Corriere della Sera, 13 marzo 2022
Trieste, lo yacht da 530 milioni sequestrato all’oligarca
L’8 marzo Andrey Melnichenko ha compiuto 50 anni e subito dopo ha ricevuto due «regali» non graditi: il 9 marzo la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea l’ha inserito nella blacklist degli oligarchi vicini a Putin e due giorni dopo al porto di Trieste la Guardia di Finanza gli ha messo sotto sequestro la barca delle vacanze che non passa inosservata. È lo yacht a vela più grande del mondo, 143 metri, l’albero maestro di 90 metri, le vele ampie come un campo da calcio, ospita 20 persone più 54 membri d’equipaggio, ha un valore stimato di 530 milioni di euro. Cioè, per avere un’idea, più di Villa Certosa di Berlusconi in Sardegna, più o meno il valore in Borsa di aziende come Safilo o la Saras dei Moratti. Solo il nome del super yacht è sobrio: A come Andrey e come Aleksandra Nikolic, la moglie ex modella e cantante.
Andrey Igorevich Melnichenko, il re del carbone e dei fertilizzanti, «fa parte – si legge nella decisione del Consiglio Ue – del circolo di uomini d’affari più influenti in Russia, con strette relazioni con il governo. Pertanto è coinvolto in settori economici che procurano una cospicua fonte di reddito al governo russo, responsabile della destabilizzazione dell’Ucraina».
Il 24 febbraio scorso era tra i 36 uomini d’affari presenti all’incontro con Vladimir Putin. L’oligarca ha fondato la Siberian Coal Energy Company (Suek) e controlla EuroChem, che produce fertilizzanti e ha diverse sedi in Svizzera dove Melnichenko, dai documenti consultati, risulta residente. A St. Moritz avrebbe uno chalet vicino a quello degli Onassis.
L’imprenditore è pronto ad azioni legali contro i sequestri perché il suo inserimento nella lista Ue «non ha alcuna giustificazione», ha detto.
Tecnicamente i beni vengono «congelati» per sei mesi (e gestiti dall’Agenzia del demanio), quindi non vengono acquisiti dallo Stato, non c’è confisca. Il titolo dei provvedimenti è un decreto legislativo del 2007 su «misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale».
Resta escluso dai provvedimenti, per ora, il misterioso yacht Scheherazade da 140 metri e 700 milioni di valore, in rimessaggio al porto di Marina di Carrara. Il New York Times ha rilanciato le voci secondo cui sarebbe di Putin citando anche generiche fonti dell’intelligence Usa. Ma bisogna andare con i piedi di piombo: un conto è la proprietà effettiva altro è la disponibilità. E Putin può avere a disposizione qualsiasi cosa che sia nelle possibilità degli oligarchi amici (cioè quasi tutto) senza «sporcarsi le mani» con la titolarità del bene.