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 2022  marzo 13 Domenica calendario

Le nuove armi di Putin

«Volnovakha non esiste più». Il governatore ucraino del Donetsk non è retorico nel descrivere i danni provocati dall’attacco russo contro le città. Mosca sta usando la potenza di fuoco della sua armata per colpire i capisaldi urbani della resistenza all’invasione. Quadrimotori Tupolev lanciano missili cruise sui centri della regione occidentale, sulla periferia di Kiev e su Dnipro; tutte località dove le difese antiaeree sono ancora attive. Più drammatici i raid dei caccia Sukhoi su Kharkiv, Sumy, Oskil, Mariupol e Volnovakha: seminano ordigni da mezza tonnellata sui palazzi, restando a 4mila metri d’altezza per evitare i missili terra-aria Stinger. Sono bombardamenti a tappeto, che sbriciolano interi condomini.
Questa campagna aerea ha bersagli militari – depositi di carburante e munizioni, fabbriche e infrastrutture – ma soprattutto l’obiettivo strategico di portare allo stremo gli abitanti di città assediate da oltre due settimane, senza acqua, elettricità e cibo. Il Pentagono sostiene che l’aviazione stia compiendo duecento incursioni al giorno: un numero impressionante, ma limitato rispetto alle capacità delle squadriglie schierate dal Cremlino. Questo significa che Putin non intende fermarsi a breve e conserva forze aeree per incrementare ulteriormente la brutalità dei bombardamenti.
Solo adesso i russi stanno facendo entrare in campo armi sofisticate e terribili, concentrate sull’assedio della capitale. Nel pieno centro di Kiev si è abbattuto un “drone kamikaze”, tecnicamente chiamato “ loitering munition”: sono piccoli aerei telecomandati che restano a lungo in volo, in attesa di individuare l’obiettivo. Hanno una testata di esplosivo e centinaia di biglie d’acciaio che moltiplicano gli effetti letali: vengono prodotti dalla Kalashnikov, la storica azienda dei fucili mitragliatori. Sempre intorno a Kiev, la propaganda di Mosca ha mostrato le azioni dei proiettili d’artiglieria a guida laser: munizioni sparate dai cannoni che hanno però la precisione dei missili. Sono “pilotate” da droni ricognitori e vengono impiegate per distruggere le postazioni dei razzi anti-tank donati dall’Occidente.
L’arsenale di armi controcarro è diventato l’elemento decisivo. I generali russi cercano di impedirne la consegna al fronte con una manovra tradizionale: circondare le grandi unità ucraine e tagliare le strade dei rifornimenti. Si ritiene che l’avanzata terrestre punterà su Dnipro, la città che controlla i ponti sul fiume Dnepr, proprio per completare questo disegno.Dopo 18 giorni di combattimenti la situazione delle brigate ucraine a oriente del Dnepr comincia a farsi drammatica: le scorte di carburante, munizioni e ricambi, sono quasi esaurite obbligando ad abbandonare tank e blindati. Una crisi confermata dalla perdita di Volnovakha, la cittadina chiave che impediva ai russi di collegare le repubbliche secessioniste alla Crimea, sbriciolata da bombe d’ogni tipo. Le autorità locali ucraine hanno dichiarato che il 75 per cento della loro regione del Donbass è adesso in mano ai russi. L’esercito di Kiev in quell’area fatica a organizzare i contrattacchi che finora hanno decimato gli invasori e presto sarà costretto a limitarsi alla guerriglia, asserragliandosi nei boschi e nelle città.
L’offensiva di Mosca si sta accanendo in queste ore soprattutto su Mariupol, l’ultimo baluardo ucraino sul Mare d’Azov, e su Mykolaiv, il bastione che frena la marcia su Odessa. I russi hanno aggirato questa posizione ma non riescono ad espugnarla, perché qui i missili consegnati da americani ed europei arrivano in quantità e infliggono danni micidiali. Lo stesso accade nella capitale, dove gli assedianti replicano intensificando il fuoco di cannoni e razzi per scacciare gli ucraini dai sobborghi. Paracadutisti, incursori spetsnaz e miliziani ceceni rastrellano le case una per una: solo quando la zona sembra sicura fanno avanzare le altre truppe. Ma i difensori riescono spesso a coglierli di sorpresa. È una guerra totale, in cui il bilancio delle vittime continua ad aumentare. Il presidente Zelensky ha detto che il suo esercito ha avuto 1.300 caduti. Mosca dopo i primi cinquecento morti ha smesso di parlarne: potrebbero essere più di 4mila. E non c’è più una stima attendibile delle vittime civili: sono talmente tante che nessuno riesce a tenere il conto.