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 2022  marzo 12 Sabato calendario

Intervista a Alfonso Signorini

«La stupidità è una cosa, il preconcetto è un’altra». 
Quindi alcuni concorrenti sono più stupidi che razzisti?
«Certo che sì. A un certo punto la situazione era sfuggita di mano e mi sono sentito in dovere di parlare a tutti e dargli un consiglio: uscite piuttosto che dare il peggio di voi come state facendo, vi fate del male da soli».
Alfonso Signorini si appresta a chiudere (lunedì in diretta su Canale 5) la più lunga edizione del Grande Fratello Vip, 183 giorni di cattività, una media di 3.100.000 spettatori (20,1% di share) che fa, volenti o nolenti, del reality uno degli asset fondamentali di Mediaset. 
Va bene che la tv non deve essere pedagogica, ma certe uscite sono state fuori luogo. Lei stesso ammonendo i concorrenti ha detto che era «una brutta tv da ascoltare». Non poteva prendere provvedimenti più duri di quelli adottati? 
«Non si può fare del Gf un campione di correttezza, è un programma per sua natura politicamente scorretto; la diretta non si può edulcorare né si può dare una visione della realtà diversa da quella che è. Fin dall’inizio ho messo sul tavolo che volevo un’edizione che fosse più spregiudicata come è nella natura del programma». 
Liberi tutti è un po’ troppo però... 
«Quest’anno alcune espressioni sono state decisamente fuori luogo e le abbiamo condannate sempre con fermezza, ma sappiamo distinguere cosa è veramente ingiurioso da quanto invece è provocatorio, frutto di un’esasperazione o stupidità».
Anche lei è caduto nella trappola, la frase sulla contrarietà all’aborto è stata molto infelice. Quel «noi» poi a far sembrare che parlasse anche a nome di Mediaset. 
«Stavo parlando della cagna di Giucas Casella all’interno del Gf. Una battuta è stata estrapolata ed è diventata un caso. Anche il contesto deve essere valutato». 
Il contesto del Gf dunque è poco credibile?
«Sono il primo a dirlo, è un contesto molto cialtrone. Il noi è stato un errore se io avessi voluto coinvolgere Endemol o Mediaset, ma parlavo per me, non mi permetterei mai di esprimere opinioni a nome loro. Uso spesso il plurale maiestatis, non posso?». 
Il Grande Fratello non è un format superato? 
«Forse usurato, non superato. È seguitissimo dai social, fa dibattito in rete, è un affresco nel bene e nel male di quello che viviamo tutti i giorni. Katia Ricciarelli dimostra che l’archetipo della nonnina di Cappuccetto Rosso non esiste: si associa l’idea della persona più che matura alla quintessenza della bontà e dell’accoglienza, ma lei è tutto fuorché buona e accogliente. Mi piace portare in scena queste contraddizioni». 
Dalla laurea in Filologia medievale e umanistica al gossip il giro sembra molto lungo. 
«Ho imparato a fare tv studiando la Rhetorica ad Herennium attribuita a Cicerone, che insegna le tecniche su come conquistare l’attenzione degli astanti. Un manuale di estrema utilità e modernità che applico da sempre, anche nella conduzione del Gf: fornisce “trucchi” che vanno dalla captatio benevolentiae alla peroratio finale. Anche nelle operazioni più commerciali la formazione culturale offre un sostegno fondamentale».