Corriere della Sera, 16 marzo 2022
Le nuove regole per i soldati italiani
L’Italia alza il livello di addestramento dei soldati a «warfighting». Una circolare trasmessa il 9 marzo scorso a tutti i reparti aggiorna le disposizioni per i militari «al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale», come precisa lo stato maggiore dell’Esercito. E prevede un maggior impegno nel conflitto tra Russia e Ucraina, dove alcuni nuclei speciali sono già stati schierati ai confini nell’ambito della missione della Nato. Ma anche «il massimo livello di efficienza degli armamenti». Ecco perché limita le possibilità di concedere i congedi anticipati e soprattutto chiarisce che l’utilizzo dei soldati in Italia dovrà essere «avallato a livello centrale». E sembra scontato che la revisione riguarderà l’operazione «Strade sicure» per la quale si sta valutando una riduzione drastica del personale.
I soldati
Il documento chiede di «porre particolare attenzione nel valutare le domande di “congedo anticipato” in quanto in un momento caratterizzato dall’intensificarsi delle tensioni geopolitiche, deve essere effettuato ogni possibile sforzo affinché le capacità pregiate possono essere disponibili». Chiarisce che «il personale in ferma prefissata dovrà alimentare prioritariamente reparti che esprimono unità in prontezza nei prossimi due anni. Tutte le unità in prontezza devono essere alimentate al 100% con personale “ready to move”, senza vincoli di impiego operativo anche ricorrendo all’istituto del “comando”». Vuol dire che chi fa parte di queste squadre non dovrà avere vincoli rispetto all’impiego immediato.
L’addestramento
Secondo la circolare «tutte le attività addestrative anche quelle dei minori livelli ordinativi dovranno essere orientate al warfighting. In merito viene disposto il rinvio di tutte le esercitazioni che non siano specificatamente indirizzate al mantenimento delle capacità operative rivolte alla prima e alla seconda missione», quindi «difesa degli interessi vitali del Paese e protezione degli interessi strategici». Ciascun reggimento di artiglieria deve essere addestrato ad operare sia nel ruolo «di supporto diretto che in quello di supporto generale». E per questo «si rende necessario valutare la possibilità di affiliazione addestrativa operativa dei battaglioni delle trasmissioni alle Grandi Unità».
La missione
Lo stato maggiore sottolinea che «occorre garantire maggiore omogeneità delle forze che contribuiscono alla condotta di operazioni evitando per quanto possibile il frazionamento delle unità. Tale principio deve ispirare la pianificazione di impiego dei comandi unità di forza armata». In questo capitolo si chiarisce che «qualsiasi richiesta di concorso operativo sul territorio nazionale deve essere indirizzata e avallata a livello centrale» e per questo si valuta la possibilità di ridurre il numero dei soldati impiegati adesso in «Strade sicure». Anche tenendo conto che «gli assetti sanitari costituiscono una capacità essenziale per l’operatività dei reparti in tale ambito qualsiasi richiesta di supporto dovrà tenere nella dovuta considerazione i prioritari impegni connessi con l’approntamento dello strumento, le forze in prontezza e le attività operative in atto». E quindi vengono allertati gli altri reparti: «Devono porsi in essere le attività necessarie ad accelerare la disponibilità operativa del 52º reggimento “Torino” dando priorità alle batterie semoventi anche utilizzando le potenzialità formative addestrative dell’ottavo reggimento “Pasubio”».
Armi
L’Italia ha già inviato armi alle autorità ucraine. Ora lo stato maggiore sottolinea che bisogna «provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri (con focus sulle piattaforme dotate di sistemi di autodifesa) e i sistemi d’arma dell’artiglieria».
Gli attacchi hacker
Il governo decide di «blindare» anche i sistemi informatici in vista di possibili attacchi e ritorsioni alle sanzioni. Per questo il sottosegretario alla Presidenza Franco Gabrielli annuncia un decreto per «dismettere non solo l’antivirus Kaspersky, ma anche altre piattaforme russe usate nella pubblica amministrazione».