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 2022  marzo 20 Domenica calendario

FELLINI ROCK E ROL – "OGGI": UN LIBRO RACCONTA IL RAPPORTO “QUASI MORBOSO” TRA IL SENSITIVO TORINESE GUSTAVO ROL E IL REGISTA CHE ARRIVO’ A NON GIRARE UN FILM GIA’ SCRITTO (“VIAGGIO DI G. MASTORNA DETTO FERNET”) PERCHE’ IL SUO ORACOLO GLIELO AVEVA SCONSIGLIATO – PER FELLINI ERA "UN ILLUMINATO DOTATO DI POTERI PARANORMALI": “QUEL CHE ROL SA FARE È PAUROSO. CHI ASSISTE PROVA LA SENSAZIONE DI UNO CHE SPROFONDA IN UN ABISSO MARINO SENZA SCAFANDRO. È LA TESTIMONIANZA DI UNA TRASCENDENZA” - GLI INCONTRI DI ROL CON EINAUDI, AGNELLI, WALT DISNEY E LA REGINA ELISABETTA... -

Gustavo Adolfo Rol morì a Torino – ormai novantunenne – il 22 settembre 1994, ma la sua figura non divenne leggendaria soltanto dopo la sua scomparsa: per molti, infatti, lo era già. Basti pensare che tra coloro che lo avevano voluto incontrare c’erano stati i presidenti Luigi Einaudi e Giuseppe Saragat, la Regina Elisabetta II e John Fitzgerald Kennedy, Gianni Agnelli e Cesare Romiti, ma anche Marcello Mastroianni e Walt Disney.

Il giorno dei suoi funerali, visto il numero di persone convenute per l’occasione, la strada dove abitava nel quartiere San Salvario venne chiusa al traffico. Oggi lì dove viveva, al numero 31 di via Silvio Pellico, sulla facciata di un edificio che ricorda un poco il Liberty, una lapide gli rende omaggio con queste parole: «L’uomo dell’impossibile e dell’incredibile, una “LUCE” costante nella nostra vita».

Il suo appartamento, pieno di quei cimeli napoleonici che collezionava, nel frattempo è stato venduto; i mobili, battuti all’asta. Tuttavia, in città la figura di quest’uomo straordinario – proprio nel senso di fuori dall’ordinario – non è stata dimenticata. Da parte mia, non ebbimai occasione di incontrarlo; ma un giorno una persona che lo aveva conosciuto, stimatissima nel mondo dell’editoria, mi assicurò – dopo averne rievocato la gentilezza e il magnetismo dello sguardo – di avere visto coi propri occhi “prodigi” inspiegabili col metro della razionalità.

Quando le chiesi di che cosa si trattasse, ottenni in risposta un lungo elenco, comprendente fenomeni quali la chiaroveggenza (ossia la lettura di libri chiusi, o la visione di cose che accadevano o erano altrove), la telecinesi (lo spostamento di oggetti a distanza), la precognizione (la previsione di eventi futuri), la bilocazione (il trovarsi in due luoghi diversi nel medesimo istante). «L’ho visto attraversare una parete», aggiunse la mia interlocutrice. «Non so come, eppure l’ha fatto».

Di questo personaggio senz’altro misterioso esisteva finora una biografia, scritta da Remo Lugli all’indomani della sua scomparsa: Gustavo Rol. Una vita di prodigi. Ma tra i primi a occuparsene dopo Dino Segre, in arte Pitigrilli, che ne aveva scritto nel 1952, erano stati nel 1978 Enzo Biagi e Dino Buzzati. Il primo nel volume E tu lo sai?: «Vive a Torino un sensitivo capace di imprese che non hanno nulla di normale e che è impossibile interpretare.

È in grado perfino di fare viaggi nel tempo, e di conversare con entità che hanno raggiunto l’oltretomba da secoli». Il secondo, nel suo Misteri d’Italia: «Colpisce in Rol, che a 62 anni ne dimostra almeno dieci di meno, una vitalità straordinaria, e gioiosa. Insisto sulla serenità e l’allegrezza che ne emanano. Qualcosa di benefico si irraggia sugli altri». Lo stesso Buzzati tuttavia ne aveva scritto anche in precedenza.

Nel 1964 riportando la confidenza del proprietario dell’Hotel du Cap di Antibes: che a Rol doveva la vita, perché lo aveva convinto a rinunciare a un viaggio aereo conclusosi con un disastro. E nel 1965 intervistando Federico Fellini sulle ricerche compiute in vista della realizzazione del film Giulietta degli spiriti. «Il personaggio di gran lunga più interessante», gli aveva raccontato il cineasta, «il più portentoso è il dottor Gustavo Rol... un signore civilissimo, colto, spiritualmente raffinato, che ha fatto l’università, dipinge, si è dedicato per anni all’antiquariato. Ma dispone di tali poteri che non si capisce come non sia famoso in tutto il mondo. Chissà, forse non è ancora venuto il suo momento. Quel che Rol sa fare è pauroso. Chi assiste prova la sensazione di uno che sprofonda in un abisso marino senza scafandro. È la testimonianza fascinosa e provocatoria di una trascendenza».

Ora è Franco Rol, in Fellini & Rol. Una realtà magica (edito da Reverdito), a raccontare il rapporto di amicizia e di stima che unì il regista a suo cugino, ponendo però una premessa fondamentale: «Giornalisti e autori distratti continuano ancora a definire Rol come sensitivo, medium, mago, addirittura illusionista».

Ma se ci si rifà alla storia delle religioni, Rol «va considerato come un illuminato, vale a dire un individuo che ha raggiunto l’illuminazione, la conquista più alta dell’elevazione spirituale, infinitamente al di sopra delle categorie ancora molto terrene e limitate di sensitivo, medium, mago eccetera, uno stato psico-fisico coincidente al nirvana, al samadhi, al satori della tradizione orientale».

Una condizione tale da conferire a chi la raggiunge «possibilità paranormali che appaiono stupefacenti al nostro mediocre stato di coscienza, ma che sono normalità per quello stato. Sono i carismi e i doni dello spirito della tradizione cristiana, le siddhi di quella indiana».

Il rapporto tra Rol e Fellini, iniziato probabilmente già nel 1953 a Parigi, proseguì a partire dal 1963 – quando tra i due si stabilì una frequentazione vera e propria – fino alla morte del regista, che quando si trovava a Torino passava sempre a salutare Rol, e gli telefonava prima di prendere una decisione importante.

Stando a  Guido Ceronetti, «la frequentazione di Gustavo Rol era per Fellini un appuntamento quasi morboso». Lo stesso Fellini del resto ebbe a riconoscere: «La mia vita si divide in “prima di Rol e dopo Rol”». Come ricordato un paio di anni fa dal Torino Film Festival in occasione di una rassegna dedicata proprio a Rol, fu questi per esempio a sconsigliare Fellini dal girare Viaggio di G. Mastorna detto Fernet, definito da Vincenzo Mollica «il film non realizzato più famoso della storia del cinema», salvo diventare poi un fumetto grazie al Viaggio a Tulum di Milo Manara.

Il produttore Dino de Laurentiis non la prese molto bene: ma dopo averne parlato con Rol, Fellini decise che quel progetto concepito come il viaggio di un clown nell’oltretomba non sarebbe diventato realtà. Comunque: grazie a questo volume documentatissimo, ricco di interviste, testimonianze e citazioni che dimostrano l’enorme lavoro condotto dall’autore in un continuo dialogo tra la spiritualità e il cinema, è possibile ricostruire oggi la lunga relazione tra i due.

E chi ama Fellini e la sua vera e propria adorazione per il fantastico, la sua fiducia nel potere smisurato dell’immaginazione può comprendere l’importanza che ebbe per lui l’incontro con Rol: un uomo fuori dall’ordinario che per tutta l’esistenza si sottrasse alla celebrità, preferendo condurre una vita ritirata. Ma che, ciò nonostante, per chiunque l’abbia incrociato resta indimenticabile. «Non so come, eppure l’ha fatto». Già.