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 2022  marzo 11 Venerdì calendario

La rivolta delle figlie degli oligarchi contro i loro padri



Non sono affari di famiglia, ma di un intero Paese. Sembravano la conseguenza di un’onda emotiva, i primi «No alla guerra» scritti sui social dalle figlie degli oligarchi russi. Infatti, due delle eredi più celebri, come Sofia Abramovich, nota per postare su Instagram ogni dettaglio della sua vita sontuosa, e poi Elizaveta Peskova, primogenita del potente Dmitry, portavoce di Vladimir Putin, avevano subito fatto marcia indietro, cancellando le tracce della loro presa di posizione sul web.Ma adesso altre defezioni illustri stanno trasformando queste piccole e altolocate ribellioni nell’unità di misura del disagio. Non certo della società russa, basta guardare il tenore di vita delle figlie in questione per capire la distanza che le separa dalla vita quotidiana della Russia profonda, ma di quelle élite che devono molto, quasi tutto, al Cremlino. E che in questi vent’anni di relativa briglia sciolta si sono trasformate in una immagine lussuosa della Russia cosmopolita, che considera ancora Mosca e San Pietroburgo come un affaccio sul resto del mondo al quale sentono di appartenere.
Perché a mettere in fila l’elenco delle defezioni dall’ortodossia putiniana emerge il sospetto che si sia davvero aperta una linea di frattura, forse non solo generazionale.
Non solo padri allineati e muti contro figlie, e anche qualche figlio, loquaci e dissenzienti. Ma anche giovani che forse parlano a nome e delle loro famiglie, e in qualche modo vengono utilizzati per mandare un messaggio. Non si spiega altrimenti la lista sempre più lunga dei distinguo via social operati dai giovani rampolli dell’oligarchia russa. E l’ultima definizione va presa in senso esteso. Non solo quella economica, ma anche quella politica, che per almeno per cognome dovrebbe appartenere al cerchio ristretto di Putin.
Prendiamo ad esempio Ksenija Sobchak, popolare conduttrice della televisione statale e di Instagram, professione ufficiale influencer, definita fino a poco tempo fa la Paris Hilton russa per via del suo stile di vita non propriamente sobrio. Una, due, tre volte contro la guerra, con dichiarazioni, post e applausi alla mamma, la senatrice Ljudmila Narusova, una dei due componenti della Duma – su 411 – ad avere espresso la sua contrarietà all’«operazione militare speciale». «Sono fiera di lei» ha detto Ksenija. Sempre da Mosca, dove ancora risiede. Suo padre era l’ex sindaco di San Pietroburgo Anatoly Sobchak, scomparso nel 2000, nientemeno che l’uomo sotto la cui ala sono cresciuti Putin e il suo ormai ex alter ego, il sempre fedelissimo Dmitrij Medvedev.
Quello che ancora oggi viene considerato come il clan del Cremlino, i cui membri controllano le principali aziende statali, vedi alla voce Gazprom, nasce grazie a lui. L’insistenza della figlia nel proprio «No» sembra quasi sottolineare il fatto che le cose siano cambiate, ormai gli antichi patti di sangue tra padri non valgono più. Vale lo stesso per Maria Yumasheva, che di russo ormai ha poco, essendo nata a Londra 19 anni fa, munita com’è di passaporto austriaco e poi russo. Ma è pur sempre la figlia dell’oligarca Valentin Yumashev, ramo immobili, proprietario di buona parte della «City» di Mosca, nonché nipote di Boris Eltsin, che di Putin fu mentore e principale sponsor, anche se i rapporti tra le due famiglie viaggiano spesso a corrente alternata. Nel 2000, Tatjana, la madre di Maria, venne allontanata dallo staff del Cremlino per fare posto a Dmitry Peskov, il portavoce di Putin che cominciò allora la sua ascesa non solo politica, e che oggi si ritrova anch’esso alle prese con una figlia ribelle.
Sono legami all’apparenza indissolubili, sui quali è stata costruita la storia recente della Russia, che oggi alla prova del salto di generazione appaiono meno scolpiti nel marmo di quanto si pensava. In casa di ogni falco sembra annidarsi una colomba. Anche del più rapace di tutti, come può esserlo il ministro della Difesa Sergej Sojgu, l’uomo che ha assecondato e forse incoraggiato la scelta ucraina. Alexej Stolyarov, marito di Ksenja, la sua seconda figlia, ha risposto agli auguri di compleanno con un messaggio nel quale sostiene che il miglior regalo possibile sarà la pace. Senza ricorrenze da festeggiare, Karina Boguslasvkj ha scritto su Instagram che occorre chiamare «i nostri cari, compagni, amici», chiunque possa porre fine «a questa tragedia». Sembra quasi un messaggio ricolto a papà Irek, deputato di Russia Unita e amico personale di Putin. Se son colombe, un giorno fioriranno. Anche dalle parti del Cremlino.