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 2022  marzo 11 Venerdì calendario

LA NOSTRA ECONOMIA È GIÀ IN GUERRA - NEI SUPERMERCATI È GIÀ PARTITO IL RAZIONAMENTO: NON SI POTRANNO COMPRARE PIÙ DI QUATTRO CONFEZIONI DI FARINA, OLIO E ZUCCHERO - LA GUERRA IN UCRAINA MANDA GAMBE ALL’ARIA IL MERCATO DEI CEREALI, E ANCHE IL PESCE SCARSEGGIA - LE MATERIE PRIME SONO INTROVABILI, LA BENZINA E L’ENERGIA SONO ALLE STELLE: PREPARATEVI AL PEGGIO -

Gabriele De Stefani per “La Stampa” Da giorni ristoratori e baristi uscivano dal supermercato con cinquanta bottiglie di olio alla volta, i carrelli pieni di prodotti non deperibili. Facevano scorta per giocare d'anticipo sui rincari in arrivo. O per scacciare il timore di rimanere con i magazzini vuoti.

Così Unicoop Firenze è corsa ai ripari: tetto agli acquisti di farina, olio e zucchero, massimo quattro confezioni per ogni scontrino. Non perché si rischi effettivamente di svuotare gli scaffali, assicurano dall'azienda, ma la via del razionamento si è resa necessaria per non accentuare le tensioni sui prezzi e tutelare i clienti soci.

È un caso finora isolato, ma che dice molto delle preoccupazioni di tutta la filiera dell'agroalimentare per la spesa al tempo della guerra: materie prime introvabili e benzina e bollette alle stelle mandano sottosopra coltivatori, allevatori, trasformatori, distributori e rivenditori.

E se già l'Istat a febbraio ha rilevato rincari del 4,2% sul cibo, ora Federdistribuzione stima che si salirà rapidamente di un paio di punti: «Finora la grande distribuzione è riuscita a contenere i prezzi - spiega Carlo Alberto Buttarelli, direttore dell'Ufficio studi e delle relazioni di filiera dell'associazione - ma non potrà farlo a lungo, le tensioni sono troppo forti sia sul cibo che sul packaging e i trasporti».

Scarseggia il pesce Il problema delle forniture finora si è visto solo sul mercato del pesce. È la conseguenza della protesta dei pescherecci, fermi da una settimana perché il prezzo del gasolio - che da solo vale il 50% dei costi per le aziende del settore - è triplicato in un anno.

Dunque, di prodotto fresco dalle coste italiane ne sta arrivando pochissimo, solo dalle piccole imprese che non aderiscono alla protesta o dagli allevamenti, e il prezzo è schizzato tra il 30 e il 40% in pochi giorni. Trend destinato a rientrare con la fine dello sciopero? Non è scontato, perché i pescherecci dovranno in qualche modo rientrare dal caro-gasolio e, verosimilmente, lo faranno alzando i prezzi.

Dagli allevamenti agli scaffali La guerra nell'Ucraina granaio d'Europa ha mandato gambe all'aria tutto il mercato dei cereali: il prezzo è aumentato del 50% in due settimane e ieri Kiev ha bloccato tutte le esportazioni, così come avevano fatto nei giorni scorsi Ungheria e Bulgaria.

«Con il blocco dei trasporti nel Mar Nero, l'unica alternativa è il passaggio via terra, ma Budapest sta ostacolando tutti anche sul piano logistico, è un Paese dell'Ue e non può farlo, Bruxelles deve intervenire», dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. Per i cereali quindi il problema è duplice: di prezzo (per la carenza di offerta e i costi di produzione) e di forniture. In alcuni casi, come per i biscotti fatti con l'olio di semi di girasole, bisognerà cercare ricette alternative.

Ma per zootecnia e agricoltura un piano B non esiste. Si procede mettendo pezze qua e là. Coldiretti annuncia di essere pronta ad aumentare la produzione italiana di 75 milioni di tonnellate di mais e grano a danno di altre colture, anche perché ora produrre cereali è conveniente, molti allevatori hanno già iniziato a razionare il mangime per gli animali.

Conseguenze? La prima: si rischia di dover macellare in anticipo suini e bovini, con buona pace degli standard qualitativi previsti dalle più importanti Dop. La seconda: aumenterà l'offerta di carne sui mercati, dando così un'altra spinta ai prezzi.

Le grandi paure Ecco perché al momento gli operatori assicurano che sono immotivate scene di panico come quelle delle scorse ore a Sassari, dove centinaia di persone, per colpa di un falso allarme rimbalzato da un telefonino all'altro, hanno dato l'assalto ai supermercati temendo che le scorte di cibo stessero per esaurirsi.

Il pericolo concreto è che l'aumento dei prezzi sfugga di mano: la spesa sta rincarando a ritmi che non si vedevano da mezzo secolo e continuerà a farlo finché il conflitto peserà sulle relazioni commerciali. «I consumatori se ne sono accorti subito, la spesa alimentare sta già rallentando», rileva Federdistribuzione .

2 - PER LE FAMIGLIE TORNA L'INCUBO DI BANCONI E SCAFFALI VUOTI: SUBITO MENO FRUTTA E VERDURA Francesco Bisozzi e Giusy Franzese per “il Messaggero”

Lo stop all'autotrasporto minaccia gli scaffali dei supermercati. In Italia l'85 per cento delle merci viaggia infatti su strada. Il pericolo è che la materia prima non arrivi più alle aziende alimentari che devono lavorarla.

Come se ne esce? Le imprese dell'industria alimentare spingono affinché durante lo sciopero del 19 marzo proclamato da Unatras, l'unione delle associazioni nazionali più rappresentative dell'autotrasporto, vengano previsti almeno dei corridoi speciali per il trasporto di prodotti alimentari deperibili e indispensabili per le famiglie.

A frenare i tir contribuiscono il balzo di 8 centesimi in una settimana per il prezzo della benzina, che è costata 1,953 euro al litro in media tra il 28 febbraio e 6 marzo, e l'impennata del costo del gasolio auto, arrivato a quota 1,829 euro al litro.

LA CRISI Il settore ha ottenuto a febbraio aiuti aggiuntivi per oltre 80 milioni di euro (decreto energia) che però non bastano a contenere gli effetti di un'emergenza che con la crisi in Ucraina si è aggravata ulteriormente.

In alcune Regioni, come la Sardegna, già si assiste a scene da lockdown, con i supermercati presi d'assalto dalle persone in preda al panico, code interminabili, carrelli che entrano vuoti e fuoriescono pieni fino all'orlo di prodotti alimentari.

Sembra di essere tornati indietro nel tempo, al marzo di due anni fa. Il problema, ha fatto notare in più di un'occasione Coldiretti, è che al momento non ci sono alternative al trasporto gommato, su cui viaggia la quasi totalità delle merci.

Risultato? Nel Lazio, per esempio, il blocco dei camion comporterebbe il fermo del Mof, il Mercato ortofrutticolo di Fondi, che rappresenta la piattaforma logistica agroalimentare più grande d'Italia, e la seconda in Europa, nella movimentazione e lavorazione delle materie prime.

Le ricadute nell'approvvigionamento dei mercati di riferimento e di servizi fondamentali per i cittadini sarebbero pesantissime. In Sicilia gli agricoltori devono far partire il raccolto già ordinato: i limoni in Germania, le arance in Svizzera, gli ortaggi in Olanda e Danimarca.

Insomma, il conto rischia di rivelarsi salato non solo per i consumatori finali ma anche per allevatori, agricoltori e pescatori. Le imprese della filiera agroalimentare già ora non riescono a coprire i costi legati ai rincari dei beni energetici, che nel giro di pochi mesi hanno prosciugato la poca liquidità rimasta in molte realtà.

«Il fermo dei Tir nei piazzali, se prolungato, potrebbe provocare carenza di scorte. Soprattutto alimentari. Ogni volta che c'è un fermo qualche problema c'è» dice Donatella Prampolini, vice presidente di Confcommercio e presidente nazionale di Fida-Confcommercio, la Federazione italiana dettaglianti alimentari. Di più.

«Dipende comunque dalla durata del fermo» continua Donatella Prampolini, «ad andare in sofferenza in particolare in questi casi sono i banchi del fresco, frutta e verdura principalmente. Si tratta di prodotti deperibili le cui consegne a volte sono anche plurigiornaliere. Gli altri comprati invece anche con un fermo di qualche giorno possono resistere senza grandi difficoltà».

Ma c'è anche chi getta acqua sul fuoco. Nessun allarme per ora in Federdistribuzione, l'organizzazione che rappresenta la grande distribuzione. Dalla pasta ai dolciumi, fino alle bevande e ai prodotti per la cura della casa e della persona, non sono previsti problemi di forniture. Le riserve dovrebbero bastare a superare il prossimo blocco dell'autotrasporto, spiegano da Federdistribuzione.

«Contiamo su stoccaggi rilevanti nei magazzini centrali. Non abbiamo segnali di criticità e non prevediamo problemi negli scaffali» dice Carlo Alberto Buttarelli, responsabile dell'ufficio studi della federazione. Ovviamente, anche per la grande distribuzione il discorso cambia nel caso di prodotti deperibili. Federdistribuzione comunque tiene a sottolineare che «condivide le richieste degli autotrasportatori al governo».