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 2022  marzo 21 Lunedì calendario

I volontari della guerra in Ucraina

DALLA NOSTRA INVIATA
LEOPOLI «Vorrei chiarirlo. Non siamo foreign fighters. Quell’espressione richiama alla memoria Isis. La legione internazionale ucraina è parte dell’esercito ufficiale di Kiev. Non siamo una milizia. Siamo un reparto ufficiale, un’unità di combattimento. Su entrambi i fronti esistono gruppi che non sono integrati nei ranghi: non è il nostro caso». Damien Magrou, caporale dell’esercito ucraino, sulla trentina, gira per le strade di Leopoli in divisa. Inglese perfetto, volto rassicurante, è l’ufficiale di collegamento che si occupa dei volontari stranieri arruolati per combattere a fianco delle forze di Kiev. Seduto su una panchina davanti alla Chiesa di San Pietro e Paolo, la stessa dove ogni giorno si tengono i funerali dei militari uccisi al fronte, spiega qual è il suo lavoro mentre decine di stranieri in abiti militari si aggirano nei paraggi.
Pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione il presidente Volodymyr Zelensky ha rivolto un appello chiamando volontari a combattere dall’estero. Si è parlato nei giorni scorsi di 20 mila uomini. È un dato corretto?
«Temo di non poter dare una cifra esatta per motivi di sicurezza. Posso dire che sono molti. E posso confermare che ne arrivano altri ogni giorno».
Da dove vengono?
«L’ultima volta che ho controllato due giorni fa avevamo 52 nazionalità, ne sono arrivati anche dalla Corea del Sud. I più numerosi sono i britannici e gli statunitensi. Ma arrivano anche dagli Stati baltici e dall’Europa del Nord: molti in proporzione, considerata la popolazione totale. E tanti dal Canada».
E dall’Italia?
«Abbiamo alcuni italiani. Non ho in mente l’intero elenco. Ma non stiamo parlando di uno dei gruppi più grandi. Il più numeroso dall’Europa, dopo i britannici, è composto dai francesi, dai tedeschi e dai portoghesi».
Qual è l’età media dei legionari?
«Generalmente sono giovani. La maggioranza ha tra i 25 e i 40 anni. Ma accettiamo anche più anziani tra i 60 e gli 80 anni. Direi che copriamo l’intera fascia adulta».
Ci sono donne?
«Sì, ne abbiamo alcune. L’ultima volta che ho controllato erano il 3 per cento».
Cosa fate di queste persone?
«Il mio ruolo è prendermi cura di loro. Quindi la logistica, organizzare i trasferimenti dalla Polonia, dove arrivano quasi tutti. Poi curo la parte di fundraising. Ma anche la comunicazione su social media e stampa».
Che tipo di compiti hanno i legionari? Ci sono differenze tra uomini e donne?
«Parto da me. Non ho esperienze né in campo umanitario né militare, ma sono entrato nella legione in una fase iniziale. Ora cerchiamo solo profili che abbiano già un addestramento militare, che siano stati sul campo di battaglia, che abbiano già servito in zone di guerra: vengono assegnati al fronte, integrati con i comandi locali e impiegati a seconda delle necessità. Non ci serve chi non ha esperienza: non facciamo molto addestramento. Poi ci sono profili come il mio, che agiscono dietro le quinte per supportare. Sulle donne non ci sono differenze formali o di principio. Molte di loro hanno un addestramento medico e come tali operano».
Cosa è successo a Yavoriv, la base colpita dai russi. Davvero come sostiene Mosca c’era personale straniero. O mercenari come li chiama Mosca?
«Nego categoricamente che ci siano stati legionari morti. C’è molta disinformazione. Bisogna fare doppi e tripli check».
Lo stesso anche nella base di Zytomyr dove oggi (ieri per chi legge, ndr) i russi dicono di aver ucciso altri stranieri?
«Non ho informazioni su questo. Io non posso confermare o smentire che a Yavoriv ci fosse personale straniero, quello che posso dire è che nessuno straniero è morto».
È originario dell’Ucraina?
«No, no. La legione straniera ucraina è composta solo da cittadini che provengono dall’estero. Ci sono alcuni ucraini come ufficiali, ma il resto no. Io sono nato in Francia, a Lione, ma sono naturalizzato norvegese».
Qual è la sua professione nella vita di tutti giorni? Diceva prima di essere avvocato…
«Sì, lavoro per una grossa società ucraina. Ho vissuto a Kiev negli ultimi due anni. La decisione di unirmi alla Legione è stata personale. Il mio appartamento, i miei amici, tutta la mia vita è a Kiev. Per questo ho deciso di combattere».