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 2022  marzo 15 Martedì calendario

Va di moda l’usato

La pandemia ha acceso la passione degli italiani per l’usato. Una tendenza iniziata negli anni passati, ma esplosa dopo la fine delle restrizioni. Nei lunghi mesi di lockdown in molti hanno trascorso il tempo a svuotare armadi e cantine, tirando fuori un tesoretto di vestiti e oggetti che poi sono finiti sulle bancarelle e nei negozi specializzati nella second hand in tutto il Paese. Un mercato in continua crescita, complice l’incertezza economica, ma anche una nuova sensibilità ambientale e un vero cambio di atteggiamento collettivo verso i beni di seconda mano. Il 2021 è stato l’anno del boom: abiti, scarpe, borse e accessori, ma anche mobili e arredamento, possibilmente anni Cinquanta o Sessanta (in gergo, mid-century ). E poi opere d’arte e utensili di ogni tipo.
La principale associazione del settore è la Rete Onu, che rappresenta circa 15mila addetti, dai mercatini di strada fino ai franchising e alle grandi cooperative. Secondo il presidente, Alessandro Stillo, «quando hanno riaperto le attività abbiamo notato in tutta Italia un aumento sensibile del gradimento dei consumatori rispetto al riuso. E come sempre le ragioni di fondo sono molteplici ». Che si tratti di arredamento o di vestiario, quello che gli italiani anelano è il vintage, l’usato di qualità. Che ormai spesso è preferito al nuovo. «Il fast fashion, la moda spazzatura, non piace più», dice Sebastiano Marinaccio, presidente di Mercatino srl, azienda veneta che conta quasi 200 negozi in franchising di vendita per conto terzi. «Per noi il 2021 è stato da record, +6,7% rispetto al 2019. E il 2022 non sarà da meno: stimiamo un volume d’affari oltre i 90 milioni di euro. Un risultato dato da una combinazione positiva di fattori: c’è di certo l’accresciuta sensibilità per i problemi ambientali». Perché ogni oggetto di seconda mano acquistato sottrae un rifiuto alla discarica. E soprattutto evita che si produca un oggetto nuovo, con le ovvie ricadute positive in termini di inquinamento. Ma conta e continua a contare l’incertezza economica: «In ogni famiglia italiana, in media, ci sono 1700-1800 euro di beni usati che possono essere rivenduti – spiega Marinaccio. È un piccolo giacimento che in caso di contrazione economica può integrare il reddito familiare». Non si tratta solo di abiti o mobilio: le soffitte del nostro Paese sono piene delle cose più strane e le persone sono pronte a metterle in vendita: «Nei nostri negozi ormai ci sono club dedicati agli oggetti rari. A volte facciamo dei concorsi interni per cercare di capire cosa sono. Una volta ci è capitato un marchingegno di metallo pieno di ingranaggi. Alla fine abbiamo realizzato che era il prototipo di una macchina per fabbricare coni gelato». Curiosamente, le persone tendono a spendere i soldi guadagnati vendendo usato in attività ludiche. È quello che in gergo si chiama «denaro leggero», dice ancora il presidente di Mercatino: «Secondo una nostra nuova indagine, la prima cosa che si fa con i soldi dell’usato è andare a mangiare la pizza con la famiglia. I commercianti delle zone intorno ai nostri punti vendita ci vedono come un’opportunità, perché contribuiamo a ravvivare l’economia».
A volte il circuito del riuso incontra il volontariato. Non si contano in Italia i mercatini i cui proventi vanno alla beneficenza. E per chi ha oggetti che non hanno abbastanza valore per essere venduti, ci sono sempre i gruppi “Te lo regalo se vieni a prenderlo”, una rete attiva in tutto il Paese grazie ai social. Ma il vero boom lo conoscono i negozi dell’usato conto terzi. I risultati positivi sono confermati anche da Alessandro Giuliani, Ceo di Leotron, azienda che controlla le due catene Mercatopoli e Baby Bazar: «In Italia la concezione del riuso è cambiata. In passato era percepito come legato alla povertà. Ma negli ultimi mesi ha preso definitivamente piede il concetto di usato di valore. Ormai tra i consumatori c’è la consapevolezza che spesso gli oggetti di seconda mano hanno una qualità maggiore rispetto al nuovo. Oggi la produzione è sempre più concepita come usa e getta, sono cose che non potrebbero mai avere una seconda vita». Gli italiani tendono a comprare vestiti e mobili vintage, usati ma magari di grandi firme, convinti che la qualità di una volta non esista più. I dati di Mercatopoli lo testimoniano: una crescita del 25% nel 2021 sull’anno precedente. Mentre Baby Bazar – specializzato in vestiti, giochi e accessori per bambini – l’anno scorso è cresciuto del 27%. A dare la spinta ai mercatini dell’usato ci sono state le nuove piattaforme – come Vinted o Subito – dedicate al commercio online: «Anche se non hanno a che fare con i nostri negozi, hanno una ricaduta positiva su tutto il settore – dice ancora Giuliani – perché aiutano a cambiare la percezione generale sull’usato ».