la Repubblica, 11 marzo 2022
Olivetti in mostra
Uomini e cose che fecero l’impresa in mostra a Mercanteinfiera.Occasione divulgativa per guardare a un’azienda dalla vita lunghissima nella gloria e nella polvere. E con un nuovo futuroUn’avventura. Anzi, ormai un’epopea, una leggenda. Che cosa dire ancora di più e di nuovo? Questo viene da chiedersi vedendo che Mercanteinfiera che apre domani a Parma annuncia la mostra Olivetti #StoriadiInnovazione#. Olivetti oggi ha il proverbiale significato di una sintesi fra preveggenza imprenditoriale, cultura di prodotto e responsabilità sociale d’impresa. Dove la terza di queste tre colonne ha ancora una sorprendente attualità. In realtà, a usare la lente di ingrandimento, quell’epopea si concentra poi soprattutto nel periodo in cui Adriano Olivetti la guidò e ne definì l’identità che ancora oggi ammiriamo, stabilendo che gli straordinari mezzi tecnologici in nostro possesso dovevano essere sottoposti al primato di valori eterni che si prese la briga di indicare: “amore, verità, giustizia, bellezza”. Un periodo che va più o meno dal 1932, quando Adriano assunse la guida della Olivetti, a poco tempo dopo la sua scomparsa, avvenuta il 27 febbraio del 1960. Trenta, quarant’anni o poco oltre, nella storia di un’azienda più che centenaria, fondata nel 1908 e oggi ancora viva dopo disavventure e peripezie che riempierebbero un’enciclopedia e che lasciano grandi rimpianti, soprattutto pensando al ruolo pioniere che Olivetti ha avuto nell’elettronica, nel design nella concezione degli ambienti e dei modelli di lavoro. Ancora viva e anzi forse tornata a una nuova vivacità, con Tim che ha voluto raccogliere il seme dell’antica sfida olivettiana facendone una digital factory per le soluzioni IoT, Internet of Things, un mondo con tanti scenari ancora da esplorare e infinite applicazioni, di cui ha dato di recente un esempio con la Smart Control Room di Venezia, una sorta di cabina di regia di gestione della città.La romanzesca esperienza di Olivetti, in mostra, si trova distillata in tre parti, coerenti con lo spirito di Mercanteinfiera, appuntamento dedicato al collezionismo, al design e all’antiquariato: macchine da scrivere, macchine da calcolo, pc stampanti e registratori di cassa. Oggetti che spesso sono stati pietre miliari, oggi ambitissimi dagli appassionati, e reificazione dei grandi ideali che Adriano, Roberto e Camillo Olivetti, con la collaborazione di personaggi come Pier Giorgio Perotto, Ettore Sottsass, Mario Bellini (ancor oggi molto attivo) e altri ancora posero a pietra angolare della loro impresa. Poi divenuta troppo grande per sopravvivere alla gestione sostanzialmente familiare che aveva concepito quegli ideali. Quindi, che senso ha oggi questa mostra?«Mercanteinfiera», spiega il direttore dell’Associazione archivio storico Olivetti Enrico Bandiera, «è un’ottima occasione per raggiungere un pubblico più ampio al di fuori del circuito di musei e gallerie. Noi conserviamo documenti e materiali ma non siamo nostalgici: la riflessione sul passato è utile se ci aiuta per il futuro. Per questo da un po’ di tempo altri ambiti in cui valorizzare la storia olivettiana».Gaetano di Tondo, presidente dell’Associazione, sottolinea anche «la collaborazione con la Rinascente, dove usiamo i qr code, i podcast, i social media... Dopo gli Olivetti Talks, la serie di appuntamenti digitali pensati per riscoprire la contemporaneità dello “stile Olivetti”, stiamo ragionando su un altro progetto, da dedicare all’informatica. In fondo dall’esperienza Olivetti è venuto fuori Arduino», la versatile piattaforma hardware di grande successo. In mostra, alcune pietre miliari come la Lettera 22, la Valentine, macchine da calcolo come la Divisumma e la Programma 101, «primo personal computer», dice Bandiera, «la Nasa ne comprò 45 per studiare le orbite degli allunaggi», manifesti, ed è ampiamente documentata l’esperienza di “contro-design” di Ettore Sottsass, che collabora con Olivetti dal 1958 per una trentina d’anni. Chi andrà a Mercanteinfiera non può non andare a vederla.«Questa edizione primaverile», commenta la responsabile marketing Ilaria Dazzi, «offre un panorama complesso sull’evoluzione: uno sguardo sulle tendenze, sull’evoluzione delle mode e degli stili, sulle migrazioni di popoli verso nuove opportunità, perché l’evoluzione è strettamente connessa alle necessità oltre che al gusto. La sfida, dopo due primavere di stop, è ritornare a monitorare questi aspetti in chiave culturale ed economica alla luce dei cambiamenti che abbiamo inevitabilmente sperimentato».