Il Messaggero, 13 marzo 2022
I rincari di gas e benzina per Cingolani sono «una truffa»
La benzina ormai a un passo dai 2,3 euro con il petrolio a 110 dollari al barile. E il gas che oscilla in poche ore tra i 140 e i 250 euro per megawattora. Tutto questo va ben oltre gli effetti reali della guerra Russia-Ucraina. La vera minaccia viene da certe manovre finanziarie, manipolazioni di pochi a danno di molti, dice a chiare lettere il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani nell’ennesimo allarme che evoca la fissazione di un tetto ai prezzi in Europa. Un fenomeno che trova conferma del resto nella crescita significativa degli operatori finanziari che operano sul mercato, non più solo produttori. «Stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi», ha spiegato dunque il ministro a Sky Tg 24, «la crescita non è correlata alla realtà dei fatti è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi», «una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini». Vale per il petrolio, ma anche per il gas, ormai fuori controllo. Ecco perché è «necessario stabilire un prezzo massimo oltre il quale gli operatori europei non possono andare: è fondamentale». Del resto, chiunque esporta gas, Russia compresa, «non può fare i conti senza l’Europa: serve un tetto massimo per il prezzo del gas, un costo appetibile da non affossare il mercato». Si può discutere per esempio, «di un prezzo intorno ad una cifra di 80 euro megawattora che è già il doppio di quanto pagavamo un anno fa». A quel punto, «se fisso il prezzo del gas, fisso anche il prezzo per l’energia elettrica», così ancora tecnicamente legata alle quotazioni del metano. E taglio le gambe alla speculazione.
IL PIANO UEAl momento, infatti, i flussi di gas e petrolio in arrivo da Mosca non destano preoccupazioni. «Negli ultimi giorni abbiamo dato in media quasi 1 miliardo di euro al giorno per l’acquisto di gas, tutta l’Europa alla Russia intendo; è forse più del costo della guerra che Putin sta sostenendo. Ed è la dimostrazione evidente che i mercati seguono logiche proprie».
Nel frattempo, certo, l’Italia si trova ora a dover «diversificare le sue fonti energetiche e recuperare rapidamente il terreno perduto», gli «errori del passato» prendendo gas da altre regioni» per prepararsi a una riduzione delle forniture dalla Russia.
Ma poi servirà anche «una misura drastica» a livello europeo, ha aggiunto Cingolani ricordando come l’Europa sta lavorando al progetto Repower Eu, un pacchetto che prevede diverse misure: dagli extr-profitti a varie misure fiscali.
Il caro-carburanti lascia gli autotrasportatori sulle barricate. La settimana che sta per aprirsi sarà molto importante. Martedì ci sarà infatti la riunione al Ministero della mobilità con tutte le organizzazioni più rappresentative per cercare una soluzione. La categoria è esasperata e già domani potrebbero esserci delle proteste. La Commissione di Garanzia sullo sciopero ha dichiarato l’irregolarità dello sciopero indetto da Trasportounito-Fiap a partire da domani 14 marzo appunto. La protesta – fa sapere l’Authority – non rispetta «il termine di preavviso di 25 giorni» e non indica, cosa obbligatoria, «la durata dell’astensione». Quindi non è regolare. Deve essere revocata ed eventualmente riformulata.
Da TrasportoUnito però fanno intendere che le indicazioni dell’Autority non saranno rispettate. «In questo momento per noi far partire i camion significa indebitarsi» dice i segretario generale di TrasportoUnito Maurizio Longo. L’organizzazione inoltre accusa la Commissione di adottare «criteri di anacronistica rigidità burocratica, in un momento in cui dovrebbe essere superata». Anche gli imprenditori destinatari delle merci ne sono consapevoli, continua Longo. Tanto che «molti committenti in queste ore stanno adeguando le tariffe di trasporto, garantendosi così il regolare trasferimento delle merci». Una sorta quindi di applicazione spontanea della clausola gasolio che gli autotrasportatori da tempo chiedono di poter inserire nei contratti. Resta in piedi poi l’altra protesta, quella annunciata dalle sigle aderenti a Unatras (che insieme rappresentano l’85% del settore) per sabato 19 marzo.
GLI SCAFFALIIntanto l’effetto annuncio sta già provocando i primi disagi soprattutto tra i banconi dei supermercati. In Abruzzo, ad esempio, si segnalano resse davanti agli scaffali di olio di semi e di farina, presi letteralmente d’assalto dai consumatori timorosi di rimanerne senza a causa degli effetti della guerra in Ucraina e degli scioperi dei tir. Stesse scene segnalate anche a Napoli. Tant’è che alcune catene della grande distribuzione per evitare fenomeni di accaparramento, hanno iniziato a razionare gli acquisti di alcuni prodotti. Olio di semi, ma anche farina e zucchero: in genere non più di 4 confezioni a scontrino. «I prodotti ci sono e non abbiamo problemi di carenza di scorte – precisano alla Coop – ma abbiamo notato in alcune zone inusuali accaparramenti da parte di operatori terzi». È accaduto in particolare in una Coop a Firenze dove uno stesso acquirente ha fatto incetta di oltre cento bottiglie di olio di semi di girasole. «Vogliamo evitare speculazioni. Le limitazioni servono a tutelare le famiglie» continuano alla Coop, aggiungendo, «al momento non c’è nessun rischio di mancanza di prodotti». Razionamenti di alcuni prodotti, soprattutto olio di semi (di cui l’Ucraina è tra i nostri maggiori fornitori) sono stati segnalati anche in supermercati di altre catene di distribuzioni, come Esselunga, Md, Carrefour. Tutti però assicurano che non ci sono criticità sulle scorte.