ItaliaOggi, 17 marzo 2022
Quando Castro aiutò i bambini ucraini
La narrazione più o meno romantica dei barbudos che attraversavano la Sierra Maestra col fucile in spalla e il sigaro tra i denti raggiunse anche l’Ucraina. Dal 1959, l’anno in cui i rivoluzionari guidati da Fidel Castro rovesciarono il governo di Fulgencio Batista e presero il potere a Cuba, iniziò una lunga e stabile relazione diplomatica tra L’Avana e Kiev.L’alleanza è impressa in un francobollo emesso nel 2012 dal servizio postale cubano per celebrare il 20esimo anniversario delle relazioni diplomatiche con l’Ucraina. Ma c’è una data ancor più significativa che simboleggia il legame tra i due paesi: 26 aprile 1986. Il giorno dell’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. Una fotografia dell’epoca mostra Castro ai piedi della scaletta dell’aereo IL-86 di Aeroflot con a bordo 281 persone provenienti da Pripyat, la città più vicina a Chernobyl, e destinate al centro di riabilitazione allestito nella località turistica di Tarará. Lì dove il regime cubano, dopo l’incidente nell’impianto nucleare, offrì cure mediche a 21 mila bambini ucraini.
La scorsa settimana il giornalista Elson Concepción Pérez, tra le più importanti firme di Granma, l’organo ufficiale del partito comunista cubano, ha ricordato una delle visite di Castro al villaggio. «Aveva firmato il suo berretto verde oliva e l’aveva regalato a una ragazza ucraina, chiedeva informazioni a medici e dirigenti sull’intero programma di cura dei minori, sulle loro patologie più comuni e sull’evoluzione durante la loro permanenza sull’isola».
Oggi l’esecutivo del premier Manuel Marrero Cruz scagiona la Russia e attribuisce agli Stati Uniti e alla Nato la responsabilità della guerra nell’Europa dell’Est. Anche Peréz, nel suo pezzo, ha sottolineato come il regime di Castro, nell’accogliere i bambini di Chernobyl, «fece tutto gratuitamente, come espressione di amore e solidarietà: quegli attributi che contrastano con chi attualmente invia migliaia di tonnellate di armi in Ucraina, un paese divenuto ostaggio della politica egemonica degli Usa e della Nato per affrontare la Russia». Per quell’atto di generosità, nel marzo del 2010 l’allora capo di Stato dell’Ucraina, il filorusso Victor Yanukovich, conferì a Castro l’Ordine al merito di primo grado «per il suo importante contributo al recupero della salute dei bambini di Chernobyl».
Tra Cuba e Ucraina, come in ogni relazione, non sono mancati gli screzi. Nel 2014, in particolare, Castro condannò l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines in Ucraina attribuendone la responsabilità al «governo bellicista del re della cioccolata, Petro Poroshenko». E proseguì: «Cuba, che è sempre stata solidale col popolo ucraino, e che nei difficili giorni della tragedia di Chernobyl ha curato molti bambini colpiti dalle radiazioni, può solo esprimere la sua condanna per questa azione del governo anti-russo, anti-ucraino e pro-imperialista».
Attualmente in Ucraina vivono circa 400 cubani che introducono la popolazione locale alla cultura della danza latino-americana e alla musica tipica aprendo scuole di ballo e fondando gruppi musicali. I locali portano nomi come Buena Vista e Caribbean Club. Fidel Castro, invece, riposa al cimitero Santa Ifigenia di Santiago de Cuba, dove le sue ceneri di rivoluzionario 90enne furono tumulate nel novembre del 2016. Oggi che cosa penserebbe il vecchio Fidel dell’Ucraina, della Nato e della Russia di Vladimir Putin?