Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  marzo 11 Venerdì calendario

Periscopio

Salvini si è tolto la maglietta del putiniano per mettere quella del crocerossino con la disinvoltura di un bambino che cambia maschera di carnevale. Massimo Gramellini. Corsera.

I russi non si aspettavano certo di avere dagli ucraini le resistenze che stanno avendo. Se l’obiettivo principale di Putin era di catturare e magari uccidere il presidente Volodymyr Zelensky per sostituirlo con un governo fantoccio, con un’azione lampo nel giro di pochi giorni, per ora ha fallito. Domenico Rossi, già generale di corpo d’armata dell’Esercito Italiano, (Alessandra Ricciardi), ItaliaOggi.

Non lo pensavo proprio. Questa invasione dell’Ucraina ha unito e rafforzato l’Occidente: tutti stanno migliorando la loro difesa, ora sappiamo che abbiamo bisogno della Nato. La sinistra l’ha criticata per mezzo secolo, ma ora anche persone di sinistra come me dicono: sì, abbiamo bisogno della Nato. Ken Follett, romanziere inglese. Corsera.

Anche in Russia come a Berlino ai tempi di Hitler, il dittatore riceve le informazioni che gradisce ricevere e, quindi, ha una visione distorta e ottimistica delle situazioni sul campo. Peraltro, sono già entrati in linea i paracadutisti e le truppe d’assalto, esperti tutti nella guerra e nella guerriglia e pronti a combattere con determinazione e professionalità. Domenico Cacopardo. (ItaliaOggi).

L’Occidente (anzi, il mondo) sta dimostrando una compattezza straordinaria e del tutto imprevista. Le sanzioni inginocchiano la Russia fino al fallimento tecnico. Gli oligarchi sono respinti come appestati. La gente comune non può accedere ai consumi via Internet. Gli uomini d’affari, gli artisti, gli sportivi non possono andare in giro. Mentre la guerriglia Ucraina sarà tremenda e le migliaia di missili terra-aria e i razzi anticarro forniti a Zelesky dall’Occidente continueranno a uccidere soldati russi mandati a uccidere e a morire in una guerra sbagliata senza che le loro spoglie possano tornare a casa. Sarebbero troppe. Bruno Vespa. QN.

Negli anni ’70 soltanto le frange estreme gridavano le fesserie su temi come, oggi l’aggressione di Puntin alla Ucraina. Il sindacato non lo ha mai fatto. Bisognerebbe varare una moratoria alla demagogia. Bene ha fatto la Cisl e il Pd a rivendicare buonsenso. Marco Bentivogli già leader dei metalmeccanici Cisl, oggi leader di Base Italia. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

In Russia ci sono state soltanto due brevi parentesi di libertà politica: pochi mesi tra febbraio e ottobre del 1917, quando il governo era guidato dal laburista Aleksandr Fëdorovic Kerenskij, e i pochi anni di presidenza Eltsin, tra il colpo di stato fallito del Kgb nel luglio del 1991 e l’avvento di Putin, ex colonnello del Kgb, nel dicembre del 1999. Sono basi fragili per riconoscere alla Russia (una classica tirannia asiatica, già zarista, ex bolscevica) l’inverosimile «identità europea» che gli è stata attribuita da affaristi, complici e sicofanti, a cominciare dai nostri ex comunisti, neosovranisti, populisti e liberali burlesque. Diego Gabutti. (ItaliaOggi).

Hitler aveva ragione quando diceva che la Germania era stata umiliata al Trattato di Versailles? Sì, aveva ragione. E aveva ragione quando diceva che la Repubblica di Weimar era debole, ostaggio dii partiti frammentati e in preda a una crisi economica spaventosa? Sì, aveva ragione. Ed è vero che ha preso il potere legittimamente, arrivando alle elezioni del 5 marzo 1933 al 43,9% dei consensi? Sì, è vero. Ed è vero che ha poi risollevato l’economia tedesca? Sì, è vero. Ma anche se tutto questo è vero, non è giustificabile l’orrore che ha poi prodotto. Michele Brambilla. QN.

Il dissidente russo in carcere, Navalny, paragona l’Ucraina all’Afghanistan. Allora (1979) «quei rimbambiti della nomenklatura del Politburo, che si credevano geopolitici, decisero di inviare truppe in Afghanistan. Il risultato di questa decisione sono state centinaia di migliaia di vittime, e le conseguenze, sia noi russi che l’Afghanistan, non le abbiamo superate. Quell’emergenza è stata una delle ragioni chiave del collasso dell’Urss. Oggi combattere per la Russia, salvarla, significa combattere per la rimozione dal potere di Putin e dei suoi cleptocrati. La propaganda non è più sufficiente a questi anziani ladri. Vogliono il sangue. Vogliono spostare le figurine dei carri armati su una mappa di ostilità. Putin trascinerà l’Ucraina in una palude e la Russia pagherà un prezzo altissimo. Abbiamo tutto per uno sviluppo importante, dal petrolio a cittadini istruiti, ma non abbiamo la possibilità di una vita normale a causa delle menzogne, del fango, della guerra». Carlo Valentini. (ItaliaOggi).

Altro che Carnevale, diciamocelo pure, chiaro e tondo. Adesso la mascherina è un’altra. E non ci ha fatto ridere per niente, in questi due anni. Anzi, ha nascosto il nostro sorriso. Ed ecco che anche il Carnevale perde pian piano di senso. Fateci caso. A nessuno importa quasi più nulla di questa festa (ma si può ancora chiamare festa?), a parte le sfilate mirabolanti e spettacolari dei carri nelle città classiche dove il rito è tradizione e storia. È sfumato il gusto del Carnevale. Il termine «carnevale» deriva dal latino carnem levare, letteralmente «privarsi della carne», proprio a indicare l’ultimo banchetto che, come voleva la tradizione, si teneva il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri, ovvvero il Martedì Grasso. Giorgio Comaschi. QN.

Sono nato socialista, ho vissuto da socialista tra socialisti e morirò da socialista. Sono vissuto nella città, Genova, dove il Partito Socialista è nato (nel 1892) ho avuto in famiglia donne che, nell’entroterra ligure dei primi del Novecento, sono state infermiere, ostetriche, insegnanti, attiviste di quel socialismo che significava solamente “dare un’opportunità a chi non ne aveva” e in cui istruzione e assistenza sanitaria erano i capisaldi di un umanitarismo, ruvido e di buon senso, che conteneva il suo programma in un foglietto: “Far del bene alla gente, è tutto qui il socialismo, non c’è bisogno di altro”. Insomma: fine della povertà, dell’ignoranza e della sofferenza. Pagarono il conto formando un ventiduenne, lo zio Piero, che una mattina del ’44 si consegnò, giovane tenente passato alla resistenza, a un commando nazista per farsi prima torturare e poi fucilare, in cambio della vita dei cinquantatré abitanti della frazione di Chiusola (lo zio era nato il 25 aprile di 100 anni fa!). Luca Josi, Fondazione Belisario.org.

Non c’è nulla di così umiliante come vedere gli idioti riuscire nelle imprese in cui noi siamo falliti. Gustave Flaubert.

Il peggior nemico del dovere è il piacere. Roberto Gervaso, scrittore.