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 2022  marzo 17 Giovedì calendario

Flavio Briatore torna in F1. Intervista


Flavio Briatore è tornato in Formula 1 nel ruolo di «ambasciatore». Non sarà più dietro al muretto a dare ordini, si occuperà di affari. Potenziando l’intrattenimento e le opportunità commerciali, forte dell’esperienza da imprenditore a capo di un gruppo di 1.350 dipendenti nei settori della ristorazione e dello svago. L’ultima creatura, dopo il Billionaire e il Twiga, è «Crazy pizza». «L’idea era trasformare un prodotto di strada in un prodotto di lusso. Musica, energia, servizio: un ambiente diverso dalla solita pizzeria. Dopo le aperture di Roma e Milano, entro un anno e mezzo ce ne saranno 70 nel mondo». 
Magari un giorno sarà suo figlio Nathan Falco a dirigere le aziende, fa questo anche per lui? 
«Lo spero. Ma prima penso agli altri, la soddisfazione di un imprenditore è creare posti di lavoro e inventare cose nuove. Poi se mio figlio capisce che cosa significa questo spirito mi va bene, lo vedo interessato, ma non lo forzo». 
E in F1 che cosa farà esattamente Briatore? 
«La collaborazione è nata parlando con Stefano Domenicali, per dare una mano. Per sostenere gli organizzatori dei Gp, per supportare gli attuali partner commerciali e trovarne di nuovi. Inoltre, faremo un restyling del paddock club (gli spazi riservati ai vip, ndr) e dell’intrattenimento». 
In che modo? 
«Sarà diverso nel cibo e nello svago, dobbiamo creare la voglia di tornare a un Gp. Sarà un vantaggio anche per le squadre. Deve essere un’esperienza unica, la F1 negli ultimi due anni è esplosa grazie a Netflix, e alla proprietà americana. Il mercato Usa è una colonna portante ora». 
Alcuni piloti si rifiutano di partecipare alla serie «Drive to Survive», a lei piace? 
«Eccezionale. Per chi non conosce la F1 è fantastica, ha attirato milioni di giovani americani. Se la F1 è diventata popolare in America è grazie a quella serie». 
E della F1 dei suoi tempi a che cosa è rimasto più legato? 
«Alla Benetton. Vincevamo e davamo fastidio: un’azienda di magliette batte i team storici. Abbiamo cambiato gli equilibri e anche la comunicazione portando in pista la moda, le modelle e i grandi stilisti». 
E i successi alla Renault? 
«Lì abbiamo girato lo stesso film con attori differenti. Al posto di Schumacher c’era Alonso, che a 40 anni è un lottatore. Gli voglio bene». 
Che cosa le viene in mente quando pensa a Michael, frequenta la sua famiglia? 
«A volte ritrovo vecchie foto di noi due, me lo voglio ricordare così com’era. Quando devi parlare di lui, pensando a come è adesso, è molto dura per tutti quelli che come me lo hanno frequentato. Bisogna soltanto pregare, solo un miracolo potrebbe farlo tornare la persona di prima». 
Per chi ha vissuto l’era di Michael, di Senna, non c’è il rischio della nostalgia? 
Se i giovani sono tornati ad appassio-narsi alla F1 è anche merito dei social: i nuovi piloti sono attivi e divertono i ragazzi su Instagram e TikTok 
«Lo sport si evolve. La popolarità della F1 sta crescendo grazie a una generazione di piloti attivi sui social media. Gli eroi di mio figlio sono Russell, Gasly, Norris, ragazzi che divertono su Instagram, TikTok. Parlano un altro linguaggio rispetto ad Alonso. Se i giovani sono tornati ad appassionarsi è grazie ai social media. E poi il duello Verstappen-Hamilton ha riavvicinato anche chi si era allontanato. È stata una competizione incredibile». 
Per chi ha tifato? 
«Per Max, volevo che ci fosse un campione del mondo diverso da Hamilton. E poi nell’arco di un campionato così lungo emerge il migliore. Per anni la Mercedes ha lottato soltanto contro sé stessa, questo duello è servito anche a rimotivarla. La vittoria di Max ha fatto bene a tutti». 
La Ferrari non vince dal 2008, quali errori ha commesso secondo lei? 
«Difficile dirlo. Almeno un Mondiale, quello del 2010 con Alonso, è stato buttato via. Ma li aspettiamo adesso, hanno sempre detto che avrebbero puntato sul 2022. Ora che si sono rimescolate le carte mi auguro che la Ferrari vinca. E anche se non dovesse vincere il titolo, che almeno sia competitiva». 
Anche perché se non lo fosse, ci sarebbero altri cambiamenti ai vertici della squadra. 
«Sono già stati tanti e non so quanto abbiano giovato. Con Montezemolo era sempre competitiva». 
Se Marchionne fosse ancora vivo sarebbe arrivata prima al Mondiale? 
«Marchionne è stato straordinario sotto tanti aspetti, un mago dell’industria. Ma non ha lasciato il segno in F1, non credo che l’abbia capita fino in fondo». 
Ha un po’ di rimpianto per non aver mai diretto la Ferrari, le sarebbe piaciuto? 
«Sicuramente. Ma non mi hanno mai chiamato e ci siamo sempre trovati l’uno contro l’altro: prima alla Benetton e poi alla Renault. Alla Ferrari non si può dire di no, chi lo racconta dice bugie. Ricordo quando Michael mi disse che stava parlando con Maranello, capii subito che era il suo sogno. La Ferrari è una realtà unica, ancora più unica dei risultati che ha ottenuto». 
Passiamo ai piloti attuali. Verstappen? 
«Aggressivo, un grande». 
Hamilton? 
«Straordinario, meno spettacolare di Max». 
Leclerc? 
«Deve dimostrare quanto vale su una macchina competitiva». 
Sainz? 
«Idem». 
Alonso? 
«Non molla mai». 
Norris? 
«Veloce, mi piace molto». 
Ricciardo? 
«È un po’ una delusione». 
Russell? 
«Per Hamilton sarà un compagno scomodo». 
Perez? 
«Guida nella terra di nessuno, non è ai livelli di Max». 
Con l’uscita di Antonio Giovinazzi, l’Italia è sparita. 
Ho fatto il tifo per Verstappen, volevo un vincitore diverso, ha fatto bene a tutti 
La Ferrari? Spero davvero sia competitiva, resta una realtà unica al di là dei risultati 
«Ma c’è Domenicali, a capo della F1, è la nostra medaglia d’oro». 
Perché il suo nome negli ambienti inglesi crea ancora polemiche, dà fastidio? 
«Ce l’hanno con me da quando Michael vinse il suo primo Mondiale, nel 1994, battendo Damon Hill. E poi da quando alla Renault non ho rinnovato il contratto di Jenson Button per prendere Alonso: alla conferenza i giornalisti inglesi a momenti spaccavano il motorhome. Dissi: “Solo il futuro dirà se ho fatto bene o male”. E ho fatto bene, con un altro al posto di Alonso non avremmo vinto».