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 2022  marzo 18 Venerdì calendario

Intervista a Max Verstappen


inviato in sakhir
Incredibile quell’ultimo giro di pista ad Abu Dhabi. Verstappen attacca Hamilton, lo sorpassa, diventa campione del mondo di Formula 1. «È l’obiettivo per cui mi sono impegnato tutta la vita», racconta tre mesi dopo il pilota della Red Bull. La sfida oggi riparte da lui, l’Olandese volante, l’uomo che ha interrotto il monopolio Hamilton-Mercedes, MadMax: gliene hanno appiccicate di etichette.
Siamo in Bahrein, vigilia del primo Gran premio della stagione. Max si rilassa sotto un gazebo sferzato da un vento freddo fuori stagione a queste latitudini. È l’ultima giornata di chiacchiere prima di fare sul serio. Max rimane il favorito: Hamilton è in difficoltà, ma nell’arena adesso c’è la Ferrari a dargli la caccia. «Non conta chi vedo negli specchietti, l’importante è che ci sia qualcuno che ti spinge a fare sempre meglio. Ben tornata Ferrari».
Cominciamo da Leclerc e Sainz: impressionato dai loro test invernali?
«Sono andati forte, è bello rivederli competitivi, ed è un bene anche per la F1. Ci divertiremo».
La Red Bull non è cresciuta abbastanza da mantenere le distanze.
«Siamo migliorati, ma non so a che punto siamo. Domenica capiremo qualcosa di più, anche se i risultati dipenderanno da come sviluppiamo la macchina. Sono cambiate le regole, c’è tanto da imparare».
Che cosa ricorda dell’ultimo giro ad Abu Dhabi?
«Sensazioni straordinarie, ovviamente. Adesso non ci penso più così tanto, ma in quegli istanti era da matti».
Come ci si sente da campioni del mondo?
«Una volta che hai vinto, che hai raggiunto l’obiettivo della vita, ti alleggerisci di tantissima pressione. Il che non mi cambia: il primo titolo è il più importante, ma resto motivato come e più di prima».
Chi vincerà domenica?
«Io».
E il campionato?
«Sempre io. La prima regola è credere in se stessi».
Vettel sostiene che le monoposto 2022 da guidare sembrano dei camion.
«Le nuove regole non fanno che aumentare il peso, spero che un giorno si possa eliminare qualche chilo».
Il progettista della Red Bull, Adrian Newey, ha elogiato il suo contributo alla realizzazione della nuova monoposto.
«A livello di progetto ovviamente io non do nessun input, perché solo gli ingegneri sanno realizzare una monoposto veloce. Non appena la vettura tocca il tracciato, allora sì che do il mio contributo: dico quello che mi serve o che si può migliorare. È una cosa che mi piaceva fare già quando ero piccolo e spiegavo a mio padre (l’ex pilota di F1 Jos, ndr) come regolare il kart. Bisogna essere molto dettagliati per ottenere ciò che serve».
Ricciardo è appena guarito dal Covid, mentre Vettel si è contagiato e salterà la gara. La preoccupa l’eventualità di saltare un Gran premio?
«Dobbiamo fare attenzione. I rischi sono scesi, andiamo in Paesi dove le vaccinazioni sono diffuse, ma la circostanza di doversi fermare è sempre presente».
Non sarà facile sostituirlo: la Aston Martin ha preso Nico Hulkenberg, che avrà tre prove libere per imparare a guidare una monoposto diversa da qualunque altra abbia guidato.
«La vedo tosta per lui. Non ha mai girato con le gomme da 18 pollici e con l’effetto suolo. Tre sessioni di prove libere non bastano a prepararsi».
A proposito di cambi dell’ultimo momento: la Haas ha cacciato Mazepin e l’ha sostituito con Magnussen.
«Pure lui avrà i suoi problemi di adattamento».
È giusto licenziare un pilota perché è russo?
«È difficile rispondere. Se lo guardi come uno sportivo, Nikita si è comportato esattamente come tutti noi piloti. Sin da giovane voleva arrivare in F1 e ha dedicato la vita al suo obiettivo. Ha avuto il supporto del padre per passare di categoria, da F3 a F2, ma se non hai il talento non arrivi in fondo. Lui c’era riuscito e ora mi sento triste per lui che è uscito dal suo sogno. Speriamo di tornare presto a vivere in pace».
Manifesterete contro la guerra?
«Lo abbiamo già fatto prima dei test. Siamo contrari alla guerra e chiediamo che cessi il fuoco. È molto importante rimanere uniti».
Che cosa c’è nella sua vita fuori dai circuiti? Farsi una famiglia?
«Certe cose non le puoi pianificare e organizzare: accadono quando accadono. Più o meno come le mie gare, si vedrà alla fine che cosa succede».
Meglio prendere un cane, come ha fatto Hamilton?
«Meglio i miei due gatti. Un cane quando viaggi molto devi lasciarlo ad altri, così ti tocca trovargli una doggy sitter. I gatti se ne fregano, fanno le loro cose. L’importante è ricordarsi di chiudere a chiave la camera da letto, altrimenti ti svegliano la mattina presto».
Come devono essere le persone che stanno al suo fianco?
«Devono aiutarmi a non fare stupidaggini e dire quello che pensano di me. La sincerità è molto importante».
Ha mai pensato di correre una 24 Ore di Le Mans con suo padre?
«Sì, però lui non vuole. Dice che a 50 anni è troppo vecchio. Continuiamo a divertirci, io in F1 e lui in Gt3».
Frequenta altri piloti fuori dalle piste?
«No, è difficile incontrarsi. Anche organizzare un compleanno è complicato: la data la sai da tempo, magari la metà degli invitati dice sì, l’altra non può e poi arriva un impegno e devi prendere un volo per andare chi sa dove».
Lei ha appena firmato il rinnovo del contratto con Red Bull fino al 2028, mentre il Bahrein ha firmato per organizzare il Gp fino al 2036: la Formula 1 pensa a lunghissimo termine.
«Sì, ma le garantisco una cosa: io nel 2036 avrò 39 anni e non sarò più in Formula 1». —