Corriere della Sera, 13 marzo 2022
Bipensiero, il tic del linguaggio tirannico
Giorni fa, dopo l’incontro tra Russia e Ucraina in Turchia, il ministro degli Esteri russo Sergey V. Lavrov ha tenuto una conferenza stampa nello stile della «disinformazia» postmoderna, commentando gli ultimi sviluppi di quella che la Russia continua a descrivere come «un’operazione speciale» e non come un’invasione di uno Stato sovrano: «Non abbiamo intenzione di attaccare altri Paesi. Non abbiamo nemmeno attaccato l’Ucraina».
Dissolta la differenza tra vero e falso, torna in mente il concetto di «bipensiero» (doublethink) di cui parla George Orwell nel suo celebre romanzo «1984». Basandosi su un saggio di propaganda contraffatto, «Teoria e pratica del collettivismo oligarchico», il personaggio Emmanuel Goldstein teorizza una mutilazione del pensiero attraverso cui le persone cambiano opinione all’istante. O meglio, arrivano a formulare contemporaneamente un’idea e il suo opposto, dimenticando il cambio d’opinione: è il tic del linguaggio tirannico.
Purtroppo, a servirsi del «bipensiero» non c’è solo il ministro Lavrov: non pochi «pacifisti cinici» (copyright Paolo Mieli) imperversano nei nostri talk per esibire tracotanza accademica e concupiscenze dogmatiche.
Con candido realismo, il primo capitolo sulla falsificazione propagandistica del «bipensiero» si chiama «L’ignoranza è forza».