la Repubblica, 21 marzo 2022
Le violenze dei militari sui civili
Dai nostri inviati Fabio Tonacci (Kiev) e Corrado Zunino (Leopoli) La guerra senza fondo arriva, nel giorno venticinque, alle denunce delle violenze sui civili. Uomini e donne, uno a uno. Uccisioni, senza un apparente motivo. Rapimenti. Umiliazioni e violenze. La vicepremier ucraina, Olha Stefanishyna, parla di donne «stuprate e assassinate» dai militari di Mosca. Ci sono poi altre fonti ucraine e internazionali. Sono gli sfollati da Mariupol e dal nord di Kiev, le stesse donne. Sono sindaci di città occupate e parlamentari in visita all’estero. Sono ambasciatrici all’Onu. Il campionario brutale è ampio e identifica i teatri delle vendette per una resistenza durata troppo nelle zone dove i soldati russi si sono insediati e controllano le strade, e anche le case. A Mariupol, la città martire. In diverse località che sul Mar Nero. In paesi piccoli e nella periferia della capitale. Le storie crudeli che seguono lo svuotamento di Mariupol le raccontiamo qui a fianco, ma registriamo la denuncia degli amministratori della grande città a sud dell’Ucraina: «Le truppe occupanti forzano gli ostaggi ad andare in Russia o nei territori del Donbass. Alle 8 di mattina i residenti di Azovstal, quartiere a Est, sono stati deportati nei territori nemici. Sono considerati come servi o schiavi. I russi hanno confiscato il loro passaporto consegnando un pezzo di carta che non è riconosciuto in nessuna parte del mondo». Il commento da quel che resta della City Hall di Mariupol è questo: «I russi continuano a usare metodi da nazisti e a rapire la gente». Userà la stessa espressione il presidente Volodymyr Zelensky, parlando al Parlamento israeliano. «Sono crimini di guerra e passeranno alla storia». Interpellata da Repubblica, l’avvocata Lesya Vasylenko, deputata del partito di opposizione Holos, ha raccontato: «Siamo a conoscenza di sette casi di stupro a Bucha, Irpin e Ivankiv». Sono due zone a nord di Kiev e la terza è una piccola città della regione, dove i russi hanno incendiato il museo. «Sappiamo che alcune hanno più di 16 anni», ancora la deputata, «una è stata ritrovata impiccata e un’altra crediamo si sia suicidata, ma non abbiamo elementi certi. È difficile far parlare chi è stato vittima di violenza da parte dei russi». Il governo della Lettonia, a sua volta, ha registrato sette casi di crimini sulle persone. La procuratrice generale di Kiev parla di duemila fascicoli aperti. Ecco, la capitale. La sua periferia. Questo è il racconto, raccolto a Leopoli, della sfollata Lyudmila Pershin. È venuta via dal sobborgo di Irpin. «Ci dicevano che saremmo usciti dalla città lungo un corridoio umanitario. Sulla strada che passa in mezzo alle case di Irpin gli occupanti russi hanno preso 140 ostaggi. Hanno fatto delle vere atrocità. Le donne sono state rapite, gli uomini uccisi. Gli occupanti avevano preso Stoyanka, l’unica arteria possibile. Ho visto corpi a terra». Igor Sapozhko, sindaco di Brovary, quartiere orientale di Kiev, denuncia: «I soldati russi violentano le donne ucraine. Lo raccontano tanti che scappano dalle zone occupate e siamo a conoscenza di casi specifici. Alcuni comandanti russi aizzano i loro soldati ad aggredire le mogli e le figlie dei nostri militari o dei volontari civili che trovano nelle stanze. In altri casi l’esercito nemico ha punito i violentatori. Più fonti ci hanno detto che almeno in una circostanza hanno violato le nostre soldatesse catturate durante la battaglia all’aeroporto di Hostomel, nei primi giorni della guerra. Dopo la violenza le hanno uccise». Questo, invece, è il vicesindaco di Bucha, Taras Shapravsky: «Nell’area di Sklozavodsk e Yablunka i militari sono molto aggressivi. Sparano a chiunque, senza un motivo. Hanno colpito un’auto con una famiglia, ha preso fuoco e chi c’era dentro è morto. Quattro giorni fa hanno centrato una madre che conoscevo, era andata a chiedere aiuto con il figlio. L’hanno uccisa, il bambino si è salvato per miracolo». L’11 marzo, spostandoci nel Donbass, le truppe russe – lo dice il governo ucraino – hanno aperto il fuoco su una casa per anziani a Kreminna, nella regione di Lugansk, uccidendo cinquantasei persone: «Hanno sparato da un carro armato in maniera cinica e deliberata». I quindici sopravvissuti «sono stati rapiti e portati nel territorio occupato di Svatove». È stato rapito il vicesindaco di Enorgodar, Dmytro Orlov, e i residenti hanno sfidato la polizia di Putin e i loro mitra riprendendosi alcuni manifestanti arrestati per le proteste. A Berdiansk è scomparsa un’altra attivista e il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, rapito e liberato, ora racconta questo della sua città: «I russi fanno rapimenti ogni giorno e l’attuale sindaca, Galina Danilchenko, da loro insediata, indica alla polizia gli indirizzi di cittadini e uomini d’affari ucraini». Julia, volontaria della Croce Rossa che lavora nella Izjum assediata: «I soldati russi rubano nei negozi e portano via l’alcol. Entrano nelle case dove ci sono donne, conoscono tutti i loro indirizzi».