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 2022  marzo 21 Lunedì calendario

Giorgio Gori: «A Bergamo ci furono utili»

bergamo Il 26 marzo 2020 Giorgio Gori partecipò alla conferenza stampa – in cui le domande erano vietate – con i militari russi appena arrivati in città per aiutare un territorio devastato dal coronavirus. In un tweet di qualche giorno fa, il sindaco di Bergamo si è chiesto se quella missione fosse «aiuto, propaganda o intelligence».
Nel marzo 2020 ci fu tempo per pensare alle reali intenzioni di quella missione?
«No, eravamo in grande difficoltà. L’apertura dell’ospedale alla Fiera di Bergamo venne inizialmente rinviata per il bidone dei medici promessi e mai inviati dai cinesi. Dell’arrivo dei russi qui abbiamo saputo all’ultimo, credo che su questo ci fosse stato un contatto tra Putin e Conte. Ricordo l’atmosfera sinistra di quella conferenza stampa, in cui i giornalisti non potevano rivolgersi ai militari».
L’aiuto dei russi fu reale?
«Questo è certo. Oltre ad aver sanificato le case di riposo, trenta medici lavorarono in Fiera e furono determinanti per il funzionamento di quell’ospedale. Altri medici italiani mi hanno testimoniato la competenza dei colleghi russi. In effetti, quando se ne andarono, tributammo loro il giusto ringraziamento».
Altri medici italiani mi hanno detto
che erano
competenti
e li ringra-ziammo
Ma viene da chiedersi quale fosse la reale intenzione
di quella
delegazione
composta solo in parte da sanitari
Negli ultimi due anni però sono emersi i dubbi.
«Sì, se guardiamo alla composizione di quel contingente russo, fatto solo in parte da medici, è giusto chiedersi quali fossero i loro reali obiettivi. Quando parlo di intelligence la intendo in senso scientifico: il vaccino Sputnik sarebbe stato sviluppato partendo da un campione di virus prelevato in Italia. Già questo basta per dubitare che la missione fosse dovuta a pura generosità. Aggiungiamo che la Russia ha usato quella missione per propaganda, sottolineando la supposta inefficienza dei Paesi Nato».
La linea tenuta fin qui dal governo Draghi va confermata, anche di fronte alle minacce russe?
«Sì, come ha fatto dall’inizio il segretario del Pd Enrico Letta, bisogna essere fermi nel condannare l’aggressione e nel supportare l’Ucraina. Vedo invece in difficoltà un’altra area della maggioranza».
Parla di Conte e Salvini?
«Nel mondo Cinquestelle e in quello leghista probabilmente c’è imbarazzo per i rapporti tenuti negli anni passati e nelle rispettive basi tuttora cova una diffusa simpatia per Putin e la Russia. Non so se sia un caso che Conte stia frenando sull’aumento della spesa militare, mentre Salvini si è buttato su questa linea pacifista davvero improbabile. Molto più coerente e credibile Giorgia Meloni, che dall’inizio ha condannato Putin e supportato l’invio di armi all’Ucraina».