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 2022  marzo 12 Sabato calendario

Ecco la variante Deltacron

Quando una persona viene infettata da due varianti di uno stesso virus (come nel caso di Sars Cov-2), può capitare che queste si combinino tra loro. Ed è così che è nata la Deltacron, la mutazione che somma la variante Delta con la Omicron. Era stata trovata a gennaio a Cipro, ma poi arrivò subito una smentita: si sospettava un errore di un’analisi di laboratorio. Così invece non è. La variante esiste eccome. L’Organizzazione mondiale della sanità ha confermato che il lavoro di sequenziamento ha trovato casi in Francia, Paesi Bassi, Danimarca e negli Stati Uniti. Ma, almeno finora, non preoccupa gli scienziati. Stando a un’analisi del laboratorio californiano Helix, che ha in piedi una collaborazione con i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Usa proprio per monitorare l’evoluzione dei contagi di Covid-19, su 29.719 campioni sono stati trovati solo due casi di Deltacron. Altre 20 persone, invece, avevano entrambe le varianti (la Delta e la Omicron) e solo una aveva avuto un triplo contagio’ con la Delta, la Omicron e la Deltacron in contemporanea. 
A rassicurare è anche Maria Van Kerkhove, epidemiologa responsabile tecnico dell’Oms per la pandemia di Covid. I numeri di questi contagi sono molto bassi e fotografano una situazione che non dovrebbe destare preoccupazione, tant’è che per la mutazione mix’ delle due (una, la Delta, più aggressiva’, l’altra, la Omicron più contagiosa) non si sta neanche pensando di dare un nuovo nome con una delle lettere dell’alfabeto greco. Dopo la scoperta ormai due mesi fa all’Università di Cipro, è stato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature ad aver avanzato l’ipotesi di un probabile errore dovuto a una contaminazione in laboratorio tra vari campioni. 
IL SEQUENZIAMENTO
Ma il sequenziamento dei campioni dei tamponi infetti ha riaperto di nuovo il capitolo che sembrava si fosse chiuso una volta per tutte. «È chiaro che può accadere che si crei una variante con una ricombinazione – spiega Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma – Ma da qui a dire che sia qualcosa di più performante’ in grado di diffondersi di più rispetto alla variante Omicron, ce ne vuole». Sull’evoluzione della pandemia, comunque, si cammina con prudenza. «Sars Cov-2 non è andato via. Diventerà sicuramente endemico perché ciò è nella storia dei virus – prosegue l’esperto – Abbiamo accelerato questa endemizzazione’ grazie ai vaccini e alle mascherine. La variante Omicron è più contagiosa delle altre e spesso non dà sintomi. Questa sua caratteristica ci ha anche dato una mano perché non ha stressato di più né i ricoveri ordinari né le terapie intensive». 
Ma c’è la possibilità che possano svilupparsi altre varianti? Sotto i riflettori ci sono i Paesi in via di sviluppo, lì dove ci può essere una maggiore circolazione del virus e dove i tassi di vaccinazione sono molto bassi. «È possibile che si creino in India o in Africa, tra le zone più a rischio. Lo ha dimostrato la stessa pandemia Covid – prosegue Ciccozzi – Dobbiamo assistere questi Paesi perché proteggendo loro proteggiamo anche noi. Non credo sia possibile che una futura variante diventi però più contagiosa della Omicron. Invece è molto più probabile che possa aggirare’ il vaccino. Per questo credo che una quarta dose di richiamo sarà necessaria a ottobre e che la dose dovrà essere tarata sulla variante Omicron e non più sul ceppo originale di Wuhan. Un po’ come accade per l’influenza il parco vaccini’ messo a disposizione va rinnovato». Sarà un vaccino obbligatorio per tutti? «Iniziamo come sempre dai più fragili e dalle persone più a rischio. Poi saranno i dati a dirci se dovranno essere coinvolte altre fasce della popolazione – conclude l’epidemiologo – Da ormai due anni stiamo assistendo a una stagionalità di Sars Cov-2. E ogni anno, fino a che non diventerà poca cosa, dovremo fare i conti con la vaccinazione».