la Repubblica, 16 marzo 2022
Sul set di “Mia”, il nuovo film di Ivano De Matteo
Una famiglia felice, una ragazzina che cresce, il primo amore. Il rapporto tra un padre e una figlia, un fidanzato manipolatore e possessivo che, di fronte a un rifiuto, reagisce con la violenza dei social postando le foto più intime, mentre il padre esasperato imbocca la via della vendetta. Si chiama M ia il film che Ivano De Matteo ha appena finito di girare tra Testaccio e viale Marconi, quartieri romani limitrofi alla “sua” Trastevere. «Sono cresciuto qui – racconta all’incontro tra i tavolini del bar San Callisto, da tempo suo “ufficio” – ma col tempo noi fratelli ci siamo divisi e io sono finito a viale Marconi, quartiere interessante».
Questo film, prodotto da Lotus- Leone Film e Rai Cinema, è un lavoro «a conduzione familiare», scritto anche stavolta a quattro mani con Valentina Ferlan, la sua compagna. Perché questa storia, oggi? «Abbiamo scritto il soggetto prima del lockdown, sono partito dall’osservazione dei miei figli, la trasformazione fisica della secondogenita, i giochi lasciati, il trucco, le telefonate interminabili. Da padre senti il rapporto che si allenta, lei sta diventando una donna e s’innamora di un altro uomo. Non puoi che sperare che il primo amore sia qualcosa di dolce, non una falsa partenza». Una condizione che accomuna tante famiglie, «le ansie dei genitori riguardo alle scelte dei figli sono molte, abbiamo scelto lo sguardo di un padre». Personaggio che, nel film, è interpretato da Edoardo Leo: «Mi serviva un bel cinquantenne con la faccia buona, che conosce lo stato d’animo, Edoardo ha una figlia di 12 anni. Ma anche capace di una drammatica trasformazione». La madre ha il volto sensibile di Milena Mancini, la protagonista Mia è l’esordiente Greta Gasbarri, quindicenne molto somigliante alla figlia del regista.
De Matteo ha firmato film come I nostri ragazzi e Villetta con ospiti. «Il tono che ho voluto per questo si avvicina a quello di Gli equilibristi, anche se non è un sequel. Lì c’era una figlia che doveva farsi grande per aiutare un padre in difficoltà, qui il contrario. È come se quella ragazzina crescesse e dovesse affrontare l’età adulta, l’uscita dal guscio». Nella storia entra in gioco la tecnologia, i nuovi linguaggi: «Ho chiesto aiuto a mia figlia e a mio figlio che ha vent’anni. Lei ci ha dato le parole, il nuovo slang, da “sgravato”, a “sottone”. Una parte del gruppo del film è fatta dai loro amici, lei stessa ha un piccolo ruolo». I giovani di casa De Matteo (il primogenito è un musicista) hanno reagito sportivamente «ma hanno voluto togliere dettagli rivelatori e i loro luoghi, centri sportivi e pizzerie». È un film destinato alle famiglie, che parte come una commedia, con un TikTok tra padre e figlia «come succede nella vita, ti fai fare di tutto dai figli, balli con loro, ti fai mettere lo smalto, finisci sui social. Ma dal sorriso tutto questo meccanismo può invece portarti a piangere».
La storia slitta dalla commedia a un dramma quotidiano. Con un finale aperto: «Come succede nei miei film, che non contengono dogmi e indicazioni. A ciascuno di noi capita di cadere nella tempesta, i tuoi figli si devono gettare e tu sei lì ad aspettare quel che accade. Ma c’è sempre una speranza».