Corriere della Sera, 11 marzo 2022
Iryna Venediktova, la procuratrice che vuole inchiodare Putin
LEOPOLI «I russi hanno commesso crimini di guerra. E pagheranno per questo». Iryna Venediktova è una delle figure più in vista in questo momento in Ucraina. Quarantatré anni, procuratrice generale, consulente legale del presidente Zelensky, è la donna che potrebbe portare Vladimir Putin davanti a un tribunale Internazionale. «Stiamo raccogliendo prove sul campo. Una squadra di 40 persone è già al lavoro». Originaria di Kharkiv, una delle città più colpite dai raid, Venediktova vuole portare il caso davanti al Tribunale dell’Aia. Una missione non facile. «Sarà necessario stabilire un tribunale ad hoc», spiega. E il motivo è uno solo. «Ucraina e Russia non sono Stati firmatari del Trattato di Roma. Pertanto, la Corte Penale non ha competenza in materia, dovrà occuparsene un tribunale apposito». Una Norimberga, dunque, anche per la Russia? «Si potrebbe chiamare il tribunale di Mariupol, di Kharkiv, di Sumy. Sono così tanti i posti colpiti indiscriminatamente da Mosca che basta sceglierne uno». E non c’è solo l’Ucraina perché «il regime di Putin ha goduto per troppo tempo dell’impunità per i crimini commessi negli ultimi decenni, l’invasione e l’occupazione dei Paesi vicini, il massacro di civili innocenti in Siria». Ad aiutare il «caso» i fascicoli già aperti da Germania, Lituania, Estonia e Polonia. Sul tavolo, davanti ai giornalisti, la procuratrice mette una busta con un proiettile insanguinato. «È stato estratto dal petto di un 14enne a Kiev», dice. Poi Venediktova fissa dritto davanti a sé: «Stanno sganciando le FAB che contengono 500 chilogrammi l’una di esplosivo. Cinquecento».