ItaliaOggi, 12 marzo 2022
Benzina cara? Non è un record in Germania
Mai pagata tanto la benzina? Ci inganniamo, abbiamo la memoria corta. C’è sempre una statistica che ci corregge. Un litro di super dal mio benzinaio in Germania è aumentato di 29 centesimi in meno di una settimana, da due euro a quasi 2,3 euro.
Gli italiani che si lamentano, dovrebbero pensare ai poveri tedeschi. I prezzi in Germania sono in media del 20% superiori alla media europea, circa di 20 centesimi. Solo in Scandinavia, in Grecia e in Olanda si paga di più per il pieno.
Il mondo alla rovescia, per chi ricorda il passato. Quando arrivai in Germania, prima della caduta del Muro, un litro di super costava circa 50 Pfennig, i centesimi del Deutsche Mark, più o meno 500 lire, 25 centesimi di euro, meno di un decimo del prezzo odierno. Ovviamente, mi sbaglio, ammoniscono i maestri della statistica, e hanno ragione loro. Quelle mille lire, valevano o pesavano, più di oggi. Dovrei tenere conto dell’inflazione, paragonare il mio stipendio di allora alla mia odierna pensione.
Non è finita: allora guidavo una Alfa Romeo coupé, duemila di cilindrata, due carburatori, che consumava come un aereo, con un pieno arrivavo a 350 chilometri in autostrada, in città non facevo il conto per non spaventarmi. La mia auto adesso è molto parsimoniosa. E quante ore dovevo lavorare allora per pagare il pieno, e quante oggi? Il professor Gernot Sieg, direttore dell’Istituto per la scienza del traffico all’Università di Münster, informa che un litro costava 85 centesimi nel 1997 (calcolato in euro) e 1,54 l’anno scorso, ma nel frattempo lo stipendio medio è salito da 1.334 euro a 2.088. E una Polo consumava 6,8 litri per cento chilometri, ora appena 5,31. Tutte chiacchiere? Dipende da chi sei, perché ti metti al volante, e dove abiti, a Berlino o in campagna.
Certo, ricordo gli Anni Sessanta, quando molti miei coetanei dicevano al benzinaio «faccia mille lire». Il pieno era un lusso. Comunque pochi guidavano una scassata 500, gli altri andavano in Vespa. Da noi la benzina era molto più cara che nella Repubblica Federale, e l’Italia offriva coupon ai turisti tedeschi per allettarli a venire in Italia. Avrebbero pagato la benzina a Rimini o Viareggio come ad Amburgo. Oggi è il contrario. I tedeschi vanno a fare il pieno in Polonia, nella Repubblica Cèca o in Slovacchia.
Nel ’73, arrivò la crisi petrolifera, colpa dei cattivi arabi che pretendevano di più per i loro barili. Ma si erano stancati di ricevere per il loro petrolio dollari svalutati. Gli Usa facevano pagare agli altri la guerra in Vietnam, perché allora si dovevano accettare le banconote con la scritta In God we trust, ci affidiamo a Dio, al cambio imposto. Un Dio che ignorava l’inflazione americana. Finché il cancelliere Helmut Schmidt e Giscard d’Estaing si ribellarono. Allora gli europei si dimostrarono più forti di oggi.
Fu vietato per legge usare l’auto in certi giorni. Le autostrade deserte, le città silenziose. È trascorso quasi mezzo secolo, e ne è rimasta una traccia solo da noi con le domeniche senza auto, non per risparmiare, ma per non inquinare. Naturalmente, non servono a nulla, sono diventate una sorta di rito, una festa per le famiglie con bambini.
Per finire, come in Italia, gran parte del prezzo è dovuto alle tasse. Su un litro di benzina si arriva a 65,45 centesimi, sul diesel a 47,07, una percentuale fissa, cui si aggiunge l’Iva, che in Germania è al 19%. Sul prezzo più basso di ieri, si arriva a 35 centesimi, e altri 7 centesimi si pagano per salvare il clima, e ridurre la CO2. Il conto arriva a circa un euro di tasse e altri balzelli su ogni litro di benzina. Basterebbe ridurre l’Iva dal 19% al 7%, come per i prodotti di prima necessità, per tornare sotto i due euro, a prima della guerra in Ucraina.
Ma l’auto è un lusso o una necessità? Sempre secondo le statistiche il 40% dei chilometri viene percorso per le vacanze e le gite, per il divertimento dunque. Stefan Bratzel del Center of Automotive Management, che è tedesco nonostante il nome, consiglia di andare in bicicletta. Gli risponde l’operaio Andreas Bauer, 30 anni: «D’accordo, ma io dovrei alzarmi alla cinque di mattina e pedalare con cinque sotto zero fino alla mia fabbrica».