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 2022  marzo 20 Domenica calendario

LA PROPAGANDA DI PUTIN SI INCEPPA - AUMENTANO I MISTERI INTORNO AL CREMLINO: IL DISCORSO DI “MAD VLAD” TAGLIATO FA PARLARE DI SABOTAGGIO E ATTACCO HACKER, MENTRE LA NARRAZIONE SULLA GUERRA COMINCIA A PERDERE COLPI, VISTI I TEMPI ALLUNGATI DEL CONFLITTO - SI MOLTIPLICANO LE VOCI CONTRO: NELLO SHOW DI VLADIMIR SOLOVYOV, L'ANCHOR MAN PIÙ POPOLARE DI RUSSIA, SONO STATI INVITATI DUE OSPITI CRITICI SULL’OPERAZIONE MILITARE - ARIA DI EPURAZIONI: NON APPAIONO PIÙ IN PUBBLICO IL MINISTRO DELLA DIFESA SHOIGU E IL CAPO DI STATO MAGGIORE GERASIMOV... -

La nebbia di guerra avvolge il Cremlino. E lo rende ancora di più un mistero all'interno di un enigma, tanto per parafrasare Winston Churchill e la sua celebre definizione della Russia. La festa allo stadio Luzniki per l'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea sarà ricordata anche per la bizzarra interruzione del discorso di Vladimir Putin.

«Guasto tecnico» ha detto Dmitrij Peskov, il portavoce del presidente. «Oppure sabotaggio» ha chiosato dal carcere il dissidente Aleksej Navalny. È quel che molti hanno pensato. Alla luce delle tre pause innaturali fatte da Putin mentre parlava sul palco, l'ipotesi più probabile rimane quella di un guasto allo schermo del suggeritore.

Ma non è stato l'unico problema di quello che doveva essere «L'evento», pianificato per dissolvere ogni dubbio sull'unità del Paese. Durante l'intervento della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, è saltato il sonoro della diretta televisiva per almeno trenta secondi. Scena muta, solo immagini. Ce n'è abbastanza per non escludere un attacco hacker, tesi che riscuote un certo credito presso i siti indipendenti di informazione.

I tempi del conflitto Putin ripete che «l'operazione militare speciale» procede bene. Ma qualcosa non sta andando come previsto. Come i tempi del conflitto.

Il piano iniziale prevedeva una marcia trionfale tra le regioni russofone, salutata con favore dalla popolazione locale pronta a ribellarsi all'esercito «nazista» dell'Ucraina. Al massimo, un mese. Ormai ci siamo quasi. Ancora non si vede la fine.

Fin dai primi giorni, non appaiono in pubblico il ministro della Difesa Sergej Shoigu, il falco che sussurra all'orecchio del presidente, e il capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov. Chissà se è un caso.

Il precedente del licenziamento di alcuni ufficiali di alto grado dell'Fsb, il servizio di sicurezza russo, accusati di aver sbagliato le previsioni, autorizza qualche sospetto. La guerra continua, ma sta cambiando.

Proprio ieri sera gli analisti militari di Russia Today incaricati di commentare da studio le gesta belliche dei soldati russi, spiegavano la relativa importanza strategica di una eventuale conquista di Kiev, ponendo invece l'accento sul corridoio che va dal Donbass alla Crimea, senza mai menzionare le città più importanti dell’Ucraina.

Come a dire, questo sarebbe il sottinteso, che il vero obiettivo è una vittoria parziale e immediata, che eviterebbe il rafforzamento della posizione negoziale di Zelensky e una lunga guerra di occupazione per la quale sembrano mancare mezzi, risorse e rinforzi. Non è una correzione di rotta da poco.

Voci contro La teoria del complotto non si addice al gesto coraggioso di Marina Ovsyannikova, la giornalista che pochi giorni fa ha fatto irruzione durante il telegiornale della sera per protestare contro la guerra. Ma quel che è successo non sembra avere una spiegazione logica, in un ambiente controllato come quello dell'informazione russa.

Non è stato l'unico segnale mediatico in contrasto con la narrazione di Stato. La scorsa domenica è avvenuta una cosa inaudita, per chi conosce bene Vladimir Solovyov, l'anchor man più popolare di Russia e più vicino a Putin che ci sia, oligarca a sua volta con tanto di villa sul lago di Como oggi sotto sequestro.

Il suo show è registrato. Non passa spillo in scaletta senza il consenso del Cremlino. Eppure, due ospiti anche loro di stretta osservanza presidenziale, il regista Karen Shakhnazarov e il deputato Semyon Bagdasarov, hanno «osato» riconoscere l'impatto forte delle sanzioni e i fallimenti dell’esercito.

Potrebbe essere una messa in scena per mostrare pluralismo. O forse l'inizio di una operazione mediatica per preparare il terreno al racconto di un finale diverso. Ma qui si torna al caro vecchio Churchill. E alla nebbia fitta che circonda il Cremlino.