il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2022
Dove sta la Svizzera?
Si farebbe un torto all’intelligenza degli svizzeri e un affronto al Paese se si pensasse che la decisione di bloccare i conti dei russi sia stata imposta da americani ed europei. Sarebbe la prima volta e non farebbe onore a un Paese che dichiara e vanta la propria neutralità, per giunta armata. La Svizzera è entrata deliberatamente in guerra con la Russia nell’unico campo in cui è realmente una potenza mondiale: la guerra economica e finanziaria. Solo qualche disattento cittadino elvetico può pensare che questa non sia una guerra, ma soltanto una sanzione internazionale. È una scelta politica e operativa che si può criticare, ma non dar spazio all’ipocrisia. Partecipare attivamente alla guerra contro la Russia per l’invasione illegale dell’Ucraina, ammesso che sia tale, comporta la stessa posizione nei confronti di tutti gli atti illegali delle guerre, militari e non, e dei criminali. E allora la scelta svizzera è una buona notizia per tutti: aspettiamo che siano chiusi i conti di tutti i cittadini di Stati “aggressori” a partire da quelli arabi in guerra con Yemen e Iran, dagli Stati Uniti e i Paesi europei, ora per allora, per le guerre nei Balcani, in Iraq, Afghanistan, Siria, Libano Libia ecc. ecc. Ma, soprattutto, aspettiamo il blocco dei conti dei terroristi, dei profittatori di guerra, dei trafficanti di armi e dei criminali comuni, delle varie mafie, dei cartelli della droga, degli evasori, dei trafficanti di reperti e opere d’arte, degli accaparratori illegali di miniere, oro, diamanti, terre rare, e dei cosiddetti “capitani d’industria” responsabili di sfruttamento del lavoro e crimini contro i loro stessi dipendenti. Bloccare, ma non solo: aspettiamo che le risorse siano poi sbloccate e destinate all’assistenza dei profughi e delle vittime di tutte le guerre, a partire da quella economica e finanziaria, e di tutti i crimini. O no?