Corriere della Sera, 19 marzo 2022
Tre italiani su quattro hanno ridotto i consumi
Dopo un 2021 caratterizzato da un complessivo miglioramento del clima economico, a seguito della significativa crescita del Pil, il mese di gennaio aveva fatto segnare un’inversione di tendenza causata dall’aumento dei costi per l’energia e dal ritorno dell’inflazione, un fenomeno dimenticato che aveva rappresentato un vero e proprio incubo negli anni scorsi. Con la guerra in Ucraina le preoccupazioni per le ripercussioni economiche (46%) sono più diffuse rispetto a quelle connesse al rischio di un coinvolgimento dell’Italia nel conflitto (35%) e ciò si è tradotto in un’impennata del pessimismo: il 42% si aspetta un peggioramento della situazione personale, laddove a dicembre i pessimisti rappresentavano meno di uno su quattro (23%). Come era lecito attendersi, si rileva una consistente maggiore inquietudine tra le persone di condizione medio bassa (48%) o bassa (57%). È molto concreto il timore che, dopo quanto avvenuto con la pandemia, si acuiscano ulteriormente le disparità tra i ceti più abbienti e quelli meno abbienti.
Da sempre gli italiani mostrano una straordinaria capacità di adattamento alle situazioni critiche e anche in questa drammatica circostanza non si smentiscono: tre su quattro (75%) hanno già messo in atto (o intendono farlo a breve), cambiamenti nel loro stile di vita e di consumo. In particolare, il 30% intende limitare gli spostamenti in auto, il 19% farà scorte alimentari superiori a quelle abituali temendo che possano mancare prodotti di prima necessità, il 19% ridurrà il riscaldamento domestico di 2 o più gradi, il 15% rinvierà acquisti importanti che erano stati programmati, e il 10% farà la stessa cosa riguardo ad investimenti finanziari e un altro 10% posporrà i programmi di vacanza. Solo una piccola parte della popolazione propenderà per comportamenti da «economia di guerra», per esempio prelevare una quota rilevante di risparmi dalla propria banca (7%) e acquistare pastiglie di iodio da assumere in caso di contaminazione radioattiva (4%).
È assai probabile che la situazione di incertezza (a cui si aggiunge il ritorno dell’inflazione) possa determinare una contrazione della domanda interna. Riguardo agli interventi del governo per contenere l’aumento delle bollette energetiche per famiglie ed imprese, per limitare l’impatto dei rincari sui carburanti e per ridurre in breve tempo la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, il 12% li considera sufficienti per raggiungere gli obiettivi, la maggioranza relativa (42%) esprime la consapevolezza che probabilmente si tratti di misure insufficienti ma non si possa fare di più data la situazione dei nostri conti pubblici, mentre uno su quattro (25%) è decisamente critico e reclama interventi più incisivi anche a costo di aumentare l’indebitamento.
Quali interventi si aspettano i cittadini per contenere l’aumento dei prezzi dei carburanti? Innanzitutto, la riduzione dell’Iva e delle accise (55%), poi un accurato monitoraggio dei prezzi e la segnalazione alla magistratura degli aumenti ingiustificati (37%), quindi la definizione di un limite massimo ai prezzi (18%) e infine l’applicazione di uno sconto di alcuni centesimi al litro come deciso in Francia e in Germania (17%).
Il presidente Draghi la scorsa settimana aveva dichiarato che pur non essendo in un’economia di guerra avremmo dovuto prepararci; nella conferenza stampa di giovedì scorso ha evocato la possibilità di «entrare in una logica di razionamenti» qualora lo scenario dovesse peggiorare. Ebbene, come abbiamo visto nel sondaggio odierno, gli italiani si stanno adeguando alla situazione e fanno di necessità virtù. In generale nell’attuale contesto di preoccupazione e di incertezza riguardo al futuro, tra i cittadini oltre allo spirito di adattamento prevale il buon senso. E tra gli aspetti positivi vanno anche sottolineate le tante iniziative di raccolta fondi e di beni di prima necessità per la popolazione ucraina che si sono moltiplicate nel paese, nonché gli atteggiamenti riguardo all’accoglienza dei profughi, assai diversi da quelli manifestati in anni recenti, quando la questione dei migranti e dei rifugiati era al centro del dibattito politico e mediatico.
Come spesso accade nelle situazioni più critiche, gli italiani sono capaci di dare il meglio di loro stessi.