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 2022  marzo 13 Domenica calendario

La bambina con fucile e lecca-lecca

Una scena che a molti ha fatto voltare lo sguardo: quella di una bambina, nove anni, ciocche colorate tra i capelli come tante altre sue coetanee, lecca lecca in bocca come Pippi Calzelunghe, e in braccio un fucile. È l’ultima delle foto – quasi tutte di bambini, appena nati o tragicamente uccisi – che stanno facendo la storia simbolica del conflitto ucraino: ieri è diventata «virale», sui social, perché l’ha pubblicata su Twitter l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, con la didascalia: «Ora spiegate a lei che sanzioni più pesanti sarebbero troppo costose per l’Europa». 
Per molti che l’hanno condivisa è il simbolo di una guerra combattuta anche contro i bambini: 79, a ieri, sono morti nel conflitto (e più di 100 feriti; 280 scuole bombardate; 9 distrutte). Come Veronika, la neonata figlia della blogger fotografata incinta fuori dall’ospedale di Mariupol. O il bambino Kirill, portato dai genitori a morire in corsia, nella stessa città. 
Per molti altri, però, una bambina con un fucile in mano è un cortocircuito visivo inaccettabile, ancor più delle altre foto di bambini di cui questa guerra è purtroppo prolifica. Ancor più controverso può risultare che la foto sia stata messa in scena e scattata in posa: l’autore dello scatto è un fotografo amatoriale di Kiev, Oleksii Kyryschenko, e la bambina, 9 anni, è sua figlia. 
«Il fucile è mio, e ovviamente è scarico», si difende il padre, sui social, dalla marea di commenti montati ieri da tutto il mondo sotto la sua «Young Girl with Candy». «Gliel’ho messo io in mano, non sa sparare, ha nove anni». 
Oleksii Kyryschenko ne ha 48. «Sono un fotografo per hobby, ho fatto diversi corsi. Ho tre figli, una è lei», scrive in una mail che ha preparato come risposta automatica ai tanti che gli scrivono riguardo a quella foto: sono centinaia. 
E no, «non potete usare il suo nome», ci dice quando lo raggiungiamo su uno smartphone ormai rovente: il nome di battesimo della bambina non circola nelle tante condivisioni, «e lei stessa sa di essere diventata famosa, suo malgrado, ma non saprebbe bene dire cosa questo significhi». 
La foto è stata scattata prima della guerra. «Due giorni prima. Il 22 febbraio. La tensione che avevamo era già alle stelle. L’intelligence, l’Occidente, ci spiegavano che ci sarebbe stata una guerra inevitabile. Nessuno di noi ci credeva. Anche perché le vere sanzioni verso la Russia sono partite dopo un bel po’». 
«C’è stato un picnic in quei giorni per il mio compleanno», racconta Kyryschenko. «Siamo andati nel bosco a fare un picnic, tutti e cinque. C’era il sole. Mi sono sdraiato sull’erba e guardando il cielo mi sono detto: e se questo fosse l’ultimo giorno di pace?». 
Kyryschenko mette in posa la figlia, che ha i capelli colorati come molte bambine della sua età, ma in patriottici giallo e azzurro, in una casa che sembra già bombardata; scarica l’arma e gliela mette in mano. Poi pubblica la foto «in vari gruppi di fotografi amatoriali di cui faccio parte. Quelli in russo mi bannano subito. Quasi tutti hanno da ridire sul fatto che una bambina aveva una pistola in mano. Capisco. Ma io volevo mostrare come sarebbe potuto diventare, a breve, il nostro Paese in guerra». Non si sbagliava di molto. Due giorni dopo «le esplosioni ci hanno svegliati all’alba». Subito dopo, la famiglia Kyryschenko scappa verso Ovest, rifugiandosi a casa di amici. «Mi sono registrato per combattere, ma non mi hanno mobilitato: non ho esperienza militare». 
Quella della bambina senza nome, con ciocche gialle e azzurre nei capelli e lo sguardo all’orizzonte, non è la sola foto di questa serie: un altro scatto della bambina, questa volta in piedi, condivide lo stesso titolo, «Girl with Candy», di fronte a un murale con la scritta «Putin khuylo», più o meno «fottuto Putin». Sotto, un account anonimo scrive: «questa foto è falsa, è del 2018». Risponde l’autore: «I russi mentono sempre». Anche nelle foto, e sui social, c’è la guerra.