ItaliaOggi, 15 marzo 2022
Gli oligarchi che si sono comprati l’Italia
Ci sono oligarchi russi molto ricchi, legati strettamente a Vladimir Putin e colpiti per questo dalle sanzioni Usa-Ue, i quali negli ultimi venti anni hanno comprato in Italia non solo ville sontuose, ma anche il favore di alcuni leader politici, con risultati incredibili, che solo ora stanno venendo alla luce. Un esempio? Ieri, sul Corriere della sera, un articolo curato dal Dataroom di Milena Gabanelli, nel fare l’elenco delle ville e degli affari degli uomini di Putin in Italia, ha messo in evidenza che otto di loro hanno ricevuto perfino onorificenze dal Quirinale, alcuni «al merito della Repubblica italiana», altri insigniti dell’Ordine della Stella d’Italia. Sui motivi delle onorificenze, tuttavia, l’inchiesta non dice una sola parola. Una lacuna che ho potuto colmare rileggendo un libro imperdibile, uscito l’ottobre scorso, frutto di alcuni anni di ricerche e ben documentato, scritto da Jacopo Jacoboni e Gianluca Paolucci: Oligarchi. Come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia; Laterza.
Prendiamo Alisher Usmanov, nominato dal Quirinale «commendatore della Repubblica». La Gabanelli si limita a ricordare che è azionista di maggioranza di Metalloinvest. Il libro di Jacoboni e Paolucci, che gli dedicano un intero capitolo, lo descrive invece a tutto tondo: non solo come uno degli uomini più ricchi della Russia e del mondo, non solo come uno dei probabili prestanome di Putin nel mondo degli affari legati al gas russo e ai gasdotti, ma anche un abile tessitore di rapporti politici e culturali in Italia, consolidati con generosi finanziamenti. Ed è stato grazie a questi ultimi, spiega il libro, che nel 2017 è arrivata la nomina del Quirinale, firmata da Sergio Mattarella. L’oligarca Usmanov aveva infatti finanziato, con una donazione al Comune di Roma, guidato all’epoca dal sindaco Ignazio Marino, il rifacimento della Sala degli Orazi e Curiazi nei musei capitolini, il restauro della Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale e del Foro Traiano a Roma. Dopo di che, «la procedura per l’onorificenza quirinalizia era stata avviata dall’ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Maria Ragaglini, e aveva ricevuto il via libera del ministro degli Esteri di allora, Angelino Alfano, ex pupillo di Silvio Berlusconi».
Presentarsi come “mecenate” dell’arte e della cultura, per poi raccoglierne i dividendi politici per Putin, per Usmanov è stata una tattica abituale. Jacoboni e Paolucci rivelano che nel 2018 l’allora premier Giuseppe Conte, in visita ufficiale a Mosca, presenziò al Cremlino alla prima del film di Andrey Konchalovsky «Sin, il peccato», sulla vita di Michelangelo, di cui Usmanov era stato il principale finanziatore. Per l’occasione, era presente anche Putin. E Conte, raccontò poi il regista, gli chiese di regalare una copia del film a Putin, il quale l’avrebbe poi portata il 4 luglio 2019 in Vaticano come dono a papa Francesco, nel loro terzo incontro. Piccola tessera di un mosaico politico più ampio, che il libro riassume così: «Russia e 5stelle vanno a braccetto politicamente fin dai tempi delle incredibili interviste agiografiche di Russia Today a Beppe Grillo e delle battaglie di Manlio Di Stefano e di Alessandro Di Battista per sottoporre persino l’adesione italiana alla Nato a periodici referendum da tenersi sulla piattaforma Casaleggio». Posizione di cui, dopo l’aggressione di Putin contro l’Ucraina, nessuno dei 5 stelle parla più.
Il libro racconta che Alishev Usmanov è di casa in Italia da tantissimo tempo. D’estate si trasferisce per tre mesi nelle sue ville in Costa Smeralda, dove ne possiede ben otto, una collezione iniziata nel 2006, quando acquistò a Romazzino, tra Porto Rotondo e Porto Cervo, quella dell’industriale Antonio Merloni per 35 milioni, all’epoca una cifra record. «Organizza feste alle quali vanno un po’ tutti, a cominciare da Berlusconi, che nel 2012 è stato tra i cento ospiti selezionati da Usmanov per una festa speciale in onore di sua moglie, l’ex ginnasta di origini ebraiche Irina Viner, presidente della Federazione di ginnastica russa, amica e mentore tra l’altro di Alina Kabaeva, grande talento della ginnastica, poi diventata, secondo i giornali indipendenti russi, amante di Putin».
Usmanov ha acquistato in Liguria anche Villa Maramozza, 1.180 metri quadrati, più trentamila di bosco mediterraneo, piscina, campo da tennis e due discese a mare, vicino alla punta di Caletta di Lerici. Una villa dove fino all’estate scorsa si recava a bordo del suo yacht Dilbar, lungo 156 metri, venti cabine, 80 uomini di equipaggio, per anni il più grande al mondo, valutato tra 500 e 800 milioni di dollari. Tutte proprietà, le ville e lo yacht, sulle quali si sono abbattuti, pochi giorni fa, i sequestri decretati dal governo italiano a seguito delle sanzioni economiche Usa e Ue contro Putin e gli oligarchi a lui vicini per l’aggressione militare contro l’Ucraina.
Che l’oligarca Usmanov sia uno degli uomini più vicini a Putin lo ha confermato nel novembre 2020 il dissidente russo Alexey Navalny, quando parlò in collegamento video al Parlamento Ue poco prima di tornare a Mosca, dove è stato arrestato e imprigionato. Putin, affermò Navalny, è un pericolo per la democrazia, e i politici europei devono smettere di fare gli ipocriti, consentendo ai suoi prestanome di mantenere proprietà di lusso in Europa, da Barcellona a Montecarlo fino alla Sardegna. Invece di sanzionare funzionari di governo di scarso rilievo, disse, l’Ue doveva colpire alcuni ricchi oligarchi, figure prive di incarichi istituzionali, i quali sono i veri prestanome delle ricchezze accumulate da Putin. E fece tre nomi: Alishev Usmanov, Roman Abramovich e i Rotenberg. Da allora è trascorso più di un anno senza che l’Ue muovesse un dito. La fine dell’ipocrisia (e delle onorificenze) è arrivata soltanto dopo l’aggressione di Putin all’Ucraina. Troppo tardi, purtroppo.