Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”, 20 marzo 2022
SOTTI-LETTA SCHIACCIATO TRA FILO-NATO E ANTI-MILITARISTI - IL SEGRETARIO DEL PD SULLA GUERRA FA IL DOPPIO GIOCO: SOSTIENE GUERINI, CHE VUOLE PORTARE LE SPESE DELLA DIFESA AL 2% DEL PIL, MA POI VA A CACCIA DI CONSENSI NEL CENTRO SOCIALE ROMANO IN CUI SI PREDICA IL DISARMO E TENTA DI ARRUOLARE LA SINISTRA PACIFISTA - NEL SUO PARTITO ACCOZZAGLIA C’È SPAZIO PER TUTTI, DA ELLY SCHLEIN E NICOLA FRATOIANNI FINO A “GIUSEPPI” CONTE E AL SUO M5S SENZA IDENTITÀ... -
Dalla parte del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, democristiano pragmatico impegnato a portare la spesa militare al 2% del Pil, e per questo bollato dal governo russo come «falco». Ma anche con chi, come Elly Schlein, la pensa all'opposto di Guerini e sostiene che la spesa militare non deve aumentare, nemmeno adesso.
Intruppato nell'Alleanza atlantica, eppure determinato a intruppare a sua volta i pacifisti dei centri sociali, quelli che contro la Nato vanno in piazza. Con Mario Draghi, il quale ha già detto che ci serviranno più gas, carbone e petrolio, e al tempo stesso con le fattucchiere dell'ecologismo, convinte che un Paese come l'Italia possa andare avanti con le sole fonti rinnovabili.
È il doppio gioco di Enrico Letta, e non è nuovo. C'è qualcosa di miracoloso, però, nel fatto che prosegua tuttora, quando le scelte cruciali riguardano proprio la politica militare e quella energetica, senza che nessuno noti tanta spregiudicatezza. Cosa vuol dire avere una stampa amica e compiacente.
RITORNO AGLI ANNI ’70 Il Letta di governo, giacca, cravatta e retorica della responsabilità (quella che usa ogni giorno contro Matteo Salvini), è lo stesso che da mesi ha spedito come propria avanguardia a sinistra la Schlein, una che è nata nel 1985, ma pare uscita dagli annali della gauche radicale degli anni Settanta.
Nel "campo largo" del segretario del Pd, accanto a Nicola Fratoianni, contrario a dare le armi all'Ucraina, e a Giuseppe Conte, che la guerra ce l'ha dentro al M5S, la vicepresidente dell'Emilia-Romagna è destinata ad avere un ruolo sempre più importante.
Proprio ieri, la madonna pellegrina di Espresso, Repubblica e Manifesto ha fatto il primo passo come figura politica di livello nazionale. Ha organizzato a Roma, nel parco del Prenestino che comprende il "Centro sociale occupato autogestito ex Snia", un «appuntamento collettivo» chiamato "Visione comune" e costruito attorno alla «intersezionalità».
Ossia al progetto politico che mette insieme lotta di classe, pacifismo, teoria gender, femminismo, terzomondismo, ecologismo estremo e le idee sull'oppressione razziale del movimento Black lives matter, per giungere alla conclusione che la colpa di tutti i mali della Storia appartiene al maschio bianco occidentale.
Insomma, quanto di più lontano ci dovrebbe essere dal Pd liberal e riformista che piace raccontare a Letta. Invece gli unici a mancare, perché fuori dal giro, erano quelli di Italia viva e di Azione: gli altri c'erano tutti.
A partire da Alessandro Zan, al quale l'unico embargo che interessa è quello sul disegno di legge contro la «omotransfobia», che il parlamento non potrà toccare sino al 27 aprile: quel giorno, ha ricordato, «finisce l'embargo della tagliola», e lui ha già la baionetta pronta. C'era il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, leader dell'ala sinistra del partito, assieme a Nicola Fratoianni.
C'era l'europarlamentare milanese Pierfrancesco Majorino, che ha attaccato le scelte di Guerini e Draghi: «Non ho capito cosa c'azzecchi l'aumento della spesa militare. Non possiamo vivere la drammatica emergenza che viviamo come occasione per fare le peggiori scelte possibili».
La Schlein sottoscrive tutto: anche per lei, ha detto a Repubblica, l'aumento della spesa militare «è un errore», perché «la pace non si fa mai con i fucili» (chissà che ne pensano i partigiani, quelli veri).
ACCOZZAGLIA COME VALORE Era in collegamento Conte, che con la Schlein vuole «costruire le premesse per un patrimonio comune politico» (non sarà difficile, le poche idee dei grillini provengono tutte dall'armamentario della vecchia sinistra). E ovviamente c'era Letta.
Non ha detto nulla sul fatto che lì si contestassero la politica militare e la politica energetica del governo. Ha preferito sventolare le bandiere del ddl Zan e dello ius scholae, il progetto per la cittadinanza agli immigrati, perché «nelle nostre società c'è la necessità di fare esperienza di diversità».
Tutto normale? Pare di sì. Solo il senatore Andrea Marcucci, della minoranza pd, fa notare che «i mal di pancia» a sinistra, sulle spese militari, «in questa fase non sono accettabili». Il riferimento è alle Schlein, ai Majorino a tutti gli altri. Quelli che Letta si tiene stretti, convinto che per il suo partito l'accozzaglia sia un valore aggiunto.