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 2022  marzo 13 Domenica calendario

Cosa fa oggi Claudio Cecchetto

Non c’è un Claudio Cecchetto privato con passioni diverse da quella che lo nutre da quando aveva i calzoni corti: la musica. Musica da dj alla radio, musica da produttore che ha saputo inventarsi la dance all’italiana, musica persino da aspirante sindaco di Riccione. Eh già, perché colui che ha fatto ballare mezza Italia con una geniale scemenza come Gioca Jouer – ve la ricordate? “Dormire”, “Salutare”, “Autostop”, “Starnuto”, e tutti ad accompagnare le parole coi gesti del caso -, dopo aver mancato di poco il risultato a Misano Adriatico, ora alza il tiro preparandosi a correre come aspirante sindaco di Riccione.
Chi glielo abbia fatto fare, e soprattutto perché, è lui stesso a spiegarlo: «Mi era venuta l’idea di modificare il nome del comune in Misano Marittima (la più celebre Milano, sempre Marittima, non è lontana da qui ed è rinomata per il Papeete e altri locali Vip, ndr), ne ho acquisito la direzione artistica, ma il direttore artistico non decide, chi decide è il sindaco, e allora mi sono candidato sindaco con una lista civica, raccogliendo il 34% delle preferenze rispetto al 39% del mio avversario del Pd, partito che vinceva lì da ottant’anni...».
Forte di una buona dose di umiltà, Cecchetto l’ha presa con filosofia: «O si vince o si impara, come ha detto Mandela, così eccomi candidato a Riccione». Cosa glielo abbia fatto fare, al di là della legittima aspirazione a voler decidere una volta sindaco, è ancora più inconsueto, anche se la politica appartiene alla sua esperienza di studente nella Milano degli Anni 70, quando era facilissimo far parte di un gruppo extraparlamentare: «Ho fatto politica a scuola, all’istituto dove studiavo per diventare perito termotecnico, una novità che mi piaceva, ma c’erano già ragazzi che facevano politica per professione, mentre io lo facevo per la mia classe e la mia scuola. Allora ero simpatizzante del movimento studentesco».
All’università ha frequentato Scienza delle preparazioni alimentari, un’altra materia inconsueta per l’epoca: «Ho fatto venti esami, ma mi capitò l’occasione di andare a trasmettere a Radio Milano International e lasciai l’università a un pelo della laurea. Allora ero un simpatizzante di Avanguardia operaia». Ma se il movimento lo assorbì fino a un certo punto, ciò che lo catturò fino in fondo, al punto da fargli dire «nasco dj e morirò dj». Il fatto è che la proliferazione delle radio libere, così come delle tv private, era un effetto collaterale dell’ansia da comunicazione del Settantasette, e Cecchetto era pronto a cavalcarne l’onda, prima a Tele Milano e poi, nel 1979, alla Rai: «La grande occasione è stata nel settembre di quell’anno con Discoring, Ravera mi ha visto e quattro mesi dopo feci Sanremo, che però non andò tanto bene».
Finita l’esperienza televisiva, eccolo sfruttare l’altra grande qualità che ne ha fatto una fabbrica di personaggi di successo: il talent-scout. Parlano i nomi che ha lanciato, da Jovanotti a Jerry Scotti, da Max Pezzali a Fiorello, da Sandy Marton a Tracy Spencer, stellina brillata lo spazio di un singolo. Cecchetto ha interpretato lo spirito degli Anni 80, di più, ha contribuito a crearlo nel suo lato più sbarazzino e festaiolo, inventandosi il Jovanotti di Vasco e La mia moto molto prima che Lorenzo Cherubini cambiasse pelle diventando quel che è diventato. Inutile chiedergli quali altri passioni animino la sua vita, semplicemente perché la passione gli si accende solo per la radio con annessi e connessi, cioè musica e artisti da scagliare verso il successo. Non sa cucinare: «Giusto lo spaghetto, fai bollire l’acqua e quando bolle butti giù, poi un po’ d’olio o burro. Mia moglie mi fa una dieta per tenermi in forma, e invece del burro ci mette l’olio...». Sposato con due figli, Jody, 27 anni, dj a Rtl, e Leonardo, 21, autore di canzoni oltre che studente universitario, Cecchetto continua a bazzicare la musica, con un vecchio amico: «Faccio il produttore dei due prossimi concerti allo stadio di Max Pezzali, titolo San Siro canta Max: canteranno tutti dall’inizio alla fine».