo. I tedeschi in testa. I francesi molto attenti, come gli italiani. Con Baltici e nordici che invitano a usare un linguaggio ancora più duro.La dialettica che si vuole esplorare consiste nello sventolare le minacce della guerra per la fluidità della Via della Seta e dunque del grande business dell’ex celeste impero. Dovrebbe condurre i cinesi a qualche riflessione costruttiva. Gli analisti ammettono che Pechino ha evidenti ambizioni geopolitiche nei confronti di Taiwan, tuttavia precisano che il colosso asiatico deve fare i conti con la cassa di un’Europa per la quale rappresenta il principale partner commerciale. I numeri sono un appiglio efficace. Nel 2021, l’intercambio fra i due poli ha toccato gli 828,1 miliardi di dollari (+27,1% su base annua).«È ovvio che al summit di aprile si deve procedere con chiari messaggi di avvertimento in caso di sostegno alla Russia», concedono alla Commissione Ue. «Xi deve essere più costruttivo», ragiona l’alto rappresentate per la Politica estera, Josep Borrell. «La Cina vorrà ribadire l’idea dell’incontro fra due blocchi amici – spiegano al Consiglio -. L’Unione deve ascoltare le loro esigenze con attenzione, ma senza piegarsi: devono capire che la guerra non è davvero “nell’interesse di nessuno"».Il risiko europeo
Per l’Europa è quasi un ultimo appello. «La coerenza e l’unità delle nostre posizioni è cruciale», pensa l’alto rappresentante spagnolo. Il Consiglio ha per ora accolto la richiesta cinese di non tenere una conferenza stampa a fine incontro, si è risolto a diffondere una o più dichiarazioni finali. I baltici vogliono che la crisi ucraina sia citata senza mezzi termini nei testi. Fonti diplomatiche europee fanno capire che nel retrobottega l’intero dossier, comunicazione inclusa, è oggetto di una consultazione con gli americani. I tedeschi sono persuasi che Xi consideri il summit un’occasione importante per dimostrare di saper mantenere buone e proficue relazioni con l’Europa. I Ventisette si ritrovano coesi nella volontà di chiedere alla Cina di usare la sua posizione per convincere Putin a fermare l’aggressione, senza facilitare in alcun modo il Cremlino nella gestione delle sanzioni subite. Il riferimento, in particolare, è ai pagamenti sul circuito Swift e nell’offrire canali di finanziamento alternativi.Le mosse di Parigi
I francesi, presidenti di turno dell’Ue sino a giugno, sono determinati e cauti. La conclusione è che Macron «intende corretto chiedere nuovamente a Xi, a nome dell’Europa, di usare il suo peso per spingere la Russia un cessate il fuoco o ad aprire corridoi umanitari». Vuole che sia ben chiaro – e ci risiamo – il discorso delle «conseguenze serie» in caso di sostegno a Mosca. La posizione su un eventuale ruolo di mediazione rimane “prudente” e dovrà essere discussa dai leader in settimana. Ciò non toglie che per i transalpini sia importante che il linguaggio europeo non suoni aggressivo. I diplomatici di Parigi vogliono far leva sull’ambizione di Pechino quale grande potenza globale che sostiene lo stato di diritto, circostanza «incompatibile con quanto avviene in Ucraina». Pressare senza minacciare. Non sarà facile. Non lo è mai stato per l’Ue quando fa politica estera. Lo sarà tanto meno adesso che la guerra è sulla porta di casa. Ma il primo aprile è una di quelle occasioni che passano una volta sola. —