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 2022  marzo 19 Sabato calendario

Morire come Floyd


corrispondente da washington
Il corpo di un agente sulla schiena, altri poliziotti che con i guanti sanitari indosso lo bloccano per prendergli un campione di sangue e le urla strazianti dell’uomo, «I can’t breathe», «Non posso respirare». Frase ripetuta per 12 volte. Non è un George Floyd, non sono i nove minuti che la polizia di Minneapolis ha impiegato per immobilizzare e uccidere – questa la sentenza per Derek Chauvin, il poliziotto del ginocchio sul collo di Floyd –. Questa scena, di cui nella notte è stato diffuso un video, è avvenuta prima di Floyd, il 31 marzo del 2020. Ma ci sono gli stessi ingredienti: un controllo, la paura, l’inutile sfoggio della forza, del potere, la brutalità e il drammatico epilogo.
Succede a Burbank, in California. Un controllo con il sospetto che Edward Bronstein, 38enne bianco e residente in zona, guidasse sotto effetto di droghe. Ma il test rapido rivela tassi sotto il limite. La polizia non crede all’esito, vuole il prelievo del sangue. Lo portano allora a Pasadina, alla centrale. Gli ordinano di sedersi su una sedia, lui chiede perché. Poi la drammatica sequenza. «Ci hai sfidato», «Per niente», risponde lui. C’è un dialogo rapido, gli agenti – sono bianchi, ma ci sono due afroamericani – gli dicono: «È la tua ultima occasione». Lo invitano a sedersi a scoprirsi il braccio e farsi prelevare un campione di sangue. Ma l’uomo non cede, poi dice quasi incredulo di essere disposto a farlo. Ma la situazione è fuori controllo.
Pochi secondi dopo Edward è faccia a terra nel parcheggio davanti alla stazione di polizia. Perderà conoscenza qualche minuto dopo, gli daranno l’ossigeno. Morirà. Come Floyd. E il video – delle telecamere delle forze di sicurezza, a differenza di quello girato da una ragazzina a Minneapolis – potrebbe diventare un elemento determinante nel caso in tribunale.
«Lo Stato della California non voleva fosse diffuso, un giudice invece ha imposto fosse visto e fatto circolare», ha detto Luis Carrillo avvocato per i diritti civili. «Spezza il cuore vedere queste immagini e vedere mio padre in una situazione di debolezza simile, ma è l’unico modo in cui possiamo avere giustizia», ha detto la figlia Brianna, 22 anni, la più grande dei cinque figli dell’uomo.
La polizia sperava di tenere tutto al riparo da occhi indiscreti con il video secretato. Bronstein è morto – ha dichiarato nel report dopo l’autopsia il medico legale Zuhha Ashraf – «a causa di un’acuta intossicazione di metanfetamine durante il fermo degli agenti di sicurezza».
La vicenda di Edward non è l’unica in cui i metodi della polizia hanno innescato un drammatico epilogo. Nell’agosto del 2021 anche la vita di Mario Gonzalez, ispanico, era finita sul selciato, cinque minuti dopo essere stato arrestato e messo faccia a terra.
In seguito all’uccisione di Floyd ha preso forza e vigore il movimento che chiede di togliere parte dei fondi alla polizia, Defund Police, una richiesta divenuta parte della piattaforma politica della sinistra americana. Biden però ha respinta l’idea e ha confermato anche durante il Discorso sullo Stato dell’Unione del primo marzo che non è quella la strada per migliorare la vita nei quartieri e contrastare la criminalità.
Il sindaco di New York Eric Adams ha invece aumentato gli stanziamenti e rimesso in azione gli agenti in borghese messi a riposo dal precedente sindaco Bill De Blasio che imputava loro comportamenti troppo disinvolti nella lotta alla criminalità e nel controllo della circolazione delle armi. —