Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 20 Domenica calendario

GUERINI E PACE - IL MINISTRO DELLA DIFESA NON SI SCOMPONE DOPO GLI ATTACCHI DELLA RUSSIA CHE LO HANNO PRESO DI MIRA PERSONALMENTE: “COSA C’ENTRANO GLI AIUTI PER IL COVID? NON È CHE SE UNO CI DÀ UNA MANO E DUE ANNI DOPO INVADE UN PAESE SI PUÒ ASPETTARE UN "BRAVO" PER QUELL’AGGRESSIONE”, HA CONFIDATO A UN PARLAMENTARE - AD AMICI E COLLABORATORI HA DETTO: “È SOLO PROPAGANDA, DA NON PRENDERE IN CONSIDERAZIONE…” -

Protagonista suo malgrado: Lorenzo Guerini non ama le luci dei riflettori, concede poche interviste, centellina le dichiarazioni, le sue apparizioni in televisione sono rarissime, ma ieri il ministro della Difesa si è trovato al centro della ribalta internazionale per l'attacco sferratogli da Alexei Paramonov, il direttore del dipartimento europeo del dicastero degli Esteri russo.

Quando gli hanno riferito la notizia Guerini era a Milano, all'Arco della Pace, con il capo di Stato maggiore dell'Esercito Pietro Serino, per il giuramento di fedeltà alla Repubblica italiana di 44 allievi della scuola militare Teulié.

Com'è nel suo stile, non ha fatto una grinza: «Il programma non cambia», ha detto a chi gli stava vicino. E ha continuato la cerimonia, fermandosi a parlare con i giovani allievi. Ai quali, poco prima aveva spiegato: «La reazione della Nato e dei Paesi europei all'aggressione russa dell'Ucraina è stata forte e unanime. Una reazione di solidarietà e di amore per la libertà che riflette i valori della famiglia della Difesa di cui entrate a far parte».

Anche dopo, quando Guerini ha ricevuto la solidarietà personale e pubblica di molti, dal premier Mario Draghi al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al segretario pd Enrico Letta, e di tutti i partiti, il ministro ha limitato i commenti al massimo.

«È solo propaganda, da non prendere in considerazione, propaganda a cui non darei un eccessivo peso, non cadiamo in queste provocazioni», ha detto a chi gli chiedeva se non fosse preoccupato per questo attacco.

Lo ha però molto colpito il riferimento agli aiuti russi per il Covid, come ha confidato a un parlamentare: «Ma cosa c'entra? Non si può fare propaganda su una tragedia come quella. Peraltro io a suo tempo ho ringraziato tutti quelli che ci hanno supportato, però non è che se uno ci aiuta e due anni dopo invade un Paese si può aspettare un "bravo" per quell’aggressione».

Qualche amico più tardi gli ha fatto notare: «Avresti mai creduto di passare per un falco?». E lui ha sorriso, perché della prudenza ha fatto la sua bandiera. Anche in questi giorni difficili, il suo invito alla «cautela» era ripetuto e insistito.

La sua posizione sull'invasione russa è stata netta e ferma sin dall'inizio, «un'aggressione temeraria e sanguinosa», l'ha definita. Ma ha sempre lasciato la porta aperta alla possibilità di un negoziato «per porre fine alle sofferenze del popolo ucraino».

Perciò i suoi amici faticano a vederlo nei panni del falco che ha orchestrato una campagna contro la Russia. Anche nella stringatissima nota che nel pomeriggio si decide a rilasciare per commentare l'attacco che gli è stato rivolto, torna il termine «propaganda» a cui, ribadisce, non bisogna dare peso. Come a voler circoscrivere l'entità dell’episodio.

Pure al suo dicastero si preferisce minimizzare. Ai suoi collaboratori Guerini ha detto: «È un attacco all'Italia, più che alla mia persona». Già, il ministro della Difesa non vuole fare «il personaggio». A suo giudizio i protagonisti di questa grave crisi internazionale sono altri. Il «popolo ucraino, che con la sua resistenza sta dando testimonianza di eroismo».

E il presidente Zelensky, che «è un punto di riferimento per il suo popolo, ma anche per la comunità internazionale». Basso profilo, dunque, come sempre, perché Guerini è fedele al motto secondo il quale «un ministro della Difesa deve evitare di parlare troppo». Grande determinazione, però: «La linea è quella e non cambia». Certo non per un «attacco propagandistico».