Corriere della Sera, 12 marzo 2022
Lorenzo Casini presidente della Lega Serie A
La Lega ha trovato un presidente: l’assemblea elettiva scongiura l’arrivo del commissario e al quarto colpo nomina il sostituto di Paolo Dal Pino, dimessosi il primo febbraio. Lorenzo Casini, 46 anni, capo di Gabinetto del ministero della Cultura, allievo di Sabino Cassese e professore ordinario di diritto amministrativo alla Scuola Imt Alti Studi di Lucca, ottiene le undici preferenze necessarie per la presidenza della rissosa Lega di A. Praticamente il minimo sindacale per tagliare lo striscione del traguardo, a fronte di otto schede bianche e un voto nostalgico per l’ex Dal Pino.
Non certo un buon viatico per affrontare una montagna di lavoro: il giurista, che prima di accettare formalmente l’incarico dovrà dimettersi dal Mibact, ottiene la poltrona senza l’appoggio delle big del campionato (Inter, Milan e Juventus ma anche Torino, Roma, Sassuolo) che ora guardano con preoccupazione all’evoluzione dei lavori in una Lega sempre più spaccata. Si impone il candidato presentato da Joe Barone (che aveva conosciuto Casini nel corso delle interlocuzioni per il restyling dello stadio Franchi), sponsorizzatissimo da Aurelio De Laurentiis, colpito dai ristori che lo stesso professore ha procacciato per il mondo del cinema e infine sostenuto da Claudio Lotito. Di certo è stata premiata la caparbietà essendo stato Casini l’unico concorrente a presentarsi fisicamente in Lega sia la scorsa settimana sia ieri. In due occasioni l’economista Lorenzo Bini Smaghi e l’ex dg della Rai Mauro Masi hanno inviato lettere per confermare la disponibilità, ma anche l’impossibilità a un confronto dal vivo.
Il Milan è la squadra più europea, può vincere il titolo: c’è un’idea di gioco che piano piano è stata recepita dal collettivo. L’Inter resta la favorita perché ha più qualità ed esperienza, la Juve è sempre in corsa e Spalletti non deve mollare, deve provarci fino alla fine
Soprattutto non ha pagato la strategia utilizzata dalle grandi che, dopo aver appoggiato Carlo Bonomi, si erano coalizzate attorno al nome di Andrea Abodi, presidente del Credito Sportivo. Ieri mattina il manager ha rotto gli indugi con una missiva formalizzando l’impegno a mettersi a disposizione, ma solo dopo una eventuale votazione senza esito. Mossa che è risultata incomprensibile ai club di proprietà americana (come Spezia, Genoa e Bologna) che hanno perciò votato Casini, spostando gli equilibri interni al consesso. Casini ha convinto i club con un discorso incentrato sulle sfide che il calcio dovrà affrontare e vincere, modificando la legge Melandri, la vecchia legge 91 del 1981 e dando il via alle riforme sugli stadi. «Mi avete votato in 11, ma spero di conquistare il gradimento di tutti» ha dichiarato il neo presidente.
Mancini ha fatto un capolavoro vincendo gli Europei, ma poi doveva cambiare qualcosa: arrivare in alto porta responsabi-lità e alza le difficoltà. Il segreto adesso è uno solo: essere collettivo come l’estate scorsa e non avere paura. Io ho fiducia, al Mondiale ci saremo
«I nodi al pettine per le problematiche della Lega li sanno tutti gli appassionati di calcio» ha commentato il presidente del Coni Giovanni Malagò. «Il suo compito sarà recuperare l’unanimità perché per certe decisioni è indispensabile la compattezza dell’assemblea. È sempre facile a dirsi, più complicato a farsi». Mentre una frangia di presidenti guarda con speranza al futuro confidando nelle relazioni diplomatiche esistenti fra Casini e il governo per ottenere i ristori, non manca chi sottolinea con perfidia che per la prima volta si insedia un presidente fortemente politicizzato (come peraltro Matteo Salvini ha sottolineato: «Club di serie A spaccati e alla fine il Pd colleziona l’ennesima poltrona con il capo di Gabinetto di Franceschini eletto presidente. Il nostro calcio merita di più»).
Di certo il successo del candidato di Lotito è un guanto di sfida a Gabriele Gravina e al suo fermo proposito di introdurre gli indici di liquidità per l’iscrizione ai campionati dopo due anni di pandemia. Per Casini la noia sarà l’ultimo dei problemi.