Corriere della Sera, 13 marzo 2022
Il putiniano Gabriele Lorenzoni
Cercare questo Lorenzino, Loronzoni, Loranzoni – «Lorenzoni: si chiama Gabriele Lo-ren-zo-ni», spiega un paziente addetto stampa dei 5 Stelle – e vabbé, insomma: bisogna cercare questo deputato grillino mezzo sconosciuto fino a due giorni fa, quando si è messo a dire che lui e un altro gruppetto di parlamentari ritengono inopportuna l’idea del presidente Roberto Fico di organizzare un video collegamento in aula, a Montecitorio, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Cercare Lorenzoni, e parlarci, capire.
Ecco, capire: cos’è, dove e come nasce quel certo velato sostegno a Putin che in Italia comincia, lentamente, a diffondersi come una tigna.
Il tipo risponde subito al telefono. Voce cortese, idee subito un po’ confuse (considerate che è membro della VI commissione Finanze): «Ah, sì: il Corriere... Ho letto quello che ha scritto Polito su di me. Quindi adesso lei riporterà il nostro colloquio in quale agenzia di stampa?». Scusi: ma se lavoro al Corriere scriverò sul Corriere, no? «Eh... In teoria… Perché sa, con voi non si può mai stare tranquilli».
In tempo di pace – come saprete – certi grillini sono abituati a sbalordirci: la terra è piatta, l’atterraggio sulla Luna fu una farsa (questa è una tesi del sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia), il Pil dell’Italia talvolta aumenta perché teniamo troppo accesi i condizionatori (quest’altra chicca, invece, è di Barbara Lezzi, ex ministra per il Mezzogiorno). Il problema è se cominciano a dire cose bizzarre durante la guerra. Se rovesciano le carte sul tavolo della Storia.
Onorevole Lorenzoni, perché non sarebbe opportuno ascoltare in diretta il presidente Zelensky?
«Lei ha mai giocato a Risiko?».
Continui.
«Vede, l’Ucraina sarà pure stata invasa, però è in guerra. E allora se noi ci mettiamo a sentire le ragioni di Zelensky, beh, non so come dire... Ci schieriamo con lui. Per questo giudico molto pericolosa l’iniziativa di Fico».
E invece lei cosa suggerisce di fare?
«Noi dovremmo abituarci a sentire anche la versione degli altri, i russi. In Italia, la narrazione è a senso unico. Da una parte i buoni, dall’altra i cattivi».
Da una parte, un Paese invaso. Dall’altra, gli invasori che sparano sui civili.
«Ecco, pure lei schierato. Io, al contrario, penso che l’Italia non dovrebbe prendere le parti di nessuno. E poi senta: ma è possibile che voi giornalisti abbocchiate a tutto? Come per la storia dell’ospedale di Mariupol. Mentre voi vi indignavate, raccontando che fosse pieno di donne incinte e neonati, io mi sono andato a vedere i comunicati dei russi. E sa cosa dicevano? Che l’ospedale era stato evacuato e che, quando è stato bombardato, al suo interno c’erano solo militari».
Lei crede a questa versione?
«Scusi: ma perché dovrei credere alla versione ucraina, e non a quella russa?».
E le immagini, i video, le foto?
«Ah, le foto: non è curioso che sul posto siano subito giunti dei fotografi? Infatti poi la foto di quella blogger e modella incinta ha fatto il giro del mondo...».
Marianna Podgurska, la ragazza del pigiamone a pois, ha partorito e sta bene. Piuttosto lei, onorevole: davvero non prova imbarazzo a fare ragionamenti così?
«Voi giornalisti italiani dovreste essere in imbarazzo, perché state raccontando una guerra a senso unico. No, dico: vorrei proprio sapere quanti civili hanno fatto fuori finora gli ucraini in Donbass. Invece, siete ossessionati da Putin... E guardi che in tanti la pensano come me. A cominciare dalle colleghe Segneri e Corneli».
L’onorevole Lorenzoni è nato a Rieti e ha 34 anni: su Wikipedia – per rimpolpare il curriculum – ha scritto d’aver ottenuto il diploma di liceo scientifico con «il massimo dei voti», poi una laurea in Ingegneria gestionale, dichiara di essere vicino alle idee dell’economia post-keynesiana (e sì, certo), ricorda che il 20 dicembre 2018 partecipò a un summit alla Prefettura di Viterbo «sulla realizzazione dell’ultimo lotto dell’asse viario Orte-Civitavecchia».
All’interno del Movimento viene segnalato vicino a Giuseppe Conte. Ma, ovviamente, non l’ha seguito a Napoli, alla manifestazione di solidarietà agli ucraini organizzata dal sindaco Gaetano Manfredi. Insieme a Conte c’erano il presidente Fico e alcuni parlamentari grillini. Non tanti. Non c’era, per dire, Manlio Di Stefano, sottosegretario degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. Campione di capriole. Che ha condannato l’invasione di Putin, ma che a Putin, per anni, è andato a baciare la pantofola. Ospite, a Mosca, del congresso di Russia unita, il partito del tiranno, urlava dal palco: «In pochi possono negare che a Kiev ci sia stato un golpe della Nato! E una volta al governo rivedremo proprio la partecipazione dell’Italia alla Nato».
Divagazioni. L’articolo era su quel Lorenzoni.