Avvenire, 20 marzo 2022
La camorra sequestrò don Maurizio Patriciello
«Un giorno, due uomini mi presero con la forza e mi portarono con loro. Cercai di scendere dall’auto… Alla vista di una volante della polizia urlai… Mi ritrovai a un certo punto da solo con un camorrista». Inizia così il racconto di don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano, nel Napoletano. Don Patriciello è a Casal di Principe, ospite di ’Casa don Diana’, in occasione del 28° anniversario dell’uccisione di don Peppe Diana per mano dei killer del clan dei Casalesi. Davanti ha una platea di alunni delle scuole del Casertano, di scout e giovani detenuti. Pochi giorni fa, una bomba carta è esplosa davanti alla chiesa del Parco Verde. «Il camorrista – prosegue don Patriciello – mi disse che carabinieri non ne voleva al Parco Verde (il sacerdote si è fatto promotore di un appello alle istituzioni per ottenere una maggiore presenza delle forze dell’ordine, ndr). In compenso mi disse che potevo star tranquillo, che non mi avrebbero fatto nulla e che avrei potuto chiedere qualsiasi cosa per me e la mia parrocchia. Ma c’è sempre un “però”. Il “però” è questo: “Devi sottometterti a noi, devi riconoscere la nostra autorità”. A quel punto urlai: “Ma chi sei?! Chi ti conosce?!”».
Don Patriciello ricorda anche la recente visita al Quirinale con alcuni ragazzi del Parco Verde di Caivano: «Uno di quei ragazzi ha detto al presidente Mattarella: “Noi non vogliamo essere né primi né ultimi. Noi vogliamo semplicemente essere normali”. Basta dunque riempirsi la bocca con la parola “legalità”. La parola-chiave deve essere “normalità” ». Dopo il sacerdote prende la parola Biagio Chiariello, comandante della Polizia municipale di Arzano. Pochi giorni prima dell’attentato alla parrocchia del Parco Verde di Caivano, un manifesto funebre che annunciava la morte di Chiariello è stato affisso davanti al suo comando. È la terza minaccia che ha ricevuto in poco più di un anno di servizio ad Arzano. Nei giorni precedenti, il comandante aveva condotto
un’operazione contro esponenti del clan Monfregolo che avevano occupato abusivamente alcuni alloggi popolari. Ora è sotto scorta. «È stata dura – racconta Chiariello –, sapere che il giorno in cui è apparso quel manifesto funebre mio figlio ha chiesto a mia moglie: “Ma papà è morto?”. Ringrazio le istituzioni che non mi hanno fatto sentire solo in questo momento. L’arma più pericolosa è l’isolamento. Sia chiaro però che non me ne andrò da Arzano fino a quando non avrò ripristinato la legalità».
Con don Patriciello e Chiariello c’è il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, che chiede allo stesso comandante il suo cappello e lo indossa mentre interviene. A Chiariello don Ciotti dice: «Di’ ai tuoi figli che noi non ti lasciamo solo». A Casal di Principe c’è anche il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, che annuncia: «Mercoledì prossimo ci riuniremo al Parco Verde di Caivano».