la Repubblica, 20 marzo 2022
Marcel Jacobs continua a vincere (mondiale nei 60 metri indoor)
Italians do it better. Anche con la suspense. Anche con il fotofinish. Provate a prenderlo, l’Italian guy. Bisogna che l’America si rassegni: volete fare a chi corre più veloce? Mettetevi dietro: la freccia è ancora azzurra, anche se è nata a El Paso in Texas. Papà Marcell Jacobs, il campione olimpico, non si è sciolto dopo Tokyo, continua a vincere. Mai una sconfitta nel 2022. Oro sui 60 metri indoor in 6”41, nuovo record europeo, migliorando di un centesimo il primato del britannico Dwain Chambers (6”42 nel 2009). E quarto uomo più veloce di sempre dopo Coleman (6”34), Maurice Greene (6”39), Ronnie Baker (6”40) e al pari di Andre Cason (6”41), tutti statunitensi. Festeggia l’oro mondiale indoor ventuno anni dopo il titolo mondiale del suo coach Paolo Camossi che aveva trionfato a Lisbona 2001 nel triplo. Jacobs è il primo campione olimpico a confermarsi anche ai Mondiali al coperto. E il primo italiano che diventa re del mondo in questa distanza. Si commuove: «Sono contento, oggi è la festa del papà, non potevo chiedere di più, anzi faccio gli auguri al padre di Paolo Camossi, il mio allenatore, che è in un momento difficile. Sapevo che sarei andato veloce, volevo dimostrare che l’oro di Tokyo non era un caso ma il frutto del lavoro e della dedizione di questi anni. Sul traguardo mi sono buttato come non mai. Quest’anno ho tre appuntamenti importanti, ho vinto il primo, ora mi manca il Mondiale all’aperto e il campionato europeo. Non vedo l’ora di tornare a correre i 100». Recupera su Coleman, campione mondiale, grande favorito, e lo batte sul filo. Per tre millesimi. Poi festeggia con il suo ultimo bimbo e gli dice: fai il segno del numero uno. Sì, il numero uno della velocità resta italiano. Marcell è in corsia 5 tra l’inglese Thomas e lo statunitense Bracy (che arriverà terzo con 6”44), l’azzurro parte bene, Coleman è davanti, ma Jacobs lo agguanta e lo graffia sul traguardo. Tutti a guardare il tabellone? Chi è stato il giaguaro più veloce? Jacobs, of course. Nessuno cavalca leggero la pista come lui. Sembra quasi che non tocchi terra. Lo inquadrano poco prima della gara mentre smanetta al cellulare e ride. Vi ricorda per caso qualcuno che veniva dalla Giamaica? Tensione zero, sembra uno che va a divertirsi contro le onde del mare. Bisogna dirlo: da Tokyo a Belgrado lo sprint mondiale è sempre più azzurro e sempre più Jacobs. Gli altri: non pervenuti. Ridotti a gattoni che non fanno paura. Il fotofinish indica che la gara è stata alla pari, ma la calma, anzi la freddezza che ha mostrato Jacobs vuol dire consapevolezza delle proprie forze. Disunito mai. Nemmeno in semifinale, anche lì aveva firmato il record italiano con 6”45, migliorando di due centesimi il tempo realizzato lo scorso anno a Torun. Due primati in un giorno. Ha riportato l’Italia nella finale dei 60 ai Mondiali indoor dopo 18 anni: l’ultimo era stato Simone Collio a Budapest nel 2004. E proprio a Budapest, nel 1989, un azzurro aveva vinto l’ultima medaglia mondiale: il bronzo di Pierfrancesco Pavoni. Complimenti anche alla saltatrice ucraina Yaroslava Mahuchikh che vince con 2,02 il suo prim o grande titolo dopo il bronzo di Tokyo. Dalle bombe alla fuga di duemila chilometri per poter gareggiare a Belgrado e fare un salto d’oro, con la pena nel cuore, ma con il coraggio di volare per il suo popolo. Alle sue spalle l’australiana Patterson, anche lei sopra i 2 metri. L’azzurro Weir nel peso all’ultimo lancio realizza il record italiano indoor di 21,67. E oggi anche un altro campione di Tokyo, Gianmarco Tamberi, nell’alto vuole macchiare di azzurro il cielo.