ItaliaOggi, 16 marzo 2022
Der Spiegel, i soldi di Gates e l’indipendenza dei giornali
Quando ero in redazione a La Stampa, al desk degli esteri, dovevamo stare attenti a pubblicare notizie sgradite ai paesi dove la Fiat aveva interessi. Cioè a quasi tutti, dalla Russia alla Turchia, alla Polonia. Però si restava abbastanza obiettivi, un nostro corrispondente fu espulso da Mosca accusato di «rovistare nei bassifondi contrari al regime».
I colleghi della cronaca non riportavano mai la marca delle auto coinvolte in un incidente. Le Fiat erano sacre, e per fair play si evitava anche di citare Vw o Peugeot. La «casa» di Torino era la proprietaria del giornale, era dunque scontato.
Anche la Süddeutsche Zeitung, il quotidiano di Monaco, avrebbe qualche problema a criticare un nuovo modello della Bmw, e la Stuttgarter Zeitung non risparmierà gli elogi alla Mercedes. Si rischia di perdere la pubblicità. Ma se si esagera in gentilezza si rischia di perdere lettori. Sono problemi noti.
Il periodico Wirtschaftsjournalist (esce ogni due mesi in 5mila copie), il giornalista economico, che mi arriva in omaggio, si inquieta giustamente perché Der Spiegel ha ricevuto 2,9 milioni di dollari (2,5 mln di euro) dalla fondazione di Bill e Melinda Gates. È un problema per l’indipendenza dell’informazione, anche se una simile somma fa piacere a qualsiasi testata in tempi di magra, dovuti alla crisi della stampa che tocca la Germania, fino a ieri un paradiso dei lettori.
Perché mai Bill Gates, il re del software, il creatore di Microsoft, un capitale calcolato intorno ai 135,9 miliardi di dollari, a lungo l’uomo più ricco al mondo, dovrebbe essere interessato al settimanale di Amburgo?
E non è la prima volta. Nel 2018, la fondazione versò allo Spiegel, 2,3 milioni di dollari.
Come ha impiegato, il settimanale amburghese i milioni di Gates? È stata finanziata dal 2019, una nuova rubrica, Globale Gesellschaft, società globale, a cui collaborano i corrispondenti da tutto il mondo, con notizie su migrazione, clima, ingiustizie sociali.
Ogni anno la rubrica ha ricevuto 700mila euro, ma (si assicura da Amburgo) la redazione ha deciso autonomamente sulla scelta dei temi, e sulle analisi. In nessun modo la fondazione di Bill e Melinda ha influito sul lavoro dei giornalisti.
Lo Spiegel ha informato sempre liberamente e, a volte, senza risparmiare le critiche sulla fondazione.
Il settimanale Der Spiegel (1400 dipendenti) perde copie e pubblicità, negli ultimi tre mesi la media delle copie vendute è stata di 685mila, sempre meglio dei rivali Stern (367mila) e Focus (256mila) ma è lontana dal record di un milione e centomila copie. Il bilancio, l’anno scorso, ha raggiunto i 256,4 milioni di euro.
Ha bisogno delle sovvenzioni di Bill Gates? si chiede il Wirtschaftsjurnalist. Ma l’attivo è stato appena di 26 milioni, e i cinque milioni ricevuti dalla fondazione di Seattle negli ultimi tre anni, hanno il loro peso. La fondazione di Gates, con un capitale di 50 miliardi di dollari, è la più grande al mondo, e ha partecipazioni in imprese come Coca Cola o Caterpillar.
Der Spiegel ha ribadito la propria indipendenza ma c’è il pericolo che venga condizionato. «Solo il sospetto è fatale», ha commentato Frau Marlis Prinzing, portavoce del gruppo Medienethik für Publizistik. Il giornalista Alexander Fanta di netzpolitik.org. che si è occupato dei rapporti di Google sull’informazione, ha più di una preoccupazione: «Se lo Spiegel riceve sovvenzioni dalla fondazione di Gates, i suoi lettori devono accettare che nella sua informazione ci siano dei vuoti».
Gates ha influito sulle posizioni filoamericane, senza riserve, dello Spiegel negli ultimi tempi? In passato, si cercava sempre di informare in modo obiettivo, pur prendendo posizione. Quotidiani come la Frankfurter Allgemeine Zeitung o la Süddeutsche Zeitung, tra i più influenti in Europa, non hanno ricevuto sovvenzioni dal magnate americano.
Al riguardo non esistono analisi approfondite, ha ammesso Wirtschaftsjounalist, ma si nota come il settimanale prenda sempre le difese di Gates spesso accusato di complotti globali. Magari con ragione contro le ossessioni dei complottisti, ma si riscontra un’attenzione particolare da parte dei giornalisti di Amburgo.