La Stampa, 19 marzo 2022
Proverò con Erdogan
Poiché l’altro giorno ho scritto di pacifisti da salotto e guerrafondai da salotto, mi si sono offesi tutti i pacifisti e tutti i guerrafondai. Per i pacifisti, da salotto sono soltanto i guerrafondai e, per i guerrafondai, da salotto sono soltanto i pacifisti. I guerrafondai si sono anche offesi di essere stati definiti guerrafondai perché in realtà si sentono pacifisti, mentre i pacifisti sono dei traditori tifosi della Russia. Mi ritengo anche io un guerrafondaio, ho detto, e rigorosamente da salotto, ma niente, offesissimi. I guerrafondai da salotto mi hanno detto che sono un ingenuo a contare sulla buona fede dei pacifisti da salotto, che in realtà sono tutti dei putiniani e in larga parte pagati dal Cremlino. I pacifisti da salotto mi hanno detto che sono un farabutto e pure io in realtà sono un servo di Washington e probabilmente pagato dall’industria delle armi. I pacifisti da salotto poi si sentono vittime degli hater da salotto ma anche i guerrafondai da salotto si sentono vittime degli hater da salotto. I guerrafondai da salotto vogliono il pensiero unico e stilano liste di proscrizione, dicono i pacifisti da salotto. I pacifisti da salotto manganellano chi non la pensa come loro e stilano liste di proscrizione, dicono i guerrafondai da salotto. Anzi, sono comunisti da salotto, dicono i guerrafondai da salotto. Eccoli i maccartisti da salotto, dicono i pacifisti da salotto. La pagherete, la pagherete voi. Insomma, non sapevo più come uscirne, così ieri sono stato due ore, dico due ore al telefono con Xi Jinping ma niente, lui fra pacifisti da salotto e guerrafondai da salotto non vuole mettere becco.